19. Non sei dalla parte del torto

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Ed ora, seduto insieme alla sua famiglia e cresciuto di altri tre o quattro centimetri, Tiberio sembrava promettere di essere ancora più molesto di quanto lo era stato in passato. Asia e Lorella sembravano in qualche modo essersi dimenticate di quanto il loro cugino fosse una creatura orribile, ma Adalrico non lo aveva scordato ed era deciso a proteggerle.

«Siedi con noi, Rico» Disse il signor Antonio, con un sorriso gioviale.

Il figlio si sedette a tavola, riluttante. Il gatto Kane entrò nella stanza, emettendo un miagolio trillante.

«Un gatto?» Domandò Tiberio, sorpreso «Pensavo che qui eravate tipi da cani»

«No» disse il padre di Adalrico «Abbiamo un gatto. Ce l'hanno regalato»

«Ma è stato vaccinato?»
«Certamente»

«Ho sentito dire che i gatti portano malattie letali»

«Non è vero» si intromise Adalrico «Sono perfettamente sicuri per gli esseri umani»
«Ah si? Un mio compagno di classe ha detto che sua cugina ha perso il bambino perché aveva un gatto»

«No... io non...» Adalrico scosse la testa «Balle. Bastano pochissime precauzioni igieniche perché avere un gatto sia completamente sicuro»

«Si, ma a che ti serve avere un gatto?»

«Fa compagnia»

«E non puoi trovarti una ragazza, per farti compagnia?» Tiberio ridacchiò «Oppure non riesci a trovartene una?»

«Mi stai insultando?»
«No. Lo chiedevo così, per chiedere. Fai ancora wrestling, vero?»

«Si, certo»
«Alle femmine non piace il wrestling. Non troverai mai una ragazza così»

«Non è vero! E poi ho tantissime colleghe!»

«Colleghe? Che fanno le wrestlé? Che roba! Io non uscirei mai con una muscolosa!».

Adalrico non replicò, rimase in silenzio e prese a guardarsi le mani, che aveva appoggiato sul tavolo, con le dita ben larghe. Cercò di memorizzare l'esatta disposizione di tutte le rughette sulle sue nocche, sperando che un simile esercizio mentale lo distraesse da tutte le stupidaggini che suo cugino stava dicendo.

Quando finalmente il pranzo fu servito, Adalrico poté concentrarsi sul sapore del cibo: le fettine di maiale giallognole erano assolutamente deliziose.

«Che strano colore» Commentò Tiberio «Siamo sicuri che si possano mangiare?»

«Certo» cinguettò contenta la signora Gianna Merlo «Hanno una ricopertura di curcuma, con un pizzico di zenzero e di paprica»

«Zia, non devi esagerare con queste. La cucina dell'Italia è buonissima anche senza questa roba che viene dall'India o da chissà quale altro posto strambo di carvernicoli... e poi chissà cosa può succedere se si mangiano queste cose! Non sappiamo niente!»

«Certo che lo sappiamo!» replicò stizzita la signora, tagliando con maestria la propria fettina di maiale «Fanno tutte molto bene alla salute! E poi la paprica è solo del peperone in polvere, è italiana al cento percento! Quanto alla curcuma, è un tesoro di benessere, una spezia con proprietà antiossidanti, depurative e anche antitumorali. Puoi stare tranquillo che non ti succederà niente di male»

«Zia, questo è quello che vogliono che tu pensi le lobby degli immigrati dell'India. E poi magari sono buone per gli indiani, ma per noi?»

«Sono ottime, ci sono degli studi»

«E indovina chi ha pubblicato questi studi? Le lobby degli immigrati dell'India».

Adalrico neanche sapeva cosa la parola "lobby" significasse, ma era più che certo che fossero un mucchio di balle. No, non doveva ascoltare il cugino! Non doveva fare il suo gioco e innervosirsi! Riabbassò lo sguardo, ma si accorsi di aver finito rabbiosamente di mangiare la carne senza neanche accorgersene e senza riuscire a gustarsela perché aveva dato troppa attenzione ai discorsi idioti di Tiberio...

L'Ombra di un Cappello - 1. Non sei una superstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora