Dopo quel bacio Yen scappò.
Uscì da quell'ufficio con la stessa espressione rigida di quando era entrata, sfidando chiunque con lo sguardo.
Le labbra più gonfie del solito e gli occhi lucidi, però, la tradirono.
Non all'interno dell'azienda, la tradirono a casa, davanti allo specchio, osservando la persona che Jungkook aveva fatto saltare fuori.Gentili lacrime di colpevolezza le accarezzarono la curva morbida delle guance, fino a sfiorarle le labbra.
Quello specchio era lì e le ricordava che tutte le sue insicurezze erano rimaste esattamente dove le aveva lasciate, accantonate a prendere polvere in un angolino del suo cervello, pronte a saltar fuori al primo passo falso.
Ed il passo falso era appena stato commesso.Non era nemmeno capace di colpevolizzare Jungkook, d'altronde lui aveva la sua bella fetta di doveri a cui avrebbe dovuto far fronte.
"Le cose si fanno in due" mormorò, sfiorandosi le labbra, tremanti dal pianto e scosse dai singhiozzi."Sai come mi sento quando ti bacio?"
il castano aveva il viso rivolto verso il sole, un sorriso a trentadue denti gli addolciva i tratti del volto, gli occhi chiusi in pieno relax."Mi sento come se tutte le cose brutte della vita andassero via da me, come se ogni problema o preoccupazione passasse in secondo piano.
Mi sento come se la realtà fosse vicina ma meno pesante di come lo sarebbe senza le tue labbra che sfiorano le mie."Yen lo guardò, gli occhi spalancati dalla sorpresa ed il cuore che palpitava nel petto come mai aveva fatto prima.
"Non capirò mai come fai anche solo a pensare che la tua esistenza possa essere migliore, grazie a me, Jungkook. Non avresti problemi con tuo padre, se non fosse a causa mia."
"Non sarei nemmeno vivo, se non fosse a causa tua."
Il respiro della ramata si congelò, il petto divenne improvvisamente pesante e l'aria sembrava non essere più abbastanza per sopperire al suo bisogno di ossigeno.
"Cosa-"
"Yen, non è un mistero. La mia infelicità, intendo. Avrò un totale di tre amici sinceri, ma nessuno di essi, fino ad oggi, è stato abbastanza da portarmi a pensare «quanto egoista sei, Jeon Jungkook, non puoi lasciarlo così» ma con te...il solo pensiero di averti lontana mi lacera, se siamo separati conto le ore che mi separano dal poterti stringere ancora una volta. Non riuscirei a pensare di farti del male in questo modo. Non potrei mai essere così crudele."E se quei momenti non furono un roller coaster di emozioni, Yen davvero non sapeva cosa sarebbe potuto esserlo.
Sorrise, trattenendo le lacrime, si mise a cavalcioni sul grembo del maggiore , e stingendo il suo viso tra le mani, lo baciò, con tutto l'affetto e la passione del primo amore."Hai detto che il solo pensiero di lasciarmi per una giornata ti faceva del male..." mormorò, stesa sul letto, la stanchezza dei due giorni appena trascorsi a pesarle sulle fragili spalle.
"Hai detto che baciarmi ti faceva vivere la realtà con più leggerezza..." un sospiro, il petto sempre più pesante.
"ma non hai avuto problemi a lasciarmi in seguito, a farmi del male come avevi detto non avresti mai fatto, a rovinare il mio passato ed ora il mio presente. Che cosa vuoi da me, Jungkook?" urlò, urlò al massimo delle sue capacità, contro lo specchio posto davanti al letto.
I suoi pensieri andarono a Taehyung, dal quale non aveva più notizie da ore.
Non si era nemmeno degnata di assicurarsi se stesse bene, cosa stesse facendo o dove fosse.
Si sentiva orribile ma non aveva la forza per ricordare dove aveva lanciato il telefono l'ultima volta.Si addormentò così, tra le lacrime e con il sole che illuminava soavemente quella vuota stanza da letto.
Dall'altro capo della città, Jungkook era appena rientrato in casa, un bicchiere di vino in mano e lo sguardo perso ad osservare un punto indefinito della stanza.
Cercò di rielaborare gli avvenimenti delle ore precedenti, provando a trovare un senso logico a tutti i sentimenti contrastanti della sera precedente.Ricordi di giorni passati in cui la loro relazione pareva essere quasi voluta dal destino gli balzarono alla mente, facendo si che una sorta di peso gli si accomunasse sul petto.
Nel momento in cui Dain e Jiwon entrarono nella stanza, rompendo il silenzio in cui parevano quasi diventare tangibili i suoi pensieri, Jungkook dovette posare il bicchiere di vino e mettere da parte tutti i ricordi che gli si erano affollati in testa.
"Papà, papà.."
E lì qualcosa parve spezzarsi.