Cap. 12 - Ospiti importanti

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Armin

Erano passati alcuni giorni dalla scossa di terremoto e mi ero assicurato che Roza non si stancasse ulteriormente. Non ero riuscito a contenere le lacrime mentre le venivano estratti i frammenti dello specchio e ricucite le ferite. La vedevo tremare, bloccata al letto da alcune ragazze del Giardino, mentre il medico passava e ripassava l'ago in rame nelle sue carni.
Ammiravo il suo orgoglio, non aveva emesso suoni nonostante il dolore, unica testimone della sua sofferenza era una lacrima solitaria scesa lungo la sua guancia pallida.
Mi vennero i brividi solo al ricordo di quei momenti, cercai di riprendermi e continuai ad annaffiare le piante che si erano fortunatamente salvate.
Roza mi aveva dato il compito di badare al suo amatissimo giardino, rischiavo una bella ramanzina se anche solo una di esse fosse morta.
Il mio sguardo si pose sulle mura esterne della struttura, in pochi giorni eravamo riusciti a far ristrutturare l'intero edificio ed avevamo finalmente riaperto alla clientela.
I miei pensieri vennero interrotti dall'improvviso via vai delle ragazze, che estremamente eccitate, si dirigevano chiacchierando animatamente verso il salone d'entrata del bordello.
Incuriosito da quell'atmosfera di frenesia, mi diressi verso l'androne e appoggiandomi alla balaustra dello scalone, che portava ai pieni superiori, ebbi una vista ottimale sulla situazione.
Roza si trovava al centro della sala, splendida nel suo abito color prugna, portava i capelli neri liberi in dolci boccoli, fortunatamente erano sufficientemente lunghi da coprire i bendaggi sulla schiena.
Nonostante cercasse di sembrare sicura di sé, vedevo che era agitata. Continuava a lisciare pieghe immaginarie sulla gonna e a tormentarsi le dita in modo compulsivo.
La vidi sussultare all'ingresso di alcune persone, la mia vista era parzialmente occupata dal manipolo di donne che si era disposta in una fila ordinata davanti all'entrata.
Mi spostai leggermente per vedere meglio gli ospiti appena entrati e subito balzò al mio sguardo lo stemma raffigurante una pistola nera posta in verticale su sfondo antracite, nella parte superiore dello stemma, sopra l'elsa spiccava un ingranaggio e dalla canna della pistola fuoriusciva una chiave. Sul pettine vi era intagliato un complicato labirinto, ricco di strade e pertugi.

Era lo stemma del Re.

Le due guardie erano vestite in modo formale, le divise nere screziate da accessori bianchi e argenteii, rendevano i due uomini più spaventosi e imponenti.
Il loro modo di muoversi mi diede i brividi, continuavano a scrutare l'ambiente circostante come segugi da caccia.
All'improvviso si fecero da parte e fecero passare una figura avvolta in un lungo mantello nero.
Sorpreso vidi Roza inchinarsi immediatamente, seguita all'istante dalle altre ragazze.
Una volta chiuse le porte del bordello, la figura decise finalmente di rimuovere il mantello, che venne raccolto da un paggio mingherlino pieno di acne.
Riportai lo sguardo sul non più incappucciato e rimasi spiazzato di fronte all'uomo più bello che avessi mai visto.
I capelli risplendevano lucidi dello stesso colore del rubino, erano lisci e accarezzavano dolcemente le spalle robuste dell'uomo, cinte da un completo di ricca manifattura.

I suoi occhi erano verde chiaro, così intensi che sembravano risplendere tra le pareti poco illuminate dell'androne.

Era molto giovane, probabilmente anche più di me, nonostante sembrasse più maturo della propria età.
Sentii la voce di Roza, all'apparenza chiara e sicura, nonostante vi percepissi una chiara nota di agitazione, ancora non capivo chi fosse il nostro ospite, potevo immaginare che fosse un nobile dato lo stemma e la sorveglianza.
«È un piacere avervi come ospite nella mia umile casa. Qui potete vedere tutti i miei fiori, ogni donna saprà darvi piacere e accontentare ogni vostro desiderio. Prego scegliete pure, scegliete una, due o tutte. Sono qui solo per voi.» Detto ciò si inchinò nuovamente con reverenza.
Per portare Roza a quell'atteggiamento così servile, doveva essere qualcuno di davvero importante.
Il ragazzo dai rossi capelli iniziò a camminare in silenzio, percorse per ben due volte la fila di bellissime donne, ad alcune di loro rivolse qualche domanda, in un tono così basso che non riuscii a sentire.
Ad un certo punto si fermò voltandosi verso Roza: «Miss Roza, mi avete portato delle bellissime fanciulle e davvero non saprei chi scegliere. Ammetto di essere davvero indeciso, sono tutti dei fiori meravigliosi, nelle vostre missive avevate decisamente ragione. Questo é un passo importante per me e voi lo sapete bene, perciò voglio che questa scelta sia perfetta. Detto ciò credo che la mia decisione cadrà su...» le parole gli morirono in gola quando il suo sguardo si intrecciò al mio.
Sussultai sorpreso da quegli occhi, sembravano due gemme preziosissime incastonate in quel volto virile.
«Avevi detto che avevi radunato tutti i tuoi fiori più belli...» parlò continuando a fissarmi.
Sentii distrattamente Roza rispondergli confusa: «È ciò che ho fatto mio signore, sono tutte qui, tutte e undici.»
L'uomo girò momentaneamente il volto verso la donna dai capelli d'ebano e un lampo d'ira lo attraversò e con stizza si avvicinò a lei, fino ad esser distanti pochi centimetri e con un gesto frettoloso delle mani mi indicò.
«E che mi dite di lei? Badate bene Roza non sono un uomo che potete permettervi di ingannare, vi ordino di portarmela immediatamente.»

