Rimorso?

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Mi risvegliai con un forte mal di testa, indossavo ancora gli abiti di ieri e la luce del sole iniziava a infastidirmi tanto da farmi alzare dal mio soffice letto e andare in cucina.
Mia mamma non c'era e come sempre avevo trovato una tazza di Caffè con biscotti e tartine sul tavolo della cucina.
Raccolsi il telecomando dal divano e accessi lo stereo iniziando a ricordare la serata precedente sulle note di Bad At Love di Ashley.
Non ricordavo molto di quella sera ma le parole di Dylan mi erano rimaste tatuate nella testa.
Sapevo di dover stare attenta, sapevo che il mondo di mia madre era tutto ciò che andava contro ogni mio principio di libertà, avevo anche pensato di andare via, lasciare tutti e tutto, cambiare vita, nome e indirizzo ma l'avrei delusa ancora, dopo tutto lei voleva il mio bene anche se in modo contorto, la capivo, era rimasta sola ed io ero l'unica parte di quella che si poteva definire famiglia."Mi avrebbe aiutato", fu questo a tormentarmi, come mi avrebbe aiutato e poi perché, in fondo non eravamo nulla, io non sapevo nulla di lui se non quello che ogni tanto riuscivo a capire dai suoi gesti e parole, anche se in modo confuso, avevo capito che tipo fosse. Eravamo due sconosciuti che avevano alcuni pensieri comuni e legati da un odio per un mondo troppo egoista, ma questo non ci rendeva niente, solo due persone tra tante e a me non dispiaceva, o forse si.
Indossai il mio top nero Adidas e dei leggins dello stesso colore, le cuffie nelle orecchie,il cellulare in un taschino e iniziai correre per il parco vicino a scuola per liberare la mia testolina da pensieri troppo pesanti.
Sin da piccola amavo lo sport e dovevo tutto a mio padre che come coach era il massimo.
-Vedo che ti sei ripresa molto facilmente-
Disse qualcuno alle mie spalle.
-Mi stai seguendo per caso-
Chiesi in tono ironico e come risposta ottenni un sonoro e illuminante silenzio.
-Come stai?-
Chiese con tono serio anche se con un sorriso sul volto.
-Bene, non era la mia prima sbronza, conosco i rischi e le conseguenze-
Dylan sorrise e continuò a farmi delle domande correndo al mio fianco. Indossava la tuta Adidas color grigia e i capelli erano spazzolati dal vento.
- Allora perché lo fai, scusa ma mi sembra stupido-
-Non ti facevo così responsabile O'Brien- lo guardai voltarsi verso di me e perdere il ritmo solo per un attimo -È un vizio, più mi arrabbio più bevo, so cosa porta ma è solo quando sento la vodka nel sangue che capisco cosa porta la libertà-
Dylan si fermò e si sedette su un campo d'erba con il fiatone.
-Profonda-
Lo guardai storto e con tono alto chiesi perché si era fermato.
-Tranquilla principessina, non sto muorendo sono solo troppo accaldato-
Voltai la testa verso la sua figura e in quel momento si sfilò la sua t-shirt grigia lasciando il torso nudo. Era davvero bello, meglio di un dio greco. Mi risvegliai dal mio stato di trans accompagnata dall'invito di sedermi al suo fianco.
-Perché non mi hai detto che Crystal è tua sorella?-
-Sorrellastra, prego- allungò il suo collo per guardare oltre e continuò - Non era importante saperlo-
- Bhe, Ieri sera, prima che Crystal ci interrompesse volevi dirmi qualcosa, giusto?!-
-Volevo si, adesso non serve-
-Come non serve , ma sei stupido, ora me lo dici-
Iniziai a infastidirmi, odiavo i segreti tanto più se mi riguardavano. Dylan si voltò verso di me e scoppiò in una rumorosa risata.
-Non ridere idiota-
Dylan sì avvicinò sempre di più, i nostri visi furono a pochi metri di distanza quando le sue mani si poggiarono sui miei fianchi e iniziò a farmi il solletico. Scoppiai a ridere, odiavo il solletico, era come un risata forzata ma in quel caso non lo fu. Supplicavo di smettere e quando mi diede ascolto si avvicinò al mio orecchio per sussurrare qualcosa.
- Ridere fa bene sai, e poi ti si addice-
Eravamo vicini, forse un po' troppo, Dylan avvicinò il suo viso al mio, solo pochi centimetri ci separavano e nella mia mente cominciavano a farsi strada pensieri su Dylan e sopratutto su Alex. Come potevo fargli questo, non volevo tradirlo ma il mio corpo non voleva fermarsi, voleva conoscere i suoi limiti. Dylan spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio accarezzando la guancia, ero sul punto di sbagliare, quando entrambi fummo richiamati dalle grida di Crystal.
Anche lei indossava una tuta ed era accompagnata da Tyler, Evan e Shelley. Mi allontanai subito da Dylan, mi ricomposi e andai verso i ragazzi lasciando Dylan pochi passi dietro di me.
Mi sentivo strana, non ero pentita anzi, forse ero delusa ma di certo non provavo rimorso.

"You deserve to be happy"💘/StydiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora