Capitolo 6

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"Hai intenzione di parlarmi o no?"

Duncan alza lo sguardo dal punto in cui sta tirando fuori i vestiti puliti dal cesto, piegandoli per poi conservarli.

"Cosa ti aspetti che ti dica?"

Louis si aspettava uno degli eccessi di Duncan. Rabbia feroce e imprevedibile, o dolcezza da carie. Si aspettava un certo tipo di reazione al fatto che non solo Louis fosse rimasto al locale con Harry, ma avesse anche deciso di non tornare a casa. Non aveva avuto il coraggio di prendere una posizione del genere dalla loro prima litigata, e persino allora, non era stato niente in confronto alla sera prima.

Non c'era mai stato un... Harry. Non c'era mai stato qualcuno pronto a raccogliere i cocci e rassicurare Louis che avesse fatto la cosa giusta. Gli era sembrato un episodio epocale, e si aspettava più o meno lo stesso livello di dramma una volta tornato a casa. Quel silenzio è quasi peggio. La speranza di Louis è sempre stata che Duncan sembrava avesse paura di perderlo, che nonostante a volte andasse completamente fuori di testa ed esagerasse, sarebbe sempre stato disposto a farsi perdonare a modo suo.

Quel giorno Duncan ha passato metà del loro sabato insieme a fare strani lavoretti in giro per casa, mentre Louis l'ha osservato con la coda dell'occhio in attesa delle conseguenze, positive o negative che fossero. Non sono arrivate, e Louis sta andando fuori di testa. Così tanto che si è azzardato a chiedere spiegazioni, con un minimo accenno di sicurezza nella sua voce.

"Pensavo che avremmo parlato–" di ieri sera, finisce Louis nella sua testa, ma poi si rende conto di quanto sia ridicolo. Qualunque sia la conseguenza, non è solitamente una conversazione. No, servono due persone per quello. "Pensavo che magari avremmo potuto passare un po' di tempo insieme oggi," si corregge, "perché, lo sai, probabilmente domani dovrò andare a comprare degli inchiostri nuovi."

"Abbiamo passato del tempo insieme. Mi hai seguito per tutto il giorno come un cagnolino," dice Duncan, la bocca tirata verso l'alto in quel sorriso crudele e compiaciuto che fa sentire un vuoto allo stomaco di Louis, "cercando di farti perdonare per la tua piccola scenata di ieri sera."

"Non stavo–"

È sulla punta della lingua. Non stavo cercando di farmi perdonare un bel niente. Non c'è niente per cui debba farmi perdonare. Le mani di Duncan si sono fermate, e sta guardando Louis in attesa, le sopracciglia sollevate in un'espressione che esprime esattamente quel che precede qualsiasi forma di sfida. Louis inspira profondamente, e quando fa uscire quel respiro tremolante, lascia che l'irritazione si allontani allo stesso modo.

"Volevo solo stare con te. Come si deve." Louis sospira e fa scorrere le mani sul piumone davanti a sé.

"Forse saresti dovuto tornare a casa con me, allora," dice Duncan, sprezzante.

Quando Louis alza lo sguardo, Duncan sta tirando fuori la sua valigia nera da sotto il letto. Louis raddrizza la schiena, certo che i suoi capelli sembrino aver subito l'effetto di un elettroshock, ma non gliene importa niente.

"Vai da qualche parte?"

Duncan non si preoccupa nemmeno di alzare lo sguardo, mentre solleva la pila intera di vestiti piegati sulle lenzuola e li sistema ordinatamente nella valigia.

"Ho una conferenza."

"Ma non mi hai detto... sei appena tornato," Louis deglutisce rumorosamente, la paura che fa uscire la sua voce debole e agitata, "di certo avrebbero dovuto dirtelo prima."

He kissed my lips, I taste your mouth [Larry Stylinson || Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora