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Paolo e Jay


Paolo è pronto anche quella mattina.

Non sente più così forte il senso di colpa che ha provato nelle prime settimane dopo l'incidente di Mario: ne ha parlato per ore con Claudio e poi anche con lo stesso Mario ed entrambi lo hanno rassicurato. Tutti e tre in quella storia hanno una parte di colpa, ma il carico più grosso ce l'ha Jay anche se nessuno ha voglia di tirarlo in ballo e affrontare il discorso.

Mario ormai si sta riprendendo nel migliore dei modi anche se rimarrà in ospedale ancora per qualche settimana; poi dovrà affrontare un lungo periodo di riabilitazione, ma lui è uno e loro, gli amici, sono tanti e tutti si sono già resi disponibili ad aiutare Claudio e Mario per tutto il tempo necessario.

I medici sono ottimisti anche in merito al trauma vertebrale che rimane, di fatto, l'ultima incognita da sciogliere: devono solo aspettare gli esiti della TAC e della risonanza magnetica per poter stare finalmente tranquilli.

Paolo ha trovato una clinica specializzata sulle colline veronesi, appena fuori dalla città, immersa nel verde e nella tranquillità, ha un'ottima reputazione e un team medico all'avanguardia, ma per quanto si sforzino lui e Claudio non riescono a far quadrare i conti. La clinica è privata e nessuno di loro se la può permettere. Claudio non dice nulla a Mario, non vuole caricarlo di ulteriori pensieri e decide che faranno la spola tutti i giorni con l'ospedale: probabilmente i tempi si allungheranno, ma l'importante dopotutto è che Mario si rimetta in piedi e che stia bene. Settimana più,settimana meno, ormai non è poi così fondamentale.

*

Mentre Paolo prende le sue cose e sta per uscire qualcuno suona al citofono.

"Chi è?".

"Apri per favore!", dice la voce che sta giù in strada.

Paolo apre il portone e aspetta il suo ospite sul pianerottolo di casa.

"Che diavolo ci fai tu qui?", la rabbia che ancora sente verso quel giovane uomo che sta salendo le scale gli distorce la voce.

"Fammi entrare Paolo! Voglio solo parlare!", è Jay.

Entrano i casa e si siedono al bancone della cucina; Paolo lo guarda come si guarda un delinquente, circospetto, ma nello stesso tempo con disprezzo.

"Quindi?", chiede. Non è una domanda, è solo un modo per farlo parlare e per toglierselo dai piedi il più presto possibile. Averlo in casa sua, seduto nella sua cucina gli da il voltastomaco!

"Come sta Serpa?", nemmeno in quel momento Jay perde il suo solito tono sprezzante, degli altri, della vita in generale.

Paolo lo guarda e tace, la tensione sale e diventa palpabile, Jay non si sa per quale miracolo, capisce che è solo un ospite, indesiderato per giunta e che nulla gli è dovuto e quindi abbassa lo sguardo e in qualche modo si fa piccolo, anche la sua voce cambia timbro e registro.

"Per favore Paolo, dimmi come sta Mario...", alza la testa e guarda Paolo, il suo viso è una maschera, un misto di paura e dolore del tutto inusuale per lui.

Ma Paolo tace, si alza e si volta, prende due capsule di caffè e ne infila una nella macchinetta e la fa partire. Con calma prepara anche l'altra tazzina e poi le poggia entrambe sul bancone, prende il barattolo dello zucchero, lo apre e ne prende un cucchiaino e lo mette nel suo caffè e mescola senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi del suo ospite.

"Lo sai che sei una testa di cazzo, sì?", gli dice con calma.

Jay avvolge con le mani la tazzina bollente quasi a volersi riscaldare, guarda Paolo, vorrebbe dire tante cose, ma sta in silenzio: si rende conto forse per la prima volta nella sua vita, che qualsiasi parola dica è superflua. Porta la tazzina alle labbra e beve quel caffè tutto d'un fiato, lo sente scendere nell'esofago caldo, ma non gli è di conforto, il freddo che sente dentro ormai lo avvinghia da settimane...

Clario: storia di un amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora