Caffè

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 Quando lei si prepara il caffè  so già che dovrò aspettare una decina di minuti.

Perché per lei non è una bevanda, è praticamente un rito. E io tutte le volte resto a guardarla mentre è così concentrata, neanche stesse facendo un'operazione chirurgica.

Mette mezzo cucchiaino di zucchero nella tazzina. Poi ci versa il caffè, ci soffia sopra, e aggiunge la punta di un cucchiaino di zucchero. Aggiunge una goccia di latte (una volta gliene è scappato troppo e lo ha fatto bere a me, per il suo ha ricominciato da capo), e mescola, e poi un altro mezzo cucchiaino di zucchero, abbondante quando è più triste, scarso se è allegra. Soffia di nuovo, perché dev'essere caldo ma non bollente, mescola ancora e poi, solamente a questo punto, lo beve fino all'ultima goccia, soddisfatta.

Nei bar ordina il caffè solamente se le serve davvero, come quando non ha dormito e sta per addormentarsi in piedi, aspetta appena una decina di secondi per non scottarsi e poi lo butta giù amaro.

Lei sostiene che il caffè del bar è "solo strettamente necessario alla sopravvivenza, e non merita un rituale".

Mi ha raccontato che una volta ha provato a chiedere alla barista di aggiungere mezzo cucchiaino di zucchero all'inizio e quella l'ha guardata talmente male che la mia bimba ancora oggi le tiene il broncio.

Non ho potuto far altro che sorridere, e così faccio anche ora, mentre ripone il latte con aria solenne.

La domanda mi esce spontanea.

«Quando hai cominciato a berlo così?»

«Così come?»

«Con tutta questa... preparazione mistica.»

«Oh. Mi ha insegnato Filippo.»

Butta lì la risposta, come sperando che io non ci faccia caso. Ma sono troppo stupito per ignorarla.

«Tuo fratello? Davvero?»

«No, no, figurati, intendevo il principe.» dopo un mio sguardo più che eloquente sbuffa e riprende a parlare.

«Sì, mio fratello. Me lo fece così, quando... Una volta che sono stata male, sai, per distrarmi dai pensieri. In quel periodo non ci eravamo ancora persi, ma ci stavamo allontanando. E lui mi ha semplicemente fatta sedere, e si è preso cura di me, come ai vecchi tempi. Mi ha fatto stare subito meglio, forse... Forse è l'ultima cosa fatta da Filippo che mi abbia aiutato a stare bene. Perciò...»

Sorseggia il suo caffè lentamente e io non dico una parola, ma vorrei gridarne cento. Perché lo vedo quanto sta male. E vorrei rassicurarla, abbracciarla, coccolarla, ma non so come e perché mi ritrovo a sussurrare:

«Perché stavi male? Che cosa era successo?»

Mi guarda come a chiedermi "Ma sul serio?" e io mi maledico, temendo di essere andato troppo oltre, eppure, fortunatamente, lei sembra essere ancora relativamente calma.

«Quella volta... Mia madre ha avuto una ricaduta, temevamo stesse per morire»

È il suo tono di voce, ancora più di quello che dice, che mi fa intuire di avere esagerato. Mi alzo e vado ad abbracciarla. «Va tutto bene, ehy, tranquilla» le sussurro baciandole i capelli, e lei sta in silenzio ma annuisce, e mi abbraccia a sua volta.


Ha lasciato un fondo di caffè.



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Sono perfettamente consapevole che molti di voi avevano già chiamato i servizi segreti per capire se fossi morta, ma come ho scritto anche in bacheca, la scuola è cominciata ECCESSIVAMENTE FATICOSA. Vi rimborserò tutte le telefonate. :3

Fatemi capire che non mi odiate nonostante la mia assenza (o che invece avete cominciato a farlo :c), e come sempre ditemi che ne pensate di come sta continuando la storia, con un commento <3 

È rileggendo quelli degli altri capitoli che sono riuscita a costringermi a scriverne uno nuovo c:

Biscotti a tutti -3-

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