Capitolo 14

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Mi fissa con gli occhi sbarrati e mi trattengo dal mettermi le mani sulla bocca. Ho fatto un’enorme cazzata, ne sono consapevole.

“Scusa, scusa, scusa. Mi sono fatta prendere dal momento. Cioè ti amo sul serio ma non volevo dirtelo così, lo so che è presto e che…”

“Fede.”

“Che non stiamo insieme da tanto e avrei dovuto aspettare il momento giusto. Ora ti ho sicuramente messo paura o fretta non lo so” continuo a parlare a vanvera nonostante mi abbia interrotto.

“Federica... Ti amo anch’io”

“Spero tu non ti sia arrabbiato, magari non volevi una cosa seria e… aspetta cosa?” scoppia a ridere tenendosi lo stomaco e piegandosi su se stesso.

“Ehi smettila di ridere di me” gli tiro un pugno sul braccio e metto il broncio incrociando le braccia al petto.

“Sei carina quando sei preoccupata per qualcosa e prima hai fatto una faccia stupenda” dice ridacchiando mentre continuo a guardarlo male.

“Ah perché normalmente faccio schifo?” mi guarda sorridendo dolcemente e velocemente mi tira sulle sue gambe.

“Sei stupenda” reprimo un sorriso e gli circondo il collo con le braccia avvicinando la testa alla sua fino a far scontrare le nostre labbra; reagisce subito al tocco, come se stesse aspettando questa mossa da parte mia, e mi stringe forte a sé.

“Comunque, prima ho detto che ti amo” mormora leggermente affannato quando ci stacchiamo. Lo bacio di nuovo, con più passione, e da quando posso sentire la cosa non gli dispiace.

“Ti amo anch’io, Marcuzzo” gli scompiglio i capelli tirando qualche ciocca, cosa che lo fa letteralmente impazzire.

“Torniamo in hotel?”

“Perché?”

“Almeno ci stendiamo un po’” alza un sopracciglio come farmi intendere ciò che pensa veramente, ma voglio prendermi gioco di lui ancora per un po’.

“Ma io non sono stanca”.
“Neanche io infatti”.

“E allora perché vu-“ vengo interrotta dalle sue labbra che si poggiano sulle mie in un bacio disperato, non so se perché lo sto prendendo in giro o perché vuole tornare in hotel il più in fretta possibile. I miei pensieri si spostano ad altro quando sento la sua erezione premere contro una gamba.

“Ora possiamo tornare?"

“Sì”.
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“Smettila” ridacchio mentre Riccardo mi spinge contro il muro mordicchiandomi il collo.

“Siamo in mezzo al corridoio Riki” continua imperterrito a fare ciò che sta facendo e con una mano preme il pulsante dell’ascensore in modo che scenda. Si stacca solo per spingermi dentro l’ascensore e questa volta mi bacia, dopo aver selezionato il piano in cui c’è la nostra stanza.

“Non parli più eh” mormora contro il mio collo. Mi lascio scappare un gemito quando inizia a succhiare un lembo di pelle.

“Ricordami di non prendere mai più una camera all’ottavo piano” scoppio a ridere costringendolo a fermarsi.
“Cercherò di ricordarmene” dico e proprio in quel momento le porte dell’ascensore si aprono. Usciamo velocemente o per meglio dire, Riccardo mi trascina verso la nostra camera. Appena entriamo mi tolgo le scarpe e mi butto a peso morto sul letto.

“Stanca?”

“Non troppo.”

“Facciamo un bagno insieme?” alzo il busto facendo leva sui gomiti e lo guardo per capire se è serio o mi sta prendendo in giro. Quando capisco che è serio aggrotto leggermente le sopracciglia.

È l'amore che ci tiene in vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora