CAPITOLO 57

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Mi sveglio di soprassalto con la fronte imperlata di sudore. Immediatamente scatto con la schiena in avanti mettendomi a sedere. I vestiti della giornata precedente sono come incollati al mio corpo. Mi sento disgustosamente sporca e avverto il bisogno di farmi una doccia lunga e rinfrescante. Prima di appoggiare i piedi scalzi per terra mi guardo intorno esaminando a lungo la mia stanza. Non sembra esserci nessuna cosa fuori posto e il silenzio è così insolito.

Forse era solo un incubo?

Però quando finalmente faccio cigolare la porta aprendola, le urla che poco fa mi hanno fatto venire il batticuore, continuano incessanti e sempre più forti.

Come non detto.

M'impegno a chiudere la porta quanto più delicatamente è possibile per non farmi scoprire sveglia. Prima di ritornare a rifugiarmi nel mio letto do un'occhiata al mio riflesso nello specchio. Il trucco è ormai tutto sbavato e crea degli aloni circolari intorno agli occhi tanto da farmi sembrare un panda. I capelli lunghi sono spettinati e altri appiccicati alla mia fronte e vicino alle mie orecchie dove il sudore ha reclamato il suo dominio.

Due secondi dopo mi nascondo sotto la trapunta che mi copre fino alla testa. E' difficile respirare qui sotto, ma preferisco sentirmi al sicuro. Come quando da piccola mi nascondevo chissà da quale mostro immaginario; l'unica differenza è che ho compreso che i veri mostri sono le persone, e uno dei tanti vive nella mia stessa casa.

Drizzo le orecchie quando dopo un po' sento le voci cessare e un grande tonfo mi sta a significare che papà ha sbattuto il portoncino giù per andare a lavoro. Mi affaccio soltanto con la testa, ancora impaurita dalla situazione e mi accorgo dall'orologio appeso alla parete che sono le <8:15>, l'orario coincide.

Avverto il suono di passi dirigersi verso la mia stanza e mi nascondo di nuovo. La porta riprende a cigolare e la voce di mia madre scaccia via ogni mia preoccupazione.

''Se n'è andato a lavoro. Ieri è successo un bel casino, vero?''

E lo chiedi pure?

Annuisco senza avere le capacità di dire nulla, la colpa è ricaduta per la millesima volta su di lei, a maggior ragione perché stavolta ci ha protetti per tutto questo tempo.

''Mamma..io vi ho sentiti ieri sera, quando mi sono messa a letto. Stavate parlando di divorzio, tu..hai sul serio intenzione di lasciarlo?'' pronuncio con quel poco filo di voce che mi è rimasto, il resto è stato sprecato dai singhiozzi strazianti che mi sono usciti dalla bocca. La donna giovane con uno dei sorrisi più malinconici di sempre si siede sul mio stesso lettino e mi accarezza i capelli. I suoi occhi castani con ai lati qualche venatura rossa che si forma ogni qualvolta che lei piange, scrutano la mia espressione prima della sua risposta.

''Credo proprio che non ci sarà altra scelta Amber. Ho resistito per tutto questo tempo con lui, ma quando eravamo fidanzati mai avrei creduto che sarebbe stato capace di questo perché sua figlia gli ha nascosto di essere impegnata con un ragazzino della sua età. Hai sentito cosa mi ha detto, gliene sono uscite di tutti i colori dalla sua bocca. La discussione si è prolungata fino a notte fonda e ne ha dette molte pure sulla mia famiglia. Ha detto che non mi hanno educata bene, che di conseguenza non mi si addice il ruolo di madre..'' si ferma per asciugarsi una lacrima intenta a varcare il suo viso paffuto. Distolgo lo sguardo abbassandolo sulla cuticola che sto distruggendo. Mi sono ripromessa da piccola che nemmeno una sola volta avrei rivisto mia madre piangere. So che se la guardassi in questo momento la pena che provo nei suoi confronti annienterebbe ogni mia barriera di protezione e mi lascerebbe nuda, vulnerabile e debole. Il momento fortunatamente dura poco e ricomincio ad ascoltare le sue parole con attenzione.

''Non è una scelta che si fa su due piedi certo, non so nemmeno che fine faremmo. Stavolta potrebbe sul serio essere molto rischioso, farebbe in modo di cacciarci di casa e solo Dio sa come tireremmo avanti. Forse è questo il motivo per cui ho cercato di far rimanere la famiglia compatta. La paura di stare un giorno con il tetto sulle teste e il seguente buttati in mezzo alla strada. Scusa..probabilmente sei troppo piccola per capirlo'' fa un grosso respiro e si asciuga il sudore delle mani passandole sul jeans. Sul mio viso si forma un grosso cipiglio e ho tanta voglia di contraddirla per dirle che mi sento matura abbastanza per capire a pieno certi discorsi. Chi meglio di me potrebbe rendersene conto? Sono stata abituata sin dall'infanzia a questa incertezza sul campo economico.

''E' tutta colpa mia. Lo fate per me, sono stata in grado di sfasciare una famiglia'' gli occhi pizzicano minacciando di traboccare di lacrime da un momento all'altro. Ma non importa, voglio guardarla negli occhi quando risponderà a questo mio senso di colpa.

''No.. come ti salta in mente, stai tranquilla, non devi colpevolizzarti. Ce la caveremo, ci rimane vedere come andrà nei giorni seguenti. Tuo padre ha sbagliato, ricordatelo'' la sua voce trema più del mio labbro inferiore. Racimola tutti i suoi pezzi, si carica di tanta forza positiva e, con una spinta finale, si alza dal mio lettino traballante. Si trascina con sé fino alla porta tutti i problemi che si aggravano sulla sua schiena. La fermo prima che se ne vada.

''Papà cosa pensa di questa situazione quindi? Mi lascerà stare con Raul?'' improvvisamente si volta e mi dedica un sorriso rassicurante, annuendo subito dopo.

Una volta realizzata la nuova notizia racconto tutto al mio ragazzo per filo e per segno. Gli dico della reazione di mio padre, di quello che ha fatto a mia madre, della conversazione di stamattina e che la paura di farsi scoprire dall'uomo di casa oramai è passata. Ci sentiamo entrambi fortunati, sappiamo che poteva andarci peggio. Lo prendiamo come il nostro regalo di anniversario: la libertà di poter continuare a stare insieme. Fantastichiamo a lungo su quanto sarà bello camminare finalmente mano nella mano, scambiarsi effusioni quando si vuole, senza pensarci due volte, senza guardarsi in giro con il timore di qualche occhio indiscreto. Sogniamo ad occhi aperti, con la voce instabile, il momento in cui questo periodo brutto passerà e papà accetterà appieno la nostra coppia, tanto da far venire Raul alle feste di Natale, di Capodanno, di Pasqua. E magari col passare del tempo riporranno talmente fiducia in me da lasciarmi partire con lui per qualche settimana durante le feste estive. E potremmo dormire insieme, fare tanti falò di sera sulla spiaggia, fare il bagno di mezzanotte, vagare per le strade popolate del paesino turistico parlando del più e del meno. Mi sento un po' egoista a gioire in questo momento di crisi tra i miei genitori, ma scaccio subito via il pensiero perché adesso che sento di toccare il cielo con un dito, voglio godermi la sensazione.

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