Cap.8 - Gesti poco signorili

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Parlammo a lungo, di come era nato il Giardino, di mia madre e delle sue tendenze sessuali e di come voleva che seguissi le sue scelte di vita.
«Voleva costringerti a farti piacere le donne?» Jack rise bevendo un lungo sorso dal proprio bicchiere.
«Sí! Non hai idea di quante volte mi ha fatto trovare prostitute completamente nude nelle mie camere!» risi a mia volta, ormai la bottiglia del superalcolico era quasi vuota e il liquore circolava liberamente nel mio corpo rendendomi più disinibita e sciocca.
Le mie guance erano sicuramente di un rosso acceso e i miei occhi lucidi.
«Per il mio sedicesimo compleanno pensa, le avevo chiesto una rarissima pianta rampicante che cresce solo in alcune zone particolarmente fredde e ha sia il fusto che le foglie di un meraviglioso color bianco, i suoi fiori sono blu come la notte e si schiudono solo se illuminati dai raggi della luna; li amavo e sai invece quale fu la sua sorpresa? Un' orgia completamente al femminile, c'erano donne di ogni etnia, figurati era anche riuscita a trovare una ragazza con tre seni, mi sono rifugiata nei miei bagni personali e non sono uscita finchè non se ne sono andate tutte.» Mi osservó sorpreso e dalle sue labbra uscì una risata più malinconica.
«Posso dire con fermezza di non essermi mai ritrovato nella tua stessa situazione ma posso assicurarti che so cosa si prova a vivere un' esistenza dove le fila vengono tirate da qualcun altro.» Mi osservó con intensità e lessi nei suoi occhi un' immensa tristezza.
«Nel mio caso mio padre, ha sempre deciso lui ogni singolo passo che ho compiuto. I precettori che ho avuto durante la mia infanzia, i miei hobby, che dovevano essere obbligatoriamente violino e scacchi. La scuola che ho frequentato da adolescente e ora il mio lavoro. » Lo osservai sospirando.
«La conversazione sta diventando davvero cupa, alcol del cazzo!» mi sfuggì un singhiozzo e mi tappai la bocca in imbarazzo mentre Jack scoppiava a ridere.
«Credo sia la cosa più tenera che abbia mai sentito, sai che le giovani fanciulle devono evitare suoni così poco signorili? » lo stronzo continuava a ridere, sicuramente avevo alleggerito nuovamente l'atmosfera, ma ora avrebbe visto fin dove poteva spingersi la fanciulla con i comportamenti poco signorili.
Mi alzai dalla mia poltrona e con un colpo del piede attivai un meccanismo posto sotto quella di Jack il quale si ritrovò con lo schienale più in basso rispetto a prima. Mi guardo molto confuso mentre mi legavo i capelli corvini con un nastro rosso che portavo sempre al polso.
Mi inginocchiai ai suoi piedi e gli accarezzai lentamente le cosce partendo dalle ginocchia fino ad arrivare alla patta dei pantaloni.
La sua espressione era impagabile, ancora non aveva compreso le mie intenzioni.
Mi leccai le labbra famelica e slacciai in fretta i bottoni liberando un' erezione sempre più crescente.
Spalancai la bocca, il caro signor Atlas era davvero molto dotato la sotto e ciò non poteva che allietarmi.
Guardai Jack dritto negli occhi, potevo notare la pupilla eclissare l'iride castana.
Iniziai ad accarezzarlo lentamente con le mani per poi assaggiarlo appena con le labbra, era caldo e duro come il marmo.
Non ruppi neanche per un momento il contatto visivo con lui.
Presi l'asta completamente in bocca arrivando alla base, lo sentivo chiaramente spingere contro la gola e mi ritrovai completamente bagnata.
Iniziai ad assaporarlo sempre più velocemente muovendomi su e giù, lo vidi socchiudere le labbra in un gemito silenzioso mentre concentravo tutte le mie attenzione sulla sua zona più sensibile.
Forse il desiderio represso per quell'uomo o forse l'alcol in circolo, mi ritrovai ad accarezzarmi sotto la gonna per darmi piacere mentre continuavo ad assaporarlo.
Una sua mano di intrecciò ai miei capelli e inizió a dare il ritmo, sempre più velocemente e fui più che felice di accontentarlo.
Il piacere mi stava dando alla testa e iniziai a emettere mugolii soffocati dalla sua tumescenza.
Lo sentii ingrossarsi e mi spinse un'ultima volta il membro contro la gola per poi venire copiosamente nella mia bocca con un gemito gutturale.
Ingoiai tutto il suo nettare più volte e mi leccai le labbra e le dita sporche di qualche goccia.
«Che ne pensa Atlas di questi gesti poco signorili?» lo guardai dritto negli occhi con un espressione vittoriosa e un sorrisino malizioso.
«Credevo fossi vergine» mi guardó stupefatto.
«Crescendo in un bordello la prima cosa che impari é a dare e ricevere piacere conservando la propria virtù, ritengo che l'arma più potente di una donna oltre la sua mente sia la sua sensualità. Questo pensiero vi turba? »
«No affatto. Trovo ogni momento passato con voi sempre più affascinante e ora penso di dover ricambiare con un gesto altrettanto meschino...» mi sollevò senza sforzo sopra le sue ginocchia e mi strappó con poca eleganza i lacci del corsetto lasciandomi nuda dalla vita in su.
Lo vidi ingoiare pesantemente mentre divorava il mio corpo con gli occhi.
«Hai un tatuaggio.» Sfiorò con delicatezza la piccola rosa dai petali neri incisa appena sotto il seno.
«Sí, l'ho fatto per ribellarmi a mia madre, per lei solo le puttane devono marchiarsi per sottolineare il loro status di inferiorità, ho sempre odiato questa categorizzazione. Siamo tutti esseri umani, in vita possiamo essere più ricchi di altri ma alla fine ci ritroveremo tutti sotto terra alla stessa altezza.» Presi la sua mano e me la portai alla bocca succhiandone i polpastrelli.
«Non parliamo di argomenti così seriosi, sbaglio o non doveva fare qualcosa di meschino signor Atlas? » ridacchió stringendomi a se, affondando il viso tra i miei seni e gemetti con forza inarcando la schiena.
«Ah, voglio di più!»

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