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Usciamo dallo stadio con tre borsoni colmi di soldi. Vedo Levi ancora scioccato da ciò che è appena successo. Gli tiro una leggera pacca sulla spalla. «è stato....wow!» Mima un esplosione. Entriamo nella limousine bianca che ci aspetta per poggiare i borsoni e partire. «Ma come facevi a sapere che avrebbe scelto il 55?» «Inganno mentale; qualche trucchetto.» Lo stuzzico facendolo diventare sempre più curioso. «Gli abbiamo mostrato la stessa persona e lo stesso numero per tutto il tempo: le candeline del lampadario dell'hotel erano a forma di 5, i manifestanti alla fiera avevano dei cartelloni con il numero 55, la tipa che si è fatto ieri sera aveva un tatuaggio che rappresentava due 5 al contrario, la canzone che ascoltava poco prima ripeteva 'femti', ovvero 55 in norvegese.» Dico fiero di me. «E come se non bastasse il giocatore numero 55 è Connie; il protagonista della partita di oggi.» Aggiungo. «Ma è fantastico. Ma se non avessi indovinato?» «Ci avrei riprovato fino a quando non avrei vinto.» Sorrido. «Sei matto!» Esclama. «Mike, all'aeroporto.» Dico all'autista prendendo 80 mila dollari dal borsone per consegnarli a Levi. «Partiamo?» Chiede apparentemente confuso. «Parti. Il tuo lavoro è finito.» Dico consegnando lui i soldi. «Come?» Chiede nuovamente con un groppo in gola. «Mi dispiace, arrivederci Ackerman.» Faccio fermare l'auto per poi uscire e dirigermi verso la macchina dietro insieme a Connie. Entro in macchina notando la figura di Levi andare sempre più in giù. Bisogna essere furbi, in questo gioco il cuore bisogna metterlo da parte.