2. Non sei neanche pagato

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Quando aveva avuto dodici anni, Adalrico aveva visto il suo secondo match di wrestling. Non che gliene importasse nulla, del wrestling, e non aveva certamente rinnegato il suo proposito di non vedere mai più un altro match in vita sua, ma si trovava a casa di un suo compagno di classe insieme a due amichetti fan sfegatati di questo sport e, per puro caso, erano finiti a vedere una puntata di WWE Smackdown.

Quando avevano acceso la televisione, la puntata era già iniziata da un po' e i commentatori avevano annunciato che il prossimo match sarebbe stato quello di un certo Kurt Angle (gli amichetti avevano detto ad Adalrico che si trattava di un campione olimpionico di lotta libera) contro un tale di nome "Undertaker".

Quando Kurt Angle era entrato, Adalrico aveva immediatamente sentito il bisogno di sbadigliare sonoramente: l'atleta non sembrava un granché, aveva la testa pelata, una faccia abbastanza comune e in quanto a muscoli somigliava a suo padre, per di più indossava una tutina nera, non particolarmente appariscente, decorata da sporadiche stelle.

Quando Undertaker era entrato, Adalrico aveva continuato a tenere la bocca aperta, ma non per sbadigliare.

L'arena si era di colpo fatta buia. Un rintocco di campana aveva squarciato l'oscurità, profondo e sordo. Un coro di voci flebili, come se fossero lontani, si era innalzato come vessillo di una realtà diversa, ben lontana da quello che Adalrico aveva sempre creduto che fosse il wrestling.

Le luci avevano simulato lampi nella notte, poi, insieme alla musica lenta e fatalmente solenne di un organo, era entrato un uomo alto e dai capelli lunghi che indossava uno spolverino di pelle nero e un cappello a falde larghe.

L'uomo aveva il volto in ombra, per via della tesa del cappello, e quel poco che si vedeva della sua faccia, ornata da un pizzetto e dai baffi, era serio e minaccioso.

L'uomo aveva il volto in ombra, per via della tesa del cappello, e quel poco che si vedeva della sua faccia, ornata da un pizzetto e dai baffi, era serio e minaccioso

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«Chi è questo?» Aveva domandato Adalrico, sporgendosi verso la televisione

«È Undertaker» gli aveva risposto il suo amico Giacomo, divertito «L'ha detto il commento, prima».

Adalrico avrebbe voluto allungare la mano per raggiungere lo schermo e attraversarlo, per sentire se quell'oscurità era fitta e reale come sembrava, se quella nebbia che ora si era levata nell'arena era gelida. Nei suoi cartoni preferiti c'erano sicuramente tanti personaggi fighi, ma nessuno sembrava figo come questo tizio. Perché non c'era un Undertaker in Dragonball? Perché non c'era un Undertaker fra gli allenatori di Pokémon? Adalrico non lo sapeva, ma pensava che fosse un autentico spreco che qualcosa di così palesemente figo fosse sprecato per uno sport così terribilmente inutile, invece di essere usato per qualcosa che contava, come i videogames e gli anime.

Quando Undertaker arrivò sul ring, Kurt Angle si fece da parte come se ne fosse intimidito e gli lasciò il tempo necessario per togliersi il lungo giubbotto e il cappello, cosa che egli fece con una lentezza spaventosa, mostrando il bianco degli occhi come uno strano e inquietante morto che cammina.

L'Ombra di un Cappello - 1. Non sei una superstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora