capitolo quarto

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April si portò alle labbra il ghiacciolo e nel farlo respirò un'intensa frescura che sapeva di menta.

Le sue narici si inebriarono di quella sensazione rigenerante: il freddo del ghiaccio unito all'aroma di menta formava un mix forte, aveva un gusto per nulla dolce e poteva anche risultare nauseante a chi non ne fosse particolarmente attratto.

Ma April era una dai sapori forti e particolari, un po' come le succedeva con la cannella.

Solo, che la cannella, nelle sue associazioni mentali, aveva indubbiamente il volto di suo padre. Il profumo freddo del ghiacciolo alla menta, invece, portava con sè le facce sorridenti delle sue amiche delle medie e i ricordi di lunghe passeggiate estive spensierate, dove l'unico pensiero angosciante era l'imminente ritorno a scuola, i compiti, le interrogazioni.

Le parve di rivederle le sue compagne con i loro ghiaccioli rosa alla fragola. Una volta aveva provato a convertirle a quelli alla menta ma i poveretti erano finiti gettati nel cestino, consumati nemmeno fino a metà.

Avevano circa dodici anni e al futuro non ci pensavano se non per gioco, quando fantasticavano sulle prime cotte o quando si domandavano come sarebbe stata la vita al liceo.

Erano pensieri trepidanti e speranzosi su un futuro non troppo lontano, e che comunque non appariva così tanto spaventoso.

Una fastidiosa sensazione appiccicaticcia alla mano la riportò alla realtà e subito si rese conto di esserci ricaduta di nuovo: si era smarrita nei meandri dei suoi ricordi e il sole, nonostante fosse inverno inoltrato, si era accanito contro il ghiacciolo, facendolo sciogliere miseramente.

Imprecò a bassa voce, mentre apriva maldestramente la borsa, usando l'unica mano libera per recuperare un fazzoletto.

Il suono di una risata soffocata accanto a lei la irritò alquanto, e la informò che non era sola.

Non che si fosse dimenticata di trovarsi con Charles, e di aver accettato quel suo strambo invito solo una ventina di minuti prima, sarebbe stato impossibile farlo, il solo pensiero della reazione di Nathan e Alyson se lo avessero saputo, le congelava il sangue nelle vene.

Il fatto era, che da quando si erano appostati su quella terrazza spoglia di cemento armato, il silenzio aveva regnato incontrastato, non una parola nè qualunque altro suono.

Erano rimasti lì, in quella parte rialzata di città che regalava un panorama mozzafiato e che permetteva di vedere il mare in lontananza, fermi a fissare il sole che ormai era quasi tramontato col cielo che cominciava già ad imbrunire sopra le loro teste.

Soli ma insieme, come alla ricerca di un valido motivo che giustificasse quella necessità di compagnia reciproca.

April si voltò a guardare Charles e lo trovò poggiato al parapetto della terrazza, gli occhi rivolti a lei e un ghigno stampato sulla faccia. Le sopracciglia di April si contrassero all'istante mentre appallottolava il fazzoletto e cercava di ignorare l'appiccicaticcio che le era rimasto sulle dita per colpa della sua testa tra le nuvole.

《Che hai da ridere?》Gli domandò piuttosto irritata, volgendo immediatamente gli occhi lontani dalla sua figura.

《Sembri una bambina che non sa mangiare!》Le rispose lui sorridendo, mentre April rimase spiazzata nel non trovare alcuna cattiveria nel suo tono ma solo un'innocente ironia che, le avrebbe persino strappato un sorriso se non fosse stata impegnata a mantenere un certo distacco di sicurezza.

《Mi ero solo distratta!》Si giustificò stizzita, affrettandosi a finire quel ghiacciolo che si stava liquefacendo, macchiando il cemento di goccioline scure che sparivano in fretta.

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