capitolo primo

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April sentì il sonno abbandonare lentamente il suo corpo, e decise di alzarsi per osservare un nuovo giorno farsi largo nella sua vita.

I raggi del sole, ormai alti in cielo, passavano attraverso le fessure della finestra illuminando l’intera stanza. Il colore panna delle pareti illuminava di luce riflessa i mobili che ornavano la camera, e il tepore dei termosifoni contrastava il freddo invernale proveniente da fuori.

La ragazza tirò i muscoli indolenziti dal riposo, e si alzò dal suo giaciglio caldo per dirigersi in salotto dove il suo telefono non smetteva di squillare.

Sbadigliò sonoramente afferrando l’apparecchio elettronico. 

《Pronto?》

《Signorina Levis, sono la segretaria del dottor Williams.》Disse una voce metallizzata e leggermente distorta al suo orecchio.

《Mi dica.》Disse April, sospirando.

《Mi scuso del disturbo ma il dottore ha insistito tanto perché io le ricordassi del vostro appuntamento di oggi.》Spiegò la donna.

La riccia alzò le spalle, e si grattò la nuca cercando un nesso logico all’informazione appena ricevuta. 

《Ok.》

La donna sghignazzò compiaciuta contro il microfono. 

《La prego di mantenere fede ai suoi impegni, il signor Williams tiene molto ai suoi pazienti e in particolar modo a lei.》
 
《Arrivederci e grazie per la telefonata.》Annuì rassegnata April.

La donna, con un ultimo saluto, chiuse la telefonata e la ragazza tornò in camera.

Aprì le finestre per cambiare l’aria della stanza, e appoggiandosi alla ringhiera rimase immobile ad ascoltare il caos di Rennes inghiottirla.

Chiuse gli occhi lasciandosi cullare dal vento e sentì la grande città parlare: prestando attenzione ai rumori, si poteva ancora sentire il lieve rantolare del barbone che cercava di dormire nell’angolo del quartiere più celato alle intemperie, e la musica elettronica del pub più vicino al suo appartamento, risuonare nell'aria.

Sorrise debolmente all’immensità che la circondava, dopodiché iniziò a sentirsi libera e fragile nel medesimo istante.

Ripensò a quando Chris, sdraiato sul tetto, le ripeteva che un giorno avrebbero visitato il mondo insieme, che le avrebbe fatto vedere anche la Luna se solo glielo avesse chiesto.

《Ti prometto che un giorno viaggeremo, io e te insieme. Mi prenderò cura di te, perché è questo che fanno le persone che si amano, ti farò conoscere le meraviglie del mondo, anche se qualcosa di più meraviglioso della mia ragazza non c’è.》

Erano inseparabili quasi come un filo e il suo aquilone, pronti a cambiare il mondo insieme. Immaginando che niente sarebbe stato capace di distruggere un legame così solido.

April sospirò profondamente e una lacrima le rigò il volto.

Avrebbe forse dovuto dimenticare tutto per provare ad andare avanti, accantonare il dolore e smettere d’incolparsi pensando che avrebbe potuto cambiare le cose. Eppure ogni qualvolta che chiudeva gli occhi, un ricordo prendeva il sopravvento e il suono della sua voce riusciva a cullarle i pensieri.

Come avrebbe potuto rinunciare a lui e a tutto quello che aveva fatto per lei?
Era come se avesse dovuto rinunciare al sole avendo paura del buio.

Un’altra lacrima scese, e in quel momento si sentì una bambina con un ginocchio sbucciato.

Non avrebbe più fatto entrare nessuno nel suo cuore solo per vederlo sparire di colpo, non un’altra volta.
Sarebbe stato più semplice sopravvivere, dimenticando la felicità e avvolgendosi d’illusioni che sapeva non si sarebbero mai realizzate.

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