Passeggiata al parco

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Andrea- Passeggiata al parco


Tre mesi dopo


Oggi Giovanni ha la sua giornata di relax. Ormai ne stava parlando da un po'. Di un giorno in cui avrebbe potuto tagliarsi i capelli e avrebbe potuto fare tutte le cose che non ha potuto negli ultimi mesi.

Voleva andare con Federico e Luca così mi sono offerto volontario per tenere Guido tutta la giornata.

Non riesco a credere a quanto felice l'abbia reso questa offerta. Quando gli ho chiesto perché non aveva sollevato la questione prima, lui mi ha detto che si sentiva egoista per voler far qualcosa solo per sé stesso, qualcosa senza il bambino.

Ormai, dopo averlo visto con Guido per quattro mesi, non riesco a capire il perché pensi ancora di essere un cattivo padre.

Giovanni è un padre grandioso.

Gliel'ho detto e l'ho anche assicurato che è normale sentirsi claustrofobici dopo aver trascorso più di quattro mesi principalmente nello stesso posto.

Dopo mi ha abbracciato, ringraziandomi, dicendomi per la milionesima volta che non avrebbe saputo come fare senza di me, che non poteva immaginarsi la sua vita senza di me.

Sembra che, come suo amico, posso ricevere tutto l'affetto da lui, tutte quelle cose che ho sempre voluto e che non potevo avere quando ero il suo amante.

E, anche se mi fa male profondamente non poter avere entrambe le cose, l'affetto e l'aspetto fisico, se dovessi scegliere, non avrei nessun dubbio su cosa preferirei avere, sceglierei ciò che mi rende più felice.

Visto che non mi importa così tanto di stare nell'appartamento di Giorgio se non c'è Giovanni, perché anch'io a volte provo quella sensazione di claustrofobia lì dentro, decido di andare al solito bar per dare là la bottiglia di latte a Guido.

Quando entro, Mauricio mi guarda male. E' il modo in cui mi guarda sempre ultimamente.

Non ho ancora capito cosa abbia fatto di male. Anche le mance più cospicue non sembrano aiutare la situazione.

-Hay, Mauricio, posso avere un cappuccino e questa bottiglia di latte riscaldata per il signorino, per favore?- dico il più amichevolmente possibile, mettendo il biberon con il latte sul bancone.

Lui prende la bottiglia e si gira senza dire una parola. Stronzo.

Sorprendentemente, non mi sono ancora comodamente seduto con Guido sulla poltrona, quando Mauricio porta sia il cappuccino, sia il biberon. Mette la tazza sul tavolo e mi porge il biberon senza dire una parola.

Dopo aver sentito la temperatura, do il biberon a Guido e lui beve senza protestare. Trovo ancora divertente che Giovanni non riesca a fargli bere neanche una goccia dal biberon.

Funziona solo se siamo io o Giorgio. Ma, chi può incolpare Guido? Probabilmente sa esattamente che da quel papà il cibo esce da un meraviglioso contenitore.

Se fossi lui...no.

Non devo andare a finire lì.

Sopprimo il pensiero appena mi appare in testa. Sono diventato abbastanza bravo nel farlo. Come ho già detto, sono felice per il modo in cui la nostra relazione è ora e questo mi da la forza di governare i miei sentimenti, i bisogni che a volte si risvegliano ancora in me.

Forse un giorno se ne andranno via del tutto. Fino ad allora, devo solo ricordare a me stesso quanto male mi sentissi ai tempi in cui avevamo questa pazza... cosa, o qualunque cosa fosse, e questo pensiero mi sana da tutte le idee inappropriate che potrei avere.

Doveva essere solo una notte// CamperkillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora