17. Non sei il cugino preferito

43 12 7
                                    

Più tardi, Adalrico si sedette davanti al suo portatile per giocare un po' a Dragonfable e, successivamente, leggere le e-mail. Ogni volta sperava che qualche promotion di wrestling più grossa lo avesse notato o che ci fossero lettere di misteriose ammiratrici che in qualche modo avevano ottenuto il suo indirizzo di posta elettronica. Inutile dire che le sue aspettative non erano mai realizzate e la sua casella era sempre piena di spam, lettere di persone che gli chiedevano di firmare petizioni, spam, catene di sant'Antonio che lo minacciavano di morte se non le avesse spedite a una miliardata di persone, spam.

Ma quel giorno, in mezzo al guazzabuglio di offerte di creme per il viso e di minacce apocalittiche, c'era una e-mail differente, il cui oggetto diceva "Caro cugino... sto arrivando!". Adalrico riconobbe immediatamente l'indirizzo da cui proveniva e la aprì senza timore di esserne fulminato.

"Caro cugino Rico

Qui a Forks piove pure quando da voi il cielo butta fiamme. Fa caldo in Italia, non è vero? Stavo pensando a te. E all'Italia. E siccome è estate ho deciso di venire a stare da te per un po', in vacanza. Mi manca il clima asciutto. Mio papà ha già chiamato il tuo papà ieri e lui si è detto d'accordo, ma ha anche aggiunto che non te lo avrebbe detto, così, per dispetto.

Così te lo dico io: vengo a stare in Italia per due settimane! Staremo insieme, sei contento? Io si. Sarò lì domani sera, probabilmente. Porto anche il mio gatto, Dracula, così può incontrare il tuo Kane e possono giocare insieme. Non preoccuparti, Drakey è buonissimo con gli altri gatti e anche con i cani e con i bambini, l'unica cosa che non sopporta sono... i vampiri!

Con affetto,

Belarda".

Adalrico rilesse il testo per due volte, poi si sfregò la barba, pensieroso. Aveva incontrato sua cugina Belarda solo una volta, qualche anno prima, e da allora si erano solo sporadicamente tenuti in contatto via e-mail, scambiandosi opinioni sul wrestling di cui entrambi erano appassionati. Se ne ricordava vagamente l'aspetto, quello di una ragazzina con i capelli castani e lunghi che vestiva sempre con tute da ginnastica troppo grandi per lei e che lanciava in giro figurine degli animali.

Non sapeva se avrebbe dovuto essere contento di quella invasione della sua vita da parte di un'altra femmina che si sarebbe sicuramente aggiunta al vociante assembramento di sorelle/madre/amiche della madre che ogni giorno invadevano prepotentemente la sua privacy di maschietto solitario e mai difeso dal padre.

Sospirando, chiuse il laptop: non aveva più voglia di leggere niente, così si alzò e uscì.

Il sole era così forte che l'intera città sembrava sbiancata. Adalrico inforcò gli occhiali da sole, sentendosi un gran figo.

Mentre camminava senza meta, cambiando immediatamente percezione di sé stesso e parendosi uno stupido ad andarsene in giro con quella temperatura da forno, con la coda dell'occhio vide un cane.

Il cane era un dobermann più chiaro del normale, più marrone e marrone scuro che nero e marrone, con le orecchie tagliate per star dritte come due antenne da cellulare.

"Non correre o ti inseguirà" Si disse Adalrico, che non aveva paura di tutti i cani, ma solo dei dobermann marroni "Se corri ti attaccherà attaccherà attacche...".

Il cane abbaiò. Adalrico si mise a correre, ma dopo poco si accorse che il cane non gli stava andando dietro e si voltò.

Il dobermann non poteva prenderlo, perché era tenuto al guinzaglio da una donna dalla pelle scura con i capelli cortissimi che fumava una sigaretta. La signora Alma Village.

L'Ombra di un Cappello - 1. Non sei una superstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora