CAPITOLO 51

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Leggete lo spazio autrice alla fine del capitolo, È IMPORTANTE.

Sono passati esattamente tre giorni. Tre giorni in cui ripetutamente scappo nel bagno di casa mia per calarmi le mutandine e controllare se risiede su di esse qualche liquido rossastro che segna l'imminente arrivo del ciclo. Per poi scoprire ogni volta che quando ho sentito scorrere era solo la mia impressione e che mi conviene aspettare ancora, ancora e ancora. Altri due giorni e, come prescritto sul foglio delle istruzioni, dovrò andare a fare il test di gravidanza. Mi butto esausta sul mio letto, prorompendo in un sospiro di frustrazione, dopo aver fatto l'ennesimo controllo.

Bussa il citofono di casa e non ho la più pallida idea di chi possa essere.

Agguanto il mio cuscino spiaccicandomelo in faccia e soffoco contro di esso un forte urlo. Dopotutto posso permettermelo, i miei genitori sono a lavoro, dunque ho la casa tutta per me.

Tante pareti da prendere a pugni e bicchieri da rompere per sfogare il mio nervosismo.

Il citofono bussa di nuovo obbligandomi a scendere dal letto per andare a controllare chi sia. ''Arrivo arrivo'' dico come se chi mi cerca possa sentirmi dietro il portoncino spesso. Una volta che ho finito di strisciare i piedi contro il pavimento, aprendo il portoncino, noto la figura del mio ragazzo, che come tanto tempo fa, ha deciso di presentarsi a casa mia senza il minimo preavviso. Alzo gli occhi al cielo per ciò.

''Qual buon vento ti porta qui?'' lo lascio entrare senza rivolgergli la minima occhiata. Non mi importa, dovrebbe comunque biasimare il mio stato d'animo.

''Emh.. vediamo -fa una breve pausa grattandosi il mento fingendo di pensare- forse il fatto che è da giorni che o mi rispondi male perché sei di cattivissimo umore, oppure mi ignori completamente'' mi rivolge infine uno sguardo divertito che mi sta a dimostrare che non è sul serio arrabbiato con me.

''Esageri. Sono solo tre giorni che mi comporto così. Tre giorni di ritardo del mio ciclo'' urlo facendo la finta isterica, spingendolo a tapparsi le orecchie.

''Non mi hai ancora detto che ci fai qui. Hai comprato il mio test di gravidanza? No perché il ciclo non è ancora arrivato''

Lo hai ripetuto mille volte Amber.

Zitta tu.

''Nessun test di gravidanza, perché non ne hai bisogno. Sono qui per aiutarti a rilassarti. Da bravo ragazzo che sono ho fatto alcune ricerche sulle vostre mestruazioni -fa una faccia disgustata prima di continuare- dice che se siete stressate il ritardo è la conseguenza. Dunque se vuoi che ti arrivi, devi imparare a calmarti ed a non pensarci assiduamente. Ci stai?'' abbozzo un sorriso sapendo che ha fatto delle ricerche appositamente per me. Mi mordicchio indecisa il labbro inferiore, poi, con un cenno del capo accetto e lo scorto al piano superiore.

''Bene, cosa proponi di fare per calmare i miei nervi tesi come le corde di un violino?'' mi guarda malizioso finché non mi volta le spalle e, con una padronanza indiscutibile, si dirige in bagno ed apre il rubinetto della vasca da bagno.

''Aspetta cosa? Non vorrai..'' non termino nemmeno la frase perché sta annuendo come un bimbo felice.

Oh no, no, no. Il bagno è una cosa troppo intima, da quando siamo arrivati a questo stadio della nostra relazione?

Forse da quando scopate come dei conigli ogni giorno, parlate allegramente di mestruazioni insieme e ti ha aiutata a comprare la pillola? Oppure da quando parlate dei vostri bisognini o di come tu ti depili?

''Ma nudi?'' chiedo innocente con una punta di timore sulla lingua.

''No, vai a prendere il costume.'' Oh. Se così stanno le cose. Mi affretto a dirigermi nella mia stanza ma mi blocca prendendomi per il polso e tirandomi indietro.

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