«Ma di chi state parlando?» la donna seguì il dito di lui e finalmente mi vide, subito notai la comprensione farsi strada sul suo volto e mi si avvicinò con passo sicuro.

Appena mi fu accanto mi abbracciò, sentii immediatamente le sue labbra carnose accarezzarmi il lobo dell'orecchio, era il suo modo per impartire ordini speciali o improvvisi, mascherare il tutto con un bacio affettuoso sulla guancia.
«Ascolta attentamente, quell'uomo é il Principe Edoardo,erede al trono ed é qui perché cerca la donna perfetta, nel miglior bordello, dell'intero reame. Mostrati rispettoso. » Parlò in modo veloce e diretto, senza trasparire nessuna emozione e subito dopo percepii le sue labbra morbide appoggiarsi al mio zigomo e la sua presa salda stringersi intorno al mio polso e portarmi al cospetto di quell'uomo.
Il Principe, nessuno di così importante era mai arrivato al Giardino, fra tutte le donne il suo sguardo era stato catturato da me, a mio malgrado ciò mi faceva battere forte il cuore.
Ad ogni passo, che mi avvicinava a lui sentivo lo stomaco stringersi, i muscoli irrigidirsi e le guance scaldarsi e molto probabilmente tingersi di rosso.
Lavoravo nel bordello da diversi anni, ma era da tempo che non provavo questo genere di emozioni, imbarazzo misto ad una certa eccitazione. Per la prima volta dopo tanti anni, desideravo per davvero il cliente che avevo davanti.
Arrivati dinanzi a lui, seguii le indicazioni di Roza e mi inchinai in segno di rispetto, potevo sentire il suo sguardo bruciarmi la pelle, scavarmi le ossa e guardarmi dentro senza pudore.
«È bellissima.» Sussultai al sentire il tocco improvviso delle sue dita sul mio mento, mi costrinse ad alzare il viso e mi sondò con ingordigia. Fui sinceramente colpito da quel complimento.
«Vede mio Principe, io non ve l'ho mostrato, perché nonostante la sua evidente bellezza, paragonabile a quella di una dea, Armin rimane in ogni caso un ragazzo. Bellissimo anche più di una fanciulla, ma é un uomo.» Le mani di Roza mi strinsero con dolcezza le spalle, con una leggera stretta mi comunicò di rilassarmi, in effetti ero teso come la corda di un equilibrista, con ironia mi sentivo di star rischiando di cadere nel vuoto, ma non mi importava. Non riuscivo a smettere di fissare quegli occhi smeraldini.
«Un uomo? É impossibile. » Sentivo l'incredulità nella voce profonda del principe, stranamente mi augurai di non sentirvi disgusto, come già in passato mi era capitato.
«Anche se fosse, voglio lui.» Sentenziò deciso l'uomo.
Le parole uscirono senza freni dalle mie labbra: «Sarà un piacere per me servirvi.» Accompagnai l'affermazione con un inchino profondo.

Mi guardai intorno, era la stanza più bella dell'intero Giardino, le lenzuola del letto a quattro piazze profumavano di lavanda e la luce era data solo dal grande camino al centro della stessa.
Nonostante la bellezza di quella stanza dalle pareti bordeaux, la mia attenzione era rivolta all'ospite al mio fianco, ogni singola terminazione nervosa sembrava concentrata su quell'uomo, che in quel preciso momento mi stava spogliando con gli occhi.
Roza era riuscita velocemente a dirmi il motivo di quella visita così importante, il Principe voleva diventare uomo, perdendo la propria verginità e io avrei avuto l'onore di essere la sua prima volta.
Mi avvicinai con passo sicuro al ragazzo e guardandolo negli occhi, iniziai a sbottonargli la giacca in velluto.
Nonostante non la vedessi, potevo sentire chiaramente l'erezione spingermi contro la coscia, ciò mi lusingava ed eccitava allo stesso tempo, ma non potevo perdere il controllo.
Tentai di chiacchierare: «Quindi quanti anni avete se mi é permesso chiedervelo? » sentivo le sue dita curiose accarezzarmi la schiena, farsi sempre più audaci, scesero ancora fino ai miei glutei, che strinsero con tale impeto, da farmi sfuggire un gemito.
«Ne ho 18 e voi? » mi sussurrò all'orecchio, mentre mi lasciava una scia di baci dal lobo alla spalla.
Mi venne la pelle d'oca e gli accarezzai i capelli, la giacca intanto scivolò giù, lungo le spalle e cadde a terra con un piccolo tonfo.
Ammirai distrattamente come la camicia bianca avvolgesse la sua muscolatura, molto probabilmente scolpita da anni di equitazione e allenamento con armi bianche.
«Stendetevi sul letto.» senza rispondere alla sua domanda, lo costrinsi con delicatezza a sedersi sulla sponda del materasso, iniziai a sbottonargli con gesti sicuri anche la camicia inamidata e gliela aprii per permettere ai miei occhi l'accesso a quel corpo meravigliosamente virile, fin troppo adulto per un diciottenne.
Mi leccai le labbra distrattamente, mentre anche la forma del mio desiderio, spingeva turgida contro i vestiti.
«Vi siete mai dato piacere da solo? » gli chiesi inginocchiandomi ai suoi piedi, tra le sue cosce avvolte ancora nei pantaloni. Lo vidi inghiottire pesantemente, nonostante fosse palesemente distratto dalla mia presenza, tentò di dare una riposta.
«No, mai.»
Feci un sorrisino malizioso e guardandolo negli occhi potei solo dire:
«Allora, permettetemi di mostrarvi.»

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