Cap. 16 - Il Gran Galá

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Mi strofinai le tempie con i polpastrelli, da ore ormai stavo aggiornando un fascicolo sui dati raccolti da Riou e Zara nelle loro ricerche.
Posai la stilografica nera flettendo la mano dolorante, iniziai a muoverla in cerca di nuova sensibilità. Il mio sguardo iniziò a vagare nella stanza poco illuminata, inspirai con forza nuova aria nei polmoni e decisi di prendermi una meritata pausa.
Mi alzai barcollante, ero rimasta seduta talmente a lungo che i polpacci mi formicolavano, annunciandomi beffardamente che avevo perso il contatto con i miei poveri piedi.
Mi avvicinai alla finestra circolare del mio studio, un sottile raggio di sole penetrava dalle nubi scure, colpendomi in pieno volto. Dalla mia posizione avevo una vista perfetta sulla piazza principale dell'isola. Una cupola in acciaio spuntava dal centro del piazzale, era solo la punta del gigantesco motore che teneva in aria l'isola di Steigerwald. La restante parte si estendeva per svariati chilometri quadrati nelle sue profondità.
Mi volsi nuovamente verso lo studio, ero estremamente stanca e ancora dovevo contare i guadagni del mese corrente, fortunatamente non essendomi mai fidata delle istituzioni non avevo mai affidato i miei guadagni alla banca. Ogni mio avere era registrato in alcuni tomi e nascosto dentro al bordello.
La stanchezza si stava diffondendo il tutto il corpo, sbadigliando sonoramente mi avviai di nuovo alla mia poltrona, sedendomi in maniera scomposta ripresi il lavoro.
Venni interrotta qualche attimo dopo da un bussare sommesso alla porta.
«Avanti.» Affermai tranquilla, riponendo per l'ennesima volta la penna.
Un Armin particolarmente radioso entrò nella stanza, lo osservai con curiosità accarezzandomi con lentezza il mento.
«È l'effetto principe?» lo osservai sorridendo con malizia, mi coprii le labbra nel tentativo di celare un moto di risa, il tingersi di rosso delle sue gote mi portò soltanto a desiderare di stuzzicarlo maggiormente.
«Non so di cosa tu stia parlando.» Iniziò a stropicciare le missive che teneva strette tra le dita, di lì a poco non avrei avuto più nessun messaggio da leggere. L'imbarazzo si era impossessato del ragazzo.
Nonostante solitamente amassi prendermi gioco di Armin, in quel momento non potevo assolutamente tenergli nascoste le ultime notizie scoperte.
Mi alzai dalla poltrona avvicinandomi a lui e presi una sua mano tra le mie, adoravo il fatto che fosse più piccola della mia, le unghie perfettamente curate risplendevano lucidate dallo smalto rosa.
«Che succede Roza?» sentii la preoccupazione insinuarsi nella sua voce cristallina.
«Volevo aggiornarti su alcune cose che ho scoperto, alcune in merito al Principe Edoardo.» Affermai a mezza voce, con tono volutamente calmo.
Lo vidi sussultare e irrigidirsi, i suoi occhi cerulei cercarono i miei con ansia crescente.
«Non preoccuparti, non è nulla di grave, per ora.» Mi affrettai a tranquillizzarlo.
«Avanti Roza, racconta.» Ci sedemmo uno davanti all'altra, sul divanetto verde bottiglia e iniziai a raccontargli tutto ciò di cui ero venuta a conoscenza. I minuti passarono e l'espressione di Armin era in continua evoluzione, lo vidi passare dalla furia, alla confusione, dalla tristezza, alla preoccupazione, per finire in un connubio eterogeneo di queste.
Le sue labbra erano socchiuse e tremavano nello sforzo di trovare le parole per esprimere le miriadi di pensieri che gli attraversarono lo sguardo.
«Io... non ho parole, era minorenne? Finirò nei guai Roza?» strinsi con più forza la sua mano e ne massaggiai con delicatezza le nocche.
«No, il principe è venuto al bordello in totale segretezza, è ovvio che non voglia che si sparga la voce e ricorda soprattutto che ha giaciuto con un altro uomo. Non tutti hanno una mentalità aperta, anzi. Sarebbe scandalo a corte. E in ogni caso ti proteggerei io, ti proteggerò sempre, a costo della mia vita.» Gli presi il volto tra le mani e lo fissai dritto negli occhi con tutta la sicurezza di cui ero capace, il mio sguardo era limpido e sincero, amavo Armin con tutto il mio cuore, come si ama un fratello minore o addirittura un figlio. La nostra differenza di età era minima, ma dovendo crescere in fretta avevo imparato molto presto ad occuparmi degli altri.
Lo vidi sospirare di sollievo e lo avvicinai a me con delicatezza, strofinammo i nostri nasi in un tenero gesto d'affetto e gli depositai un casto bacio sulla tempia arricchita da una piccola catenella in oro, che percorreva la circonferenza del capo, finendo in un piccolo zaffiro che poggiava al centro della fronte, come un terzo occhio.
«Roza, saranno tempi davvero duri i prossimi...» affermò a bassa voce appoggiando il viso al mio seno, iniziai ad accarezzargli i capelli setosi con lentezza, le sue braccia sottili mi stringevano la vita, mentre gli sussurravo parole dolci e di conforto.
«Armin.»
«Sì?»
«Ora puoi anche darmi le missive per le quali eri venuto.» Borbottai osservandolo bonariamente, desideravo alleggerire l'atmosfera cupa che si era venuta a creare.
«Perdonami, me ne ero dimenticato, ecco tieni.» Si risollevò a sedere rosso in volto, ma con un leggero sorriso a distendergli le labbra.
