XIII.

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Fuoco.

Ciò che sentiva Yen contro le labbra, sotto la pelle, nelle vene, era fuoco. Tizzoni bollenti che le accarezzavano i sensi in una maniera che non ricordava essere possibile.

Il cuore le batteva furioso contro il petto, risvegliato da un torpore che le era sembrato eterno.

Jungkook muoveva le labbra contro le sue con una disperazione lacerante, disperazione che aveva annebbiato la mente ed il buon senso della giovane dai capelli ramati, costringendola a spingersi contro quel corpo etereo con la stessa identica voracità.

Le mani della ramata erano avvinghiate alle spalle massicce del maggiore, strette a lui come se non vi fosse altro appiglio sicuro al mondo.
La cravatta di Jungkook venne slacciata, i primi bottoni della camicia aperti, i capelli scompigliati.

Se un uragano fosse passato in quel momento, in quello stesso piccolo studio, i due non ci avrebbero fatto caso: in quel momento non esisteva nessun altro al mondo.

Una lacrima solcò le guance di Yen, poi un'altra ed un'altra ancora, facendo sì che le loro labbra sapessero di sale e di quella stessa lacerante tristezza trattenuta per troppo tempo.
In quell'istante Jungkook si separò lentamente dalla giovane, quel bacio aveva assunto il sapore del sale, c'era qualcosa che non andava.


La giovane abbassò lo sguardo, cercava di tenere alla larga da sé la consapevolezza dell'errore, sapeva che prima o poi sarebbe arrivata, ma non era pronta perché la realtà la schiaffeggiasse violentemente ancora una volta.

"Yen..." il nome uscì dalle labbra di Jungkook in un delicato sussurro, quasi come avesse difronte ai suoi occhi non la donna indipendente e sicura di sé del presente ma, la ragazzina insicura e fragile del passato.

Altre poche immagini di una giovane Yen piangente gli ritornarono in mente, scorrendo languide in un film che avrebbe preferito non rivedere.

"È sbagliato.." mormorò semplicemente lei, lo sguardo fisso sulle loro dita ancora incrociate.
La consapevolezza era chiara nella sua voce, ciò nonostante quelle sottili gambe, fasciate dalla gonna a tubino ormai spiegazzata, non sembravano volersi muovere per dirigersi lontane da quel posto, lontane da qualsiasi tentazione che Jungkook potesse simboleggiare.

"Sbagliato?" fu la sola cosa che Jungkook fu capace di dire, non era mai stato bravo a gestire i rifiuti.

"Jungkook, abbiamo tutto da perdere e, sinceramente non so quanto ne valga la pena per un amore che è orami tramontato. Sii obbiettivo,tutto questo, adesso, a cosa ci serve? Non soffriremo ancora di più comportandoci come se fossimo ancora due adolescenti innamorati?"
E due silenziose lacrime tracciarono il percorso lungo la guancia, lasciando dietro di se una scia di umida rassegnazione.

"Non smetti mai di essere ciò che sei stata, Yen. Cambi, migliori, cresci, ma non puoi ignorare il passato. Se è davvero così sbagliato, se il tuo risentimento è talmente tanto forte da farti scoppiare in lacrime, allora perché sei ancora qui? Perché non sei uscita dall'ufficio appena ne hai avuto la possibilità?" una sorta di tranquilla rassegnazione aveva pervaso il petto di Jungkook, prendendo il posto del calore che l'aveva animato fino a poco prima.

Yen rimase interdetta, il respiro mozzato, lo sguardo fisso nelle iridi color petrolio del giovane uomo davanti a lei.
Quanto ne valeva la pena? Quanto era giusto seguire il proprio cuore in una situazione in cui entrambi avevano il loro futuro in bilico sulla lama di un coltello?

Ma se era vero che entrambi avevano da perdere più di quanto potessero effettivamente permettersi, era anche vero che nessuno dei due sembrava intenzionato a rinunciare a quel vortice di emozioni travolgenti.

"In fondo non lo vuoi, Yen. Lo so che, in fondo, non vuoi cancellare tutto questo." le mani di Jungkook si spostarono sul viso della ragazza, accarezzandone la pelle morbida, sfiorandola con la consapevolezza che quella sarebbe potuta essere l'ultima volta in cui gli sarebbe stato concesso un gesto simile.

Con sua grande sorpresa, tuttavia, Yen si abbandonò a quel leggero contatto, le lacrime che minacciavano di uscire ancora una volta.
Si maledisse per quell'eccesso di emotività: stava rendendo tutto più complesso, ancora una volta.

"Jungkook?" mormorò, piano, gli occhi chiusi un groppo in gola che quasi sembrava impedirle di respirare, il peso della domanda che stava per essere posta le bruciava nel petto, mettendole addosso più ansia di quanto non ne avesse già.

L'uomo mormorò in assenzo, facendole capire che qualsiasi cosa avesse detto gli sarebbe andata bene.
Guardò il modo in cui le ciocche disordinate lasciate fuori dalla coda altra, le ricadessero delicatamente sul viso, incorniciando quel viso delicato.
La guardò come se la vedesse per la prima volta, la sfiorò come se fosse la prima volta, rimanendo meravigliato, esattamente come la prima volta, da quanta pace riuscisse a trasmettergli quell'esile figura che di pace ne aveva avuta troppo poca.

Yen inspirò, gonfiando il petto d'aria, cercando di convincersi che, qualsiasi cosa avrebbe risposto Jungkook le sarebbe andata bene.

"Mi ami ancora, Jungkook?"

Il castano davanti a lei risucchiò un respiro con un suono che parve quasi un sibilo.
L'amava ancora?

La conversazione con Hoseok gli ritornò alla mente, le parole dell'amico risuonarono in testa come se qualcuno gliele avesse appena urlate all'orecchio.

"L'amore, quello vero, non termina, Jungkook. Si attenua, resta quiescente. È come quando scuoti una bottiglia di soda, la vedrai gonfiarsi e scoppiare non appena qualcuno oserà togliervi il tappo.
Non smetti di amare: o ami per sempre o non hai mai amato."

Il cuore del castano tremò sotto il peso di quella realizzazione che, ne era certo, avrebbe avuto conseguenze sulla sua vita, conseguenze che forse non era pronto ad affrontare.
Osservò Yen ancora una volta e cercò nei suoi occhi delle motivazioni valide per lasciarla andare, motivazioni forti, che mettessero in discussione il suo egoismo, ma non ne trovò.

Trovò quei sentimenti quiescenti che, più durevole era il contatto, più sembravano pronti ad esplodere, come quei vulcani che restano spenti per anni, solo per esplodere nel momento in cui nessuno si sarebbe mai aspettato lo facessero.

Il pollice della sua mano accarezzò leggermente la guancia della giovane e la risposta parve chiara come non lo era mai stata.

"Non ho mai smesso di amarti, Yen."

wild flower ;; j.jk.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora