VII.

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Nel preciso istante in cui Dain aveva lasciato la stanza per tornare a casa e mettere il bambino a dormire, il palco aveva iniziato a popolarsi di giovani ragazze, ognuna più bella della precedente, ognuna fasciata da un abito costoso e con un portamento più fiero e spavaldo della giovane donna di fianco a lei.

Con la coda nell'occhio, Jungkook intravide un fascio di luce grigia, risplendere nella parte più a sinistra del palco. Alla vista di Yen, visibilmente a disagio sotto gli occhi di tutta quella gente, il cuore del giovane fece un salto nel petto.

Sorrise a vederla lì, ferma ed in imbarazzo: nonostante ci fossero ragazze più truccate, con acconciature più particolari o che indossavano anche il doppio dei gioielli che lei aveva addosso, la sua figura pareva quasi eterea rispetto alle altre, risplendeva di luce propria.

Il caso volle che lei fosse la prima per la quale iniziare a fare offerte, uomini di ogni età iniziarono a sparare cifre casuali, sempre più alte e Jungkook si chiese dove fosse il paladino dai capelli grigi al quale Yen si era aggrappata con tutte le sue forze poco meno di un'ora prima.

Osservava il viso quasi spasentato della giovane cercare gli occhi di Taehyung nella sala, trovandolo, a pochi passi dalla porta, incurante della situazione mentre sbraitava al telefono con chissà chi.

Jungkook scosse la testa, decidendo di porre fine alla sofferenza della ragazza.

"13.000.000₩" urlò, perché l'uomo sul palco potesse sentirlo chiaramente, così come tutti gli uomini presenti nella sala.

Si ritrovò centinaia di paia di occhi puntati addosso, come se avesse fatto il più eclatante dei gesti.
Yen alzò lo sguardo, facendo incrociare i suoi occhi con quelli di Jungkook il quale sorrise tranquillo mentre la osservava scendere dal palco, per affiancarlo.

Gli si avvicinò con passi incerti e lo sguardo basso, non era il tipo che metteva facilmente da parte l'orgoglio, Jungkook lo sapeva bene, ma il silenzio della giovane valeva già come un ringraziamento; almeno non gli stava porgendo lo stesso sguardo freddo ed inespressivo che gli aveva riservato cira un'ora prima.


Jungkook sorrise, la conosceva abbastanza bene da sapere che quel silenzio e quel modo di comportarsi erano un modo per ringraziarlo senza ferire troppo il suo orgoglio.

"Dai, Yen, è solo un ballo, penso che tu possa sopravvivere." disse in una risata sommessa, guadagnandosi un'occhiataccia omicida da parta della ragazza.

Jungkook era evidentemente più alto di lei, nonostante portasse un paio di scarpe dal tacco vertiginoso, nonché tremendamente scomode.

"Ah, non è per te, è che non ballo lenti da una vita." la risposta di Yen non tardò ad arrivare, lasciando il castano leggermente interdetto, era la prima vera frase che gli rivolgeva dal suo ritorno a Busan.

"Beh, sei sempre stata la regina dell'improvvisazione, dico bene?"

Yen gli rivolse uno sguardo divertito e complice: si, lo era. Era sempre stata brava a mettere un punto alle situazioni più strampalate semplicemente grazie a varie soluzioni fornitole dal suo ingegno.

"Puoi scommetterci, Jungkook, puoi scommetterci." gli sorrise e per un attimo sembrò che la loro relazione fosse tornata alla calma ed alla serenità degli anni precedenti.

Prima che essere amanti, di essere legati da amore e passione, c'era una forte amicizia ad averli avvicinati, ad aver creato quell'affinità che chiunque li vedesse era capace di invidiargli, la stessa che, nonostante la lontananza ed i fraintendimenti faceva si che si comportassero come due normali amici di vecchia data.

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