12. Non sei fresco

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Dovette attendere più di un'ora perché la gente iniziasse ad uscire dalla palestra. Molti di loro avevano grandi sorrisi sul volto e si davano di gomito o discutevano di quello che avevano appena visto.

Adalrico se ne stava seduto sui gradini a guardare tutta questa gente felice che passava, con i suoi pensieri per la testa... pensieri come "mamma farà carriera più in fretta di me e non ci ha neanche provato" o "quella donna ha definito la mia federazione una topaia" o "ma perché mai non mi è piaciuto vincere il match". Fra tutti i suoi pensieri non c'era però traccia del sospetto che un grosso wrestler seduto sui gradini con l'aria di qualcuno che stava per svenire potesse attirare l'attenzione dei passanti.

Una ragazza gli si avvicinò. Era cicciottella, con una faccia simpatica e premurosa, lunghi capelli bruni liberi sulle spalle. Indossava una maglia di John Cena leggermente stinta.

Adalrico la vide avvicinarsi, ovviamente, ma pensò che non volesse affatto parlare con lui, che stesse per superarlo e per entrare nella palestra. Perché lei avrebbe dovuto voler parlare con lui, si chiese il ragazzo?

Però la ragazza si chinò a guardarlo e, con voce dolce, gli chiese qualcosa che lui non capì bene.

«Ehm... ciao» Rispose Adalrico, fingendo di avere un tono di voce ben più profondo di quello che già possedeva.

In realtà la voce di Adalrico era già profonda e virile, calda, perciò non aveva alcun bisogno di artefarla perché fosse affascinante, ma lui non sapeva quanto la sua voce fosse profonda, virile e calda. Quando abbassava il tono, fingendo di avere un vocione, sembrava vagamente un mostro, ma nella maggior parte dei casi dava l'idea di qualcuno con un brutto mal di gola o di un doppiatore di Gormiti.

«Allora, tutto bene?» Domandò la ragazza

«Ehm. Si»

«Sei sicuro? Sembri un po' strano»

«Ehm... si. Si, sicuro»

«Ah. Sei l'Avvoltoio, giusto?».

Adalrico la guardò per un istante, incuriosito. Chi altri poteva essere? Non di certo la controfigura dell'Avvoltoio.

«Si, sono io».

La ragazza gli sorrise e si allontanò.

Adalrico batté le palpebre due volte e si alzò solo quando vide in lontananza sua madre che usciva a braccetto con Andreas, circondata da cinque o sei persone che facevano battute. Tutti ridevano.

«Avvoltoio!» Gridò la signora Gianna Merlo, agitando un braccio «Vieni qui con noi!».

Adalrico obbedì come sempre e si avvicinò. Andreas, nonostante fosse molto più basso di lui, parve guardarlo da sotto in su, con un sogghigno gelido.

«Avvoltoio» Disse «Ci stavamo divertendo così tanto, io e tua madre. Lo sai, hai una mamma fantastica!».

Qualcuno fra le cinque o sei persone che li circondavano ridacchiò, ma Adalrico non ci trovò niente da ridere e si limitò a fissare malissimo quello che era ormai il suo più acerrimo nemico.

«Sembri arrabbiato» Commentò la signora Merlo «Che ti succede, Ad... Avvoltoio?»

«Niente» scandì il ragazzo, con una lentezza estrema quasi come il tono della sua voce, così basso da essere un rombo vibrante

«Vieni a mangiarti la pizza con noi, vero? Dai, andiamo! Ci facciamo una pizza dopo spettacolo, che dobbiamo festeggiare!»

«Già» si intromise Andreas «C'è molto da festeggiare, non è vero Ada... oh, scusa... Avvoltoio».

L'Ombra di un Cappello - 1. Non sei una superstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora