III.

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"Jeon Jungkook è cosa?!" urlò Soomin, scattando in piedi dai tavolini di uno dei tanti bar del centro commerciale.

"Tornato. Con un figlio. Probabilmente è sposato e a stento mi ha riconosciuta. Sono cambiata così tanto in tre anni? Intendo si, ho cambiato colore di capelli e taglio ma non mi sembra di essere così tanto diversa. Forse sono dimagrita? O ingrassata? Dio, non potete dirmi che il mio ex torna dopo tre anni e mezzo e mi trova ingrassata!" divagò, gesticolando come era solita fare, alzando gli occhi al cielo ed a tratti urlando, facendo pentire a Soomin di averla costretta ad uscire quella domenica mattina.


"Yen Lee, hai intenzione di sparare cazzate per altri dieci minuti buoni o puoi continuare a divagare magari nei camerini di quel negozio che ti ho detto prima? Vorrei provarmi un vestito per la serata di beneficenza di sabato, sai?" rispose la castana, leggermente scocciata dai più di dieci minuti di soliloquio della sua amica.

Quest'ultima, dal canto suo, si limitò a farle una linguaccia, seguendola in un negozio decisamente troppo costoso, nel quale la castana iniziò ad improvvisarsi Barbara Palvin e la mora l'osservava ed a tratti si guardava attorno cercando qualche neurone che l'amica poteva aver all'occorrenza smarrito per strada.

Jeon Jungkook fu per più di quattro ore un ricordo lontano, come lo era stato fino a quella mattina, coperto dalle varie preoccupazioni per il lavoro, dalle commissioni da fare, dagli impegni da rispettare.

Molto spesso si dice che una buona compagnia è la cura ideale a molti dolori, e Yen a Soomin doveva tanto, anche in quel momento, anche non sapendolo, anche se costretta a provarsi scomodi abiti da sera, Yen sembrava non ricordarsi più del cuore che le stava per scoppiare nel petto, della rabbia tanto forte da farle tremare le mani, degli occhi sgranati a causa della presenza del castano davanti a lei.

A Soomin doveva quella guarigione momentanea, a qualcun altro quella che, fino a quella mattina, avrebbe definito come guarigione definitiva.


La noiosa suoneria dell'iPhone interruppe le risate quasi isteriche della castana, permettendo a Yen di rispondere al telefono.


"Tae! Sono al centro commerciale..Mh, okay, raggiungici qui, così magari mi dai un parere.. Okay, ti aspetto. Ti amo anche io. Ciao." borbottò il tutto sotto lo sguardo attento dell'amica la quale ogni due per tre si preoccupava di fare boccacce e versi di strozzamento.

Stavano insieme da più di un'anno e mezzo e, nonostante tutto il loro gruppo di amici si fosse abituato al rapporto agrodolce dei due, Soomin non poteva evitare di prendere in giro Yen sulla cosa.

Le due si conoscevano da anni, erano andate addirittura alle scuole elementari insieme, se c'era qualcuno che conosceva a meraviglia il carattere della mora era Soomin: lei sapeva di quanto poco propensa fosse l'amica a dimostrare affetto verso gli altri, di quanto rare fossero le sue effusioni, di quanto speciale potesse essere un suo abbraccio o una sua aperta dichiarazione; eppure, da quando Kim Taehyung era entrato nella sua vita, Yen sembrava mutata in una persona completamente diversa.

Taehyung era capace di tirare fuori da quella ragazza, le parole più dolci ed i gesti più smielati, l'assecondava in tutto e Soomin non riusciva davvero a comprendere se, la metà delle volte, Yen fingesse per assecondare l'uomo oppure se l'amore l'avesse davvero cambiata tanto.

Molte persone mutano completamente per amore, cambiano il loro modo di vestire, di comportarsi, di approcciarsi agli altri, cambiano il loro modo di vedere le cose e le persone, sarebbe stato possibile che, dopo gli avvenimenti che l'avevano coinvolta con Jungkook, Yen fosse decisa a tenersi stretta Taehyung il più possibile, per non restare sola, ma la castana conosceva la sua migliore amica meglio di così: conosceva la sua intraprendenza, la sua indipendenza, il suo carattere forte, la sua arguzia.

Per questo si chiedeva, ogni volta che vedeva l'affascinante giovane uomo, cosa ci fosse in lui, capace di cambiare la sua migliore amica in quel modo.


"Non la smetterai mai di dare contro alla mia relazione con Tae, vero?" mormorò la ragazza, alzando gli occhi al cielo per poi riportarli sull'amica.

"Non vi vado contro, il problema, e te l'ho detto più di una volta, è che siete..non so, strani? Non sono pienamente convinta che lui sia la persona giusta per te, Yen." rispose pacatamente la più grande, lo sguardo leggermente apprensivo.

"Ah, se lui non è la persona giusta per me, Soomin, non so davvero se mai incontrerò una persona che mi faccia stare altrettanto bene." mormorò Yen, di nuovo gli occhi grondanti di affetto ed il tono mieloso, trasformandosi nella versione di sé ad elevato indice di zuccheri.

Soomin fece appena in tempo a girare lo sguardo verso l'entrata del negozio per vedere la figura alta e proporzionata di Taehyung fare il suo ingresso come un perfetto modello, occhiali poggiati sulla punta del naso e giacca aperta, camicia bianca infilata dentro un paio di pantaloni neri.

Non degnò la castana nemmeno di un saluto, aprì direttamente le braccia per ricevere un caloroso (forse un po' troppo) abbraccio dalla sua fidanzata, seguito da una serie di baci e sciocche parole.

"Magari Yen, l'hai incontrato da più tempo di quanto pensi." mormorò Soomin, per poi dipingersi sul viso un sorriso sciocco ed andare a salutare l'uomo, appena tornato da una serie di conferenze in giro per l'Europa.

Forse, il modo in cui era cambiata la vita di Yen, dal momento in cui Jungkook l'aveva lasciata, poteva sembrare estremamente conveniente, idilliaco, un mondo da favola, ma la domanda da porsi era una ed una soltanto: in quell'idilliaca immagine di felicità ideale, la ragazza dai capelli scuri poteva dirsi realmente soddisfatta?





La felicità non è fare tutto ciò che si vuole, ma volere tutto ciò che si fa.

Frederich Nietzche.


Quella era una delle citazioni preferite di Soomin, l'aveva trovata per caso, leggendo il libro di filosofia occidentale di Yen. Ogni tanto le veniva da chiederle se fosse mai arrivata a quella frase, a quel capitolo, a quel filosofo, pensava di chiederle se condividesse quell'affermazione, poi l'osservava e si chiedeva chi era lei per mettersi così d'intralcio rispetto a qualcosa che faceva così bene alla sua migliore amica.

Sorrise e si avvicinò alla coppia, scambiando sorrisi cordiali e tranquilli, sorrisi incoscienti che, la vera felicità della mora si ritrovava, finalmente a pochi chilometri da lei.











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LO SO, FA SCHIFO, ma è un capitolo di passaggio, quindi è normale sia un po' così..

Detto ciò vado a nascondermi dalla vera Yen che, appena leggerà questa roba mi lancerà dei macigni contro.

Mi volatilizzo.

wild flower ;; j.jk.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora