-Mamma dovrai ricominciarmi a parlare prima o poi-
La seguivo da una parte all'altra del salotto e lei continuava a ignorarmi, dopo la sfuriata di ieri a scuola ero decisa a far cambiare idea a mia madre.
-Mamma, ti prego fermati e parliamone.-
Ero dietro di lei quando si fermò di scatto portandomi a sbattere contro la sua spalla. Alzai lo sguardo e rimasi sorpresa, finalmente aveva ceduto.
-Domani partirai almeno che Dylan non compaia alla nostra porta e mi spieghi cosa è accaduto l'altra sera-
Okay, ormai era la fine, girai i tacchi e mi diressi verso le scale e mia madre verso la cucina.
La quiete era tornata e fu il suono del campanello a romperla ancora.
Dorotea andò ad aprire, apparve prima un grosso mazzo di rose rosse e successivamente la testa dell'unica persona che poteva salvarmi.
-Salve, cerco la signora Roden-
Mia madre corse verso la porta e accolse Dylan con un grande sorriso mentre io preferivo rimanere sulle scale a godermi lo scenario.
-Chiamami pure Lily , che piacere vederti-
-Il piacere è mio, queste sono per lei-
Continuava a fare il lecchino e continuò per tutta la serata fino a quando mia madre non decise di mettere fine a quello stupido teatrino e con solo tre parole mi rese la ragazza più felice del mondo.
-Certo, ti credo-
Iniziai a saltare e urlare dalla gioia, ma le mie urla richiamarono entrambi che si voltarono verso di me.
-Holland cara, non saluti Dylan-
Dylan sorrideva con aria soddisfatta ma io ero ancora troppo arrabbiata e di certo non dimenticavo facilmente.
-Madre, sono felice di vedere che credi a tutti tranne che alla tua stessa figlia-
Entrambi rimasero scioccati dalla mia risposta, io mi ricomposi e andai nella mia stanza chiudendo la porta alla mia spalle con forza.
Dopo qualche minuto qualcuno bussò alla mia porta.
-Non c'è nessuno-
Risposi urlando ma a quanto pare non aveva funzionato, Dylan entrò e iniziò a girare per la stanza quasi fosse una galleria d'arte.
-Hai un ottima talento! Intendo per la fotografia e vedo anche per la moda, diventerai come tua madre-
Continuava a parlare ma quando fu troppo scoppiai.
-Sentì smettila, io non sono mia madre non puoi mettere a posto tutto con delle semplice parole, con un mazzo di rose e il sorriso mozzafiato, credevo avessi capito-
-Mozzafiato eh?!- Continuava a girare per la stanza e stufa del suo gironzolare spensierato, mi alzai e lo bloccai proprio di fronte alla finestra.
-Ma mi ascolti quando parlo...sai secondo me tu ascolti e solo che fingi di non capire, poi sarei io la bambina giusto-
Il suo sguardo si fece serio e parlò con voce ferma.
-Senti ti ho già chiesto scusa okay, tua madre è contenta, Crystal anche perché non puoi passarci sopra-
-Perche?! Perché io mi fidavo, mi sono fidata quando mi hai detto che mi avresti aiutata-
-È quello che ho fatto, o sbaglio?!-
-Sbagli, tu non lo hai fatto per me ma per te stesso, per non sentirti in colpa-
Si avvicinò a me e urlò come non aveva mai fatto.
-Non è vero-
Mi imposi anch'io e urlai quasi quanto lui.
-Allora dimmi perché lo hai fatto, dimmelo e io ti perdonerò-
Rimase in silenzio così a lungo e finalmente, per la prima volta avevo capito che tipo di persona avevo di fronte.
-Critichi tanto gli altri e poi sei come loro, cerchi di fuggire ma in realtà non te ne vuoi andare per davvero,perché in fondo tu, tu caro mio, ci stai bene tra questa gente, ipocrita, falsa e vuota- pronunciai le ultime parole con disprezzo, sputando amaro veleno.
Dylan serrò i pugni e dopo qualche istante scoppiò.
-Smettila, smettila okay, tu non mi conosci, non sai chi sono-
-Certo che non lo so continui a cambiare faccia, prima sei dolce poi uno stronzo, prima sorridi poi ti arrabbi, sei peggio della luna-
-Zitta, cazzo zitta- mi bloccò per il braccio e lo strinse con violenza, per la prima volta provai paura nell'unico posto dove ero al sicuro, la mia stanza, il mio angolo. Rimasi ferma e quando Dylan si calmò lasciò la presa e mi chiese scusa con un leggero tono di voce.
-No, non ti scuso,va via ora-
-Holland, io...-
-Va via - dissi urlando e puntualizzando ogni parola. Dylan chinò il capo e uscì dalla stanza. Sapevo che era la mia unica occasione per rimanere, la mia unica chance di far felice mia madre e non deluderla, stare con lui, anche solo per finta la rendeva felice e cosa mi permetteva di farle ancora del male, l'avevo lasciata sola anni, le avevo sempre dato la colpa di tutto, di ogni tragedia, di ogni fallimento ma ora sapevo di dovermi prendere quello che era mio, responsabilità e colpe. Dylan non mi aveva facilitato le cose, ma quello che mi faceva stare male era il suo tradimento, e ancora non capivo il perché, mi ero fidata, dopo tanto avevo dato fiducia a qualcuno che non conoscevo per niente. Lui era diverso e in fondo, nel mio vuoto e colpevole cuore, lo sapevo, forse, forse io provavo qualcosa diverso dall'odio e non potevo fermarlo, fermare un sentimento che non conoscevo. Un emozione nuova, non potevo fermarla ma sapevo di poterla nasconderla.
STAI LEGGENDO
"You deserve to be happy"💘/Stydia
Fanfiction-Dylan, Dylan O'Brien, Capitano dei Tigers- Ecco finalmente conosceva il capitano. -Non hai risposto al perché?!- -Mi piace questa canzone.- -Davvero?! Questa è la tua risposta-