capitolo ottavo

38 17 5
                                    

D'improvviso, seduta al suo banco come tutte le mattine, le mancò l'aria, si sentiva soffocare, come se qualcuno le stesse tappando il naso con un cuscino o, addirittura, come se la stessero annegando in una piscina; la testa cominciò a girare vorticosamente e un misto di emozioni, tra cui riuscì a distinguere ansia e angoscia, si mischiarono sino a creare un enorme mattone dentro ai polmoni. Si alzò di scatto dalla comoda sedia e corse fuori cercando di buttare dentro più aria possibile, ma sembrava che non ce ne fosse più. Gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime, brutti ricordi riaffiorarono dal più oscuro angolo della sua mente, pronti a peggiorare ulteriormente la situazione: April e Chris erano nel salotto di casa della ragazza, accoccolati sul divano bianco trapuntato.

《Voglio lasciare il lavoro.》Aveva sussurrato il ragazzo, come se l'oscurità gli avesse dato la sicurezza di cui aveva bisogno per dirlo ad alta voce.

《Okay. Puoi lasciare il lavoro.》Aveva bisbigliato April di rimando, assonnata.

Lui le aveva accarezzato la guancia, già rossa, mentre lei sentiva il suo respiro dietro al collo.

《Voglio fare qualcosa che conti. Come hai detto tu, quel pomeriggio.》

《Mmm.》Aveva risposto April, ormai mezza addormentata.

《Ma non l'avevo capito, prima d'ora.》

《Capito cosa?》La voce della ragazza si fece un po' più seria.

《Non si tratta solo di trovare la bellezza. Voglio fotografare tutto: felicità, tristezza, gioia, distruzione. Voglio raccontare storie con la mia macchina fotografica. Tu mi capisci April, vero? Ethel non capiva. Ma tu hai capito quanto l'obiettivo di una macchina fotografica, possa cambiare la visione del mondo.》

April si era girata per guardarlo. Gli aveva dato un bacio sulle labbra, e poi pima che il sonno avesse la meglio su di lei, gli aveva sussurrato:

《Certo che ti capisco.》

Ma non aveva davvero capito cosa intendesse, o fin dove si sarebbe spinto. Era stanca e tra le sue braccia, finalmente, proprio come aveva sognato tante volte. Qualunque cosa avesse detto in quel momento, lei sarebbe stata d'accordo.

Due giorni dopo, Chris lasciò il lavoro per iscriversi a un corso di fotografia, ovviamente. Mentre lui ed April continuavano a vedersi. Più tempo passavano insieme, più aumentava l'attrazione fisica; il semplice fatto di trovarsi l'uno tra le braccia dell'altra gli dava conforto, speranza, forza. Si spingevano contro i muri dei palazzi, coi mattoni che gli premevano contro la schiena mentre si baciavano, perché avevano bisogno di quel contatto. Facevano picnic al parco, con le bottiglie di succo di mela riempite di vino rosa, e poi rimanevano sdraiati vicini a inspirare l'odore di terriccio ed erba appena tagliata e di loro.

April ricordava di quel pomeriggio, quando la sua vita compì la prima svolta, che aspettava da quando aveva 5 anni, ovvero da quando aveva preso coscienza del fatto che le ragazze dovessero stare con dei ragazzi.

Era il 2 giugno, ultimo giorno di scuola, April era seduta sul muretto, scrostato dagli agenti atmosferici, aspettando che Chris arrivasse, con il cuore che batteva a mille.

Lei e Chris si erano visti per la prima volta, quella fatidica sera in piazza. Ma si erano conosciuti tramite Nathan, ad una festa organizzata da quest'ultimo. Appena i loro occhi si erano scontrati, i loro respiri si erano spezzati, e improvvisamente le loro menti si erano chiuse. C'erano solo loro due, e l'attrazione che provavano reciprocamente.

Quel giorno Chris uscì da casa con il solito cattivo umore, aveva di nuovo litigato con il padre, i capelli biondi svolazzavano nel vento e i suoi occhioni marroni erano incorniciati da degli occhiali da vista rotondi, che non usava spesso.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 21, 2019 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Ti regalo una lucciolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora