(T/n) |Fine prima parte|

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Per godervi al meglio il capitolo vi consiglio di ascoltarvi la canzone, buona lettura. <3

(T/n)'s pov

Avevo paura.

Paura che fossi cambiato.

Paura che non mi volessi.

Paura che ti fossi dimenticato.

Sentivo l'angoscia salire ad ogni sbalzo della carrozza sulla strada sterrata che stavamo percorrendo per tornare al quartier generale.

Dentro di me vorticavano una miriade di emozioni contrastanti.

Io l'avrei rivisto.

Continuavo a ripetermi imperterrita nella mente. Erano mesi che facevo di quella frase il mio mantra, la mia ragione di andare avanti, il mio credo.

Fino a poco tempo prima non ne ero nemmeno sicura, ma in quel momento, gli ero così vicina che mi sembrava surreale poterlo finalmente rivedere.

Per tutti quei mesi lui era stato come una luce. La vedevo accendersi sopra di me. Provavo continuamente ad afferrarla, a raggiungerla, ma come tutti sappiamo, non si può. Così lo avevo vissuto. Come qualcosa di presente in modo perenne ma di irraggiungibile, inafferrabile.

In quel momento invece, potevo quasi sentire la mia mano che toccava quella luce, solleticandola e riscaldandola.

Me lo ricordavo ancora molto bene: bello, forte, serio e perennemente scorbutico...ma dopotutto lo amavo per questo.

Iniziarono poi ad assalirmi i dubbi negativi.

Pensai che dopo tutti quei mesi, forse mi aveva dimenticata o...che so io...che si fosse già innamorato di qualche altra donna. Dopotutto non ero uno schianto, potevo anche capirlo.

Eppure c'era qualcosa che mi diceva che sarebbe stato tutto come avevo sognato in quelle fredde notti invernali nel Wall Maria...dove l'unica libertà consentita erano l'immaginazione e il sogno.

Uno scossone più forte degli altri mi risvegliò dai miei pensieri poetici, ricordandomi bruscamente di avere una gamba rotta.

«se mi ha messa fuori gioco un gigante di legno...voglio vedere quelli veri» sbuffai infastidita e anche un po'imbarazzata ripensando al modo stupido con cui mi ero procurata quella frattura.

Si, mi ostinavo a voler camminare da sola. Volevo riprendermi il prima possibile.

Non volevo neanche immaginare Levi che mi sfotteva del modo in cui mi ero rotta la gamba. Risi di sottecchi.

«ecco, quel castello laggiù è il quartier generale» disse il capitano Erwin dopo una mezz'ora.

«alleluia» esclamai sollevata.

Isabel si girò improvvisamente dalla parte del finestrino. La guardai un po' notando un piccolo cristallo trasparente caderle sulla camicia arancione che portava. Sorrisi. Sapevo che stava cercando di dimostrarsi forte, non che ne avesse poi tutto questo bisogno, ma in quel momento la forza era proprio l'ultimo dei miei problemi.

In quel momento non mi interessava più. Avevo una così sfrenata voglia di togliere la mia maschera. Quella odiosa maschera che in quei lunghi mesi mi aveva permesso di trasmettere forza e calore a me stessa e a Isabel, stava ormai per scomparire.

I Will Find You •|LevixReader|•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora