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-Sophia,Sophia- avevo appena chiuso gli occhi, non era facile per me dormire,erano passati tre mesi dalla morte di nostra madre, la nostra vita si era sgretolata velocemente, ora eravamo state abbandonate al nostro destino... dopo la morte di mamma, papà non ha più voluto sapere di noi, i primi giorni restava sempre sulla tomba di mamma, stava sdraiato per ore in posizione fetale e non tornava mai a casa, poi aveva iniziato a tornare a casa tutte le sere ubriaco accompagnato da varie donne, non ci calcolava, sembrava che per lui noi non esistessimo più,a lavoro non andava mai e noi mangiavamo quello che trovavamo, e stata dura per noi riuscire a tranquillizzarci a vicenda senza l' appoggio di nessuno,ma poi qualche settimana fa papà era tornato a casa, era sobrio noi speravamo in un suo miglioramento, ci riunì intorno al tavolo di mogano che mamma tanto adorava, io ero affianco a lui

-ragazze,io...io vorrei che voi ve ne andaste-mentre parlava stava piangendo-non riesco a vivere con voi qui siete uguali a lei io con voi non posso respirare e farmi una vita, potete andare dal fratello di vostra madre, John vi tratterà come sue figlie,io mi dispiace,ma e l'unica soluzione per dimenticare l'accaduto...- si alzo dalla sedia che fece un rumore stridulo eravamo imbalsamate non sapevamo cosa dire, qualche  lacrima scendeva dalle guance delle mie sorelle, papa mise una busta sul tavolo con il simbolo dell' aeroporto e li capi che non era una proposta quello che ci aveva  detto ma era una cosa che avremmo dovuto fare...

-Sophie,Sophie svegliati-apri i mii occhi e mi trovai ad osservare le mie quattro  sorelle, mi stavano fissando -che succede?-  ho domandato - siamo arrivate devi allacciare le cinture di sicurezza- mi accorsi che nel finestrino si vedeva un po la città, mi allacciai la cintura e mi sistemai i capelli biondi che mi ricadevano sul viso,

-Sophie, pensi che staremo bene qui a New York ?-mi chiese Emma,era la più piccola aveva solo quindici  anni, era ancora all' inizio della sua vita e da adesso in poi nessuno gli e l'avrebbe rovinata,-stai tranquilla- gli rispose Mia, la mia gemella avevamo ventitre anni, non eravamo molto simili;  i capelli lei li aveva marroni chiaro, io avevo preso gli occhi di mamma  blu, invece lei li aveva verdi come quelli di papà. iniziai a respirare affannatamente, avevo l'asma dall'età di dieci anni -Sophie, calmati,prendi dai respira- mi aveva passato l'inalatore, dopo essermi calmata guardai la mia unica ragione di vita erano spaventate -tutto a posto,sapete odio gli aerei, mi sono fatta prendere dal panico-mentì, non volevo digli che avevo paura di quello che avremmo fatto d'ora in avanti, non conoscevamo zio john, la mamma ci diceva sempre che era un uomo generoso e intelligente,ma sempre molto impegnato e  aveva una figlia, era gentile quelle poche volte che gli avevamo  parlato al telefono, ma non vogliamo essere un peso,abbiamo deciso io e Mia  di lavorare e affittare un appartamento, continuavo a rimuginare su tutto, non ascoltavo le altre...

- signori passeggeri benvenuti a New York vi preghiamo di alzarvi dai vostri posti con calma  - l'hostess aveva parlato inutilmente perché tutti si accalcarono verso l'uscita come una massa di bufali, come dargli torto tutte queste ore su un aereo farebbero impazzire chiunque.

Noi uscimmo per ultime lentamente tutte immerse nei nostri pensieri, sulla  nuova vita che ci attendeva.

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