Presi le lettere estremamente stropicciate e trattenni a stento una risata, l'ansia di Armin le aveva quasi distrutte involontariamente.
«Ma quante sono? Avanti biondo aiutami.» Sbuffai esausta e gli passai metà delle buste sigillate.
Le iniziammo ad aprire una ad una, rompendo alla veloce i sigilli in ceralacca riportanti gli stemmi dei vari casati. Con una veloce lettura cercavo di estrarne le informazioni essenziali e intanto le suddividevo secondo un ordine preciso:
«Cazzata, mai nella vita, piuttosto mi ammazzo, posso pensarci, piuttosto mi ammazzo, cazzata.» Stracciavo in malo modo le proposte di matrimonio, sia quelle dirette alla mia persona che quelle per le mie ragazze, le lettere davvero importanti le riponevo con cura in una pila ordinata e un altro cumulo era per le missive alle quali dovevo inderogabilmente rispondere.
Mentre leggevo un' inquietante lettera sui benefici del lavarsi soltanto una volta al mese, percepii Armin irrigidirsi al mio fianco, posi immediatamente la mia attenzione sul viso androgino del ragazzo.
«Che succede tesoro? Un altro messaggio minatorio?»
«Ah no, solamente sbaglio o Atlas è il cognome di quell'uomo? Jack?» Vidi che tentava di nascondere qualcosa tra le cosce fasciate da un leggero pantalone in seta verde acqua.
«Perché me lo chiedi? Sputa il rospo Armin.» Ordinai con serietà osservando con la coda dell'occhio i suoi movimenti; un leggero strato di sudore gli imperlava la fronte, si tormentava con insistenza le sottili labbra rosee e aveva iniziato a sbattere il piede ripetutamente a terra, producendo un fastidioso ticchettio, dato dai sandali col tacco basso. Erano tutti chiari segni che dimostravano un certo nervosismo.
«Ah, tieni.» Con un sospiro tirò fuori ciò che stava maldestramente tentando di celarmi. Era una sontuosa e raffinata busta di un delicato rosa antico, il timbro centrale rappresentava un dirigibile, simbolo dell'isola meccanica di Hindenburg, che volteggiava sopra una stilizzata rappresentazione di un' isola fluttuante, stemma dell'Isola volante di Steigerwald. Incuriosita da quello strano connubio volsi la missiva per vederne il mandante e il mio cuore mancò un battito.
«Jack Ezra Atlas e Charlotte Elisabeth Clay, perché il nome di entrambi è su questa cosa?» spaccai immediatamente la cera dorata con una leggera pressione, aprii con morbosa curiosità. I miei occhi si mossero rapidi su quelle brevi righe scritte perfettamente con inchiostro nero e lessi ad alta voce:
«Il Signor Jack Ezra Atlas e la signorina Charlotte Elisabeth Clay, sono entusiasti di invitarla al Gran Galà cerimoniale che si terrà questo sabato per annunciare il loro matrimonio. Gli invitati sono tenuti ad indossare abiti eleganti e maschere sontuose, all'altezza di tale evento. Presentarsi con la seguente missiva. Cordiali saluti bla bla bla.» Non sentivo più il cuore pompare sangue nel mio petto, era completamente immobile, pugnalato da un coltello d'argento riportante le iniziali J.E.A.
La mia mano addirittura tremava, era rabbia, furia per le menzogne che mi erano state propinate su un vassoio d'argento, ira nei miei confronti, perché ero stata così stupida da abbassare le mie difese personali, gli avevo concesso un pezzo di me ed ero stata ripagata con questo.
Mi morsi il labbro fino a farmi male, chiusi gli occhi tentando di incanalare le emozioni negative fuori dal mio corpo, rischiavo di perdere lucidità e non potevo permettermelo.
«Roza dammi, la butto nel camino.» Armin notando il mio stato iniziò ad accarezzarmi con delicatezza i capelli con una mano, mentre con l'altra mi stringeva in un saldo abbraccio.
«No...Ci andrò, farò di persona i miei auguri all'adorabile coppietta.» strinsi il pugno con tale forza che le unghie penetrarono la carne, ignorai il dolore, era infimo rispetto a ciò che turbinava nel mio animo come una tromba d'aria, gocce cremisi avvolsero il mio polso, per cadere poi in piccole chiazze che si mimetizzarono con il rosso del tappeto ai miei piedi.
«Ci sono due inviti, andrai con Eric? Ti mostreresti con un bell'uomo al tuo fianco.»
«Ho bisogno di qualcuno mai visto, non vado lì per pubblicizzare il Giardino. Mi serve qualcuno che conosca gli usi dell'alta società e che possa confondersi alla perfezione.» Iniziai a pensare ad una soluzione, tutti gli uomini di buona famiglia erano da escludersi, necessitavo qualcuno di cui fidarmi. Mi coprii il viso con i palmi, come a impedire ai miei pensieri di sfuggire.
Dopo qualche attimo mi alzai dal divano sorridendo trionfante, sapevo chi scegliere.
«Armin, va a chiamare il sarto. Ho preso la mia decisione.» Mi avviai fuori dalla porta alla ricerca del mio accompagnatore.
«Aspetta Roza! Con chi ci andrai?» Il fisico minuto del biondo fanciullo tentò di mantenere il passo con le mie falcate.
«Semplice. Ci andrò con qualcuno che in quella società ci è cresciuto.»
«Ossia?»
«Alyson.»

Piccolo angolo autrice!🖤
Vorrei ringraziare per le 15000 visualizzazioni, sono senza parole davvero, non pensavo di raggiungere un traguardo del genere, spero che la storia vi piaccia e possa continuare a piacervi, vi ringrazio ancora con tutto il cuore!🖤

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