18. Non sei un apologista del nazismo

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Tiberio Cigna, cugino da parte di madre di Adalrico Merlo, era un teppista. Questa affermazione, che consigliamo a tutti voi di pronunciare con voce ferma ed evitando ogni forma di accento per non snaturare il concetto originale della frase, racchiudeva l'essenza stessa di Tiberio.

Aveva diciotto anni, era in perfetta salute, e il suo hobby principale era tormentare l'esistenza di qualunque forma vivente intorno a lui.

Non era empatico, o perlomeno non lo era con qualunque creatura la pensasse diversamente da lui, desiderando ardentemente di trasformare tutto il genere umano in tante copie di sé stesso.

All'apparenza era un ragazzo normale: capelli scuri e ricci, due fossette deliziose ai lati della faccia, gli occhi di un castano-verde che molte ragazze trovavano profondo ed espressivo. In realtà, sotto la maschera di simpatia, batteva il cuore di un nazista sterminatore.

Per comprendere meglio i sentimenti che il nostro povero Adalrico provava verso di lui, dobbiamo andare nel passato, a due anni prima, quando Tiberio era stato un grazioso sedicenne cocco di mamma invece che un grazioso diciottenne cocco di mamma.

La famiglia di Adalrico e quella di Tiberio si erano riunite in una graziosa villetta rustica di campagna per celebrare il Ferragosto (e i tre giorni a venire) ed era stato lì che, per la prima volta, Adalrico aveva capito che suo cugino era un mostro.

Non che prima non lo trovasse irritante. Non che prima non cercasse di evitarlo quando poteva.

Ma dopo quella convivenza forzata, il nostro amabile protagonista iniziò a rifuggirlo come il demonio.

Tiberio e Adalrico condividevano la stessa stanza, mentre tutte le ragazze (anche Tiberio aveva una sorellina, Marietta) avevano quella accanto. Mentre le femminucce si divertivano in un'infantile ricostruzione della battaglia di Waterloo con bambole e cavalli ritagliati di carta, Adalrico era rimasto in un angolo della stanza, cercando di leggere un romanzo di Stephen King, mentre Tiberio gli mostrava fotografie sul suo cellulare di armi da fuoco e di ferite procurate da svariati proiettili. Disgustato, Adalrico aveva gentilmente detto al ragazzo di non essere interessato a quella roba.

«Bah» Aveva replicato Tiberio, dopo essersi fatto una grassa risata «E tu saresti un adulto? I veri adulti gli piacciono le armi»

«Non è proprio così» replicò Adalrico, sulla difensiva «Molte persone preferiscono stare in pace e non vedere ferite di proiettili, tantomeno subirle o infliggerle»

«Si, le persone femmine!» Tiberio aveva riso di nuovo «Non i maschi! Devi dirlo che hai paura»
«Certo che ho paura delle armi da fuoco! Chi non ne avrebbe paura! Non puoi fermare un proiettile con le mani!»

«Ah! Fifone! Ahahahaha! Ehi!» il ragazzo era uscito dalla stanza correndo, con passo vagamente scoordinato «Lo sapete che Adalrico ha paura delle foto dei fucili? Vede le foto e sviene!»

«Davvero?» Avevano domandato le ragazze, da dentro la loro camera

«Si! Gli ho fatto vedere dei fucili e lui era tutto "ah ah oh, ho paura delle pistole cattive!"».

Era andato avanti per diversi minuti, poi era tornato in camera, ghignando e infilandosi il telefono in tasca

«Sei proprio un fifone, Ada. Ma almeno sei un maschio?»

«Certo che sono un maschio» aveva replicato Adalrico, stizzitissimo

«Ah ah, certo. Scommetto che sei anche un pacifista antiviolenza!»

«Non sono... io... sono un pacifista, è vero, ma sono anche un wrestler»

«Non puoi essere un pacifista e un wrestlé, i wrestlé si picchiano»

L'Ombra di un Cappello - 1. Non sei una superstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora