Con fatica riuscì ad aprire gli occhi. Molto lentamente alla mia destra vidi una finestra. Si vedeva tutta Praga coperta dalla neve che cascava lentamente... ma intanto stavo cercando di ricordare tutto e capire dove mi trovassi. Non era camera mia, l'odore non era lo stesso, e davanti a me ci stava una lettera. Prima di leggerla presi il telefono e misi un brano di Eminem: 'Stan.'
Helen, mi dispiace di non averti svegliato ma guardarti dormire era così bello. Non volevo fare neanche un passo così sono rimasto davanti alla finestra alla tua destra, a osservarti. Volevo avvicinarmi ma so che avrei perso il controllo baciandoti. In quel momento ero fissato ad ascoltare il tuo respiro. Ma volevo di più. Sei bellissima. Dio se sei bella. Come promesso... ci rivedremo presto.
-Drew.Lui mi aveva appena fatto sorridere.
Come ha fatto a riuscirci? Non ho mai sorriso davvero, neanche quando ero piccola. Neanche quando mi capitavano le cose più belle.
Ad un certo punto entrò mio padre e vide che ero sveglia, quindi nascosi subito la lettera.Harry: "Mi spieghi ieri dove diavolo eri finita?"
Helen: "Non mi ricordo niente." -mentì, ero svenuta per la confusione a causa di Drew.-
Harry: "Ti ho trovata per terra in un bosco trenta minuti prima di prendere l'aereo. Non rispondevi al telefono, un anziano mi ha detto che eri andata verso che quel bosco. E ora siamo a Praga, nella tua nuova camera."
Helen: "Papà mi puoi lasciare sola?"
Non mi degnò neanche di uno sguardo e se ne andò sbattendo la porta.
So che avevo sbagliato ad andarmene, ma almeno un 'come stai?' poteva chiedermelo invece di farmi sentire in colpa. Non avevo neanche voglia di vedere la mia nuova casa. Mi bastava la mia camera, forse l'unico posto in cui potevo sentirmi a mio agio. Ormai al centro dei miei pensieri stava fermo quel 'ci rivedremo presto.'
Ma io volevo vederlo ora.Mi alzai dal letto perdendomi tra quello che c'era davanti alla finestra. Poi andai in bagno e togliendomi tutto mi guardai allo specchio, lui mi faceva sentire un po' più bella... feci scorrere l'acqua calda e sentivo soltanto il rumore dell'acqua che si appoggiava sul mio corpo.
Mi ero appena asciugata i lunghi e mossi capelli neri, il verde scuro ormai stava sparendo. Nella mia valigia presi delle calze tutte nere e un maglione lungo e largo a righe rosse e nere, me lo misi e poi presi degli scalda muscoli dallo stesso colore del maglione. Non volevo andare in giro nuda sotto le calze, quindi mi misi dei normali pantaloncini neri... che tanto non si vedevano. Presi i miei stivali e me li misi.
Nel mio zaino nero mi servivano soltanto auricolari, qualche sigaretta, il mio quadernino dove ci scrivevo tutto e la penna.Volevo andare a trovare mia nonna siccome era proprio morta a Praga. Me lo ricordo come se fosse ieri: avevo sette anni, era una calda giornata del dieci agosto duemilaundici e lei voleva portarmi al solito parco. In quel periodo lei aveva sessanta anni e guidava la macchina anche se rubava sempre quella di Harry. Lui non se ne accorgeva mai perché tanto passava sempre il suo tempo a scrivere e vendere qualche libro per mantenere la famiglia. Ormai mamma era morta da tre anni e io di questo non ne sapevo niente. Nonna mi aveva lasciato al parco convinta che io avessi giocato con i bambini ma in realtà me ne stavo lì, sdraiata sull'erba a guardare il cielo, ammiravo le nuvole come si muovevano e mi immaginavo di starci sopra, aspettavo sempre nonna perché con lei mi sentivo più sicura. Quel giorno le avevo promesso che sarei rimasta lì al parco mentre lei andava a prendere il mio frullato preferito in macchina, siccome era abbastanza lontano. Nonna non vide la macchina che passava alla sua destra che andava davvero veloce e morì sul colpo. Io mi ero accorta che era passato abbastanza tempo. L'ambulanza chiamò papà facendolo rimanere con le lacrime agli occhi, so in quel momento cosa provava. Mi venne a prendere e mi portò a casa inventandosi una scusa su nonna. Papà non voleva vedermi star male così non mi disse niente, ma con il tempo io me ne accorsi sempre di più senza che nessuno me lo venne a dire.
Ogni volta che ci penso mi scende una lacrima.
Scesi quelle nuove scale di legno dicendo a papà che volevo andarmi a fare un giro promettendogli di non perdermi per quell'enorme città.
Dopo essere passata per alcune vie guardavo la gente che passava, sentivo l'odore del mangiare, qualcuno che rideva e qualcuno che gridava... mi sembrava tutto più.. vivo (?)
So dove si trovava il cimitero perché papà appena lo venni a sapere mi portò a trovarla. Alla mia sinistra vidi un fioraio, quindi presi i suoi fiori preferiti: le margherite.
Arrivai al cancello del cimitero, non avevo paura di stare sola in quel posto pieno di anime... alla fine non potevano fare niente.
Andai sempre avanti e davanti a me ci stava la tomba di nonna.. con scritto: "Caroline Evans."
Misi le margherite li vicino e mi sedetti sulla panchina parlando con lei."Ciao nonna.
È da tanto che non ti vengo a trovare, non mi sentivo pronta... non volevo farmi vedere così triste davanti a te. Mi manchi tanto. È tutto così strano senza di te. Tu che prima di dormire mi baciavi sulla fronte e restavi con me fino a che non mi addormentavo, tu che mi portavi sempre il solito frullato che io amavo e amo ancora, tu che quando mi vedevi triste cercavi di farmi sorridere riuscendoci, tu che non permettevi a nessuno di farmi soffrire perché io ero la tua bambina.
Mamma non so dove si trova. Papà non mi ha mai portato a trovarla... per il semplice fatto che loro non avevano per niente un bel rapporto. Nonna, spero che tu stia bene. Ti voglio bene."Mi alzai dalla panchina e mi girai cercando di trattenere le lacrime, e invece no, crollai. Cominciai a piangere e ogni volta che cercavo di fermarmi c'era qualcosa che mi spingeva a farlo.
All'improvviso...Drew: "Smettila, ti prego"
Mi girai di scatto asciugandomi velocemente le lacrime, sapevo che fosse ritornato.
Helen: "Di fare cosa?"
Si avvicinò a me e io restai immobile per paura di far qualcosa di sbagliato.
Mi asciugò le lacrime delicatamente.Drew: "Di piangere. Dentro piango anche io..." -sussurrò-
Helen: "Ti prego non te ne andare, resta un po' con me... è proprio in questi momenti che ho bisogno di qualcuno."
Drew: "Ti porto da una parte."
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L'immensità.
HumorHelen è una ragazza di quattordici anni. In fuga dal male che c'è in quel posto: Portland, vicino Washington. Comincia ad aprire gli occhi e a guardare il mondo com'è davvero, rifugiandosi nella musica metal e nella solitudine accompagnata dai libri...