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{ GUSTAV

I fragili raggi solari primaverili entrarono attraverso la persiana della camera.


Era ancora presto, ma non avevo molto sonno. Guardai Alida, distesa al mio fianco, un braccio sotto al cuscino e il volto sereno coperto in parte dai lunghi capelli castani.


Ogni volta che la guardavo rimanevo incantato dalla sua bellezza. Volevo davvero rimanere lì, al suo fianco, abbracciarla e dormire insieme a lei. Ma il sonno mi aveva già abbandonato da tempo, così mi decisi ad alzarmi.


Indossai i boxer e andai in cucina. L'orologio al muro segnava le undici. Era molto strano.


Mi svegliavo sempre molto presto la mattina, solitamente per andare a correre.


Preparai il caffè e mi sedetti sull'isola della cucina per controllare i messaggi.


" Da : Adam


Per: Gustav


Smettila di fare il maritino del cazzo con quella figa svedese e fatti sentire. Andiamo all'Harvey Jacks stasera. "


"Da : Gustav


A : Adam


Quando ti trovi la ragazza, così mi lasci in pace una volta per tutte? Cristo Adam, non sono la tua puttana."


Risi per il mio stesso messaggio, che sicuramente non avrebbe fatto ridere il mio amico.


Il secondo messaggio era di mia madre.


" Da : Mamma


A : Gustav


Perché non rispondi mai a quel telefono, Göet? Ti chiamavo per ricordarti del pranzo di oggi. Per favore, questa volta puntale. Porta anche Alida magari. A dopo, mamma."


Non risposi a quel messaggio. Me ne ero completamente dimenticato. Ogni domenica io e i miei due fratelli ci riunivamo a casa di mamma e papà per il pranzo, più simile ad una riunione d'ufficio.


Odiavo la domenica.


Bevetti il mio caffè con calma, sapendo che avevo poco tempo per far uscire Alida e preparami.


Non le avrei chiesto di venire con me. Il pranzo con i miei non era certo una bella esperienza.


Tornai in camera e mi stesi al suo fianco. Le accarezzai il viso perfetto, guardandola mentre apriva gli occhi assonnati.


-Ehi.- pronunciò piano.


-Buongiorno.-


Mi sorrise dolcemente, accarezzandomi il viso ricoperto dalla leggera barba ruvida.


-Sei sveglio da molto?-


-No. C'è del caffè di là. Io vado a farmi una doccia, devo andare dai miei.-


-Potremmo farla insieme....- propose ammiccando.


-Per quanto sia allettante la tua proposta, devo proprio andare. Sono in ritardo, e lo sai , com'è mia madre quando si arrabbia.-


-Eccome se lo so.-


Fui grato che non mi chiese di essere invitata. Non mE la sentivo di portarla ancora con me a casa. Era qualcosa di troppo intimo e confidenziale persino per me.


Mamma e papà adoravano Alida, come tutti d'altronde. L'avevo conosciuta qualche mese prima. Era la figlia di un collega di papà, e l'avevo incontrata ad un briefing in azienda. Non lavorava per la ditta, ma aveva partecipato insieme alla madre e avevo avuto la splendida fortuna di fare la sua conoscenza.

Perdoname, madre (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora