Cap. 1 - Le Rose Più Belle del Giardino

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«Ricordati, dobbiamo acquistare altre provviste per rifornire la dispensa e dei preservativi. Mio Dio, finiscono subito».
Alle mie spalle sentii uno sbuffo pesante, mi girai ad osservare Armin che stava soccombendo sotto il peso delle scatole di cibo.
Il giovane dai capelli chiarissimi e gli occhi cerulei mi guardò quasi supplicando in cerca di aiuto, era di costituzione magra e gli erano stati donati tratti molto femminei e perfetti, invidiati da molte donna e amati da decine di clienti maschili.
«Tranquillo Armin, dovremmo incontrare Megan a breve.» Gli accarezzai i biondi capelli sorridendo, presi alcune delle buste per alleggerirlo un po' e ripresi a camminare.
Provavo affetto per pochi dei Fiori del mio Giardino, Armin e Megan erano tra quelli; delle diciassette prostitute al mio controllo, ritenevo parte della mia famiglia solo tre di esse e le trattavo sicuramente meglio.
«Roza ridammele, posso farcela.» Anche la sua voce era dolce e delicata come i suoi tratti, solo Armin e pochi altri al Giardino potevano chiamarmi per nome e rivolgersi a me in modo così diretto.
Risi dolcemente osservandolo imbronciarsi, ferito nell'orgoglio maschile.
«Armin, qualche busta posso portarla.»
«Roza,eccomi. Perdona il mio ritardo!»

Una ragazza dalla carnagione olivastra, dai tratti orientali si avvicinò correndo entusiasta, quasi ignorando il peso delle borse che portava.
Era bellissima, una perla dell'Oriente portata a Steigerwald da una carovana schiavista.
I lunghi capelli color mogano erano spesso raccolti in trecce molto complicate, ornate di gemme e campanellini, il viso era caratterizzato da grandi occhi a mandorla scuri e sensuali, e da labbra carnose che sapeva bene come utilizzare.
I seni sodi erano a stento trattenuti dal corpetto viola decorato con simboli argento e il corpo sinuoso non passava inosservato nemmeno in mezzo alla zona del mercato.

Le passeggiate in compagnia delle mie rose era il modo migliore per pubblicizzare la mia attività e per attrarre clienti nuovi, magari mercanti o stranieri venuti da fuori.
«Finalmente Megan, sembravi scomparsa, hai acquistato i preservativi? »
«Sì! Eccoli il dottore ha detto che riuscirà a procurarsene altri solo fra due settimane.» la ragazza parló prendendo tra le braccia alcune delle casse in mano ad Armin e iniziò a camminare tranquillamente - era una ragazza davvero molto forte fisicamente-.
«Merda, speriamo bastino. Ho già avuto due casi di gravidanza inattesa e quel dannato medico vuole davvero una fortuna per vendere i neonati lontano qui.»

Sbuffai avvicinandomi ad un bancale di frutta posto vicino agli uffici della polizia e presi tra le mani una mela, all'apparenza molto rossa e succosa e lo sguardo mi cadde su un nuovo volto, mai visto prima in città.
L'uomo era molto alto ed estremamente bello, il volto mascolino era circondato da lunghi e lucidi capelli neri e gli occhi marroni sembravano profondi e brillanti. Indossava pantaloni di stoffa,una camicia bianca e un lungo cappotto grigio scuro - Era decisamente un bell'uomo-

I nostri occhi si incrociarono e mi sentii arrossire, non mi era mai accaduto prima in presenza dell'altro sesso, soprattutto con uno sconosciuto. Sono sempre stata una donna molto sicura di me, nessun uomo mi ha mai piegato al suo volere, ero io a dominare.
Il ragazzo mi osservò a lungo e alle mie spalle sentii Megan sussurrare eccitata.

«Oddio! Non ho mai visto un uomo cosi bello! Potrebbe competere perfino con Eric. Ah si sta avvicinando! Ahia! » Megan fece quasi cadere gli scatoloni, le avevo rifilato un calcio veloce nello stinco per farla tacere prima del suo arrivo.

«Quella mela sembra buona solo all'apparenza. Fossi in lei prenderei questa, il suo dolce succo dovrebbe essere gradito alle sue labbra.» La sua voce profonda e calda sembró accarezzare direttamente le mie zone più sensibili, un brivido percorse la mia schiena quando le sue dita affusolate presero una mela più piccola e lucida e la avvicinarono alle mie labbra, sfiorandole delicatamente.

Socchiusi le labbra e le avvolsi intorno alla polpa guardandolo negli occhi con ardore e morsi assaporando il succo dolce e delizioso.
I nostri sguardi sembravano perdersi e fondersi l'uno con l'altro, sembravamo legati da un filo invisibile che inesorabilmente ci avvicinava.

Era tutto fottutamente erotico e i suoi occhi sembrarono reagire al mio gesto, le sue labbra si socchiusero e la pupilla si dilatò.

«Chi... Chi sei tu?» l'uomo mi guardava intensamente, desideroso di una risposta.

«Io mi chiamo Roza Davies.. E lei Mio Signore? » potevo percepire lo sguardo scambiato dai ragazzi alle mie spalle, mai in vita mia avevo chiamato qualcuno con quell'appellativo se non per secondi fini e loro ne erano decisamente sorpresi.

"Io.. Sono Jack Atlas. Sono appena stato trasferito alla sezione investigativa di questa città .»

Ah merda... Un poliziotto.

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