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Decido dunque di andare in bagno, ancora incredula di quello che mi aveva detto. L'acqua è così gelata come le mie mani. Appena mi tocco la faccia il trucco nero cola, e alzando lo sguardo lo specchio è pieno di goccioline, impedendomi di vedermi in viso. Chiudo la porta del bagno e vedo davanti a me delle valigie, ma dentro non c'era assolutamente niente... erano vuote.
Dopo un minuto di riflessione capì perché stavano davanti a me.
Mi sedetti davanti a loro e intrattenni una specie di discorso, dicendo: "Quindi mi volete offrire un nuovo futuro o semplicemente ancora più tristezza? State cercando di rendermi ancora più infelice? Va bene tanto ormai più infelice di così non si può stare."
Dando un calcio alle valigie sento qualcosa che mi tocca dietro le spalle, ed era Harry.

Harry: "Che cosa succede?"

Helen: "Cosa significano queste valigie?"

Lo sapevo già ma volevo farmelo dire da lui.

Helen: "So tutto. So che dobbiamo partire... io ero sveglia papà."

Papà si gira chiudendo la porta e guardandomi con mezzo sorriso.

Sospirando nella seconda valigia trovo un foglietto con scritto: "Drew. Praga: in qualsiasi posto tu sarai,io ti troverò."
Non capivo assolutamente cosa volesse dire, e poi perché proprio attaccato alla mia valigia? Forse mi stava capitando qualcosa di bello? Qualcosa di brutto? Oppure era soltanto una stupidaggine che avevo scritto io da piccola? Ovviamente le risposte a queste domande non c'erano. Ma il problema è che io dovevo andare a vivere a Praga e 'Drew' ha scritto questa città. Ora ho ancora più paura di andare a viverci.

Sono uscita di casa.
Il freddo si fa sentire così pungente quasi quasi come una giornata di neve. Le labbra che tremano e i denti che l'accompagnano. Le lacrime fredde che scendono e i capelli che si spostano a causa del vento. Sarebbe proprio in questi momenti che ci vorrebbe una persona che ti riscaldi. Che riesce a farti sciogliere anche il ghiaccio che hai dentro. Ormai sarà una vita che cerco di affrontare il buio che ho davanti, ma si sa... in due è sempre meglio.
La piccola Helen a cinque anni non stava mai a casa. Per lei quel posto era noioso,usciva sempre di casa a cercare nuovi posti in cui stare. Ammirava le foglie che cadevano, gli alberi spogli, l'odore della legna, la neve, la pioggia... quella forte, a lei il rumore la faceva rilassare.
Era una bambina difficile da capire.
Ogni sera, si metteva davanti al tramonto e rifletteva. Aveva il dono di riflettere sulla vita, lo ha ancora ma ora è vuota.

Sto seduta sopra un albero con davanti a me la nebbia che tocca le montagne e la pioggia leggera che cade. I miei pensieri si stanno scontrando troppo tra loro così da formare un enorme confusione. Parte un brano dei Deftones: 'Change.'
L'atmosfera si fa sempre più difficile e al centro dei pensieri in questo momento c'è il bigliettino di Drew.
Chi è Drew? Quanti anni ha? Cosa fa nella vita? È davvero il suo nome?Troppe domande senza risposta.
Prendo tra le mani il bigliettino che avevo dentro la tasca e guardando bene trovo delle macchie di sangue... forse era inchiostro. Ma era molto realistico. È una presa in giro o cosa? Vorrei tanto scoprirlo... "in qualsiasi posto tu sarai io ti troverò."
La nebbia che copre le montagne è sparita. Quindi sparisco anche io e mi dirigo verso la biblioteca che ho vicino casa.
La bibliotecaria si chiama Loriane. Ormai vengo qua da quando ero piccola perdendo lo sguardo tra tanti i libri di ogni tipo. Loriane fin da piccola mi preparava sempre una tazza di tè ai mirtilli, sapeva che era sempre stato il mio gusto preferito. Me la metteva sul solito tavolo in cui sedevo e mi aspettava lì con una storia da raccontare.
Mi ricordo quando vidi la porta chiusa della biblioteca e mi misi a piangere, ma Loriane stava dietro a me perché voleva portarmi a guardare il tramonto leggendo uno dei suoi libri... che io ammiravo. Ammiravo profondamente.

Volevo farmi raccontare l'ultima storia da Loriane bevendo la solita tazza di tè ai mirtilli. Volevo darle un ultimo abbraccio e leggere almeno una sua pagina del suo libro. Ma alla fine dovevo raccontarle quello che mi aveva detto papà, non potevo lasciarla sola senza farmi più vedere.

Loriane si affaccia alla finestra gridando: "Helen! Vieni! Oggi voglio raccontarti la storia di come è nata questa biblioteca."
Con mezzo sorriso salì le scale che portavano al portone e mi trovai Loriane con le braccia aperte, come se non ci fossimo viste da tanto. Si staccò prendendomi per mano e portandomi nel nostro tavolo con due tazze di tè sopra.

Helen: "Loriane, scusa se te lo chiedo... ti andrebbe di raccontarmi la nostra storia?"

Loriane: "Giusto!"

Helen: "Vai.. voglio ascoltarla"

Loriane: "Mi ricordo quando avevi appena sei anni quando eri venuta qui, ma nella biblioteca c'erano ancora dei lavori da fare quindi decidesti di sederti davanti e prendere il tuo quaderno e iniziare a disegnarla. Io mi ero seduta accanto a te dicendo: 'io sono Loriane,la bibliotecaria,sei la prima bambina che viene in questa biblioteca!'
Mi ricordo che sorrisi e mi regalasti il tuo disegno della biblioteca che ho ancora tutt'ora. Da lì in poi hai iniziato a venire tutti i giorni... e noi abbiamo legato sempre di più, ho scoperto i tuoi gusti preferiti e cosa ti piaceva fare. Festeggiavamo sempre il tuo compleanno qua, solo noi due. Ti raccontavo sempre le storie di ogni tipo e ti aiutavo a studiare. Mi ricordo ancora i tanti regali che mi facevi ma che io non potevo accettare... perché il regalo più bello sei te piccola mia."

Le lacrime mi toccarono le guance lentamente fino a cadere sul pavimento.

Loriane: "Helen cosa hai?"

Helen: "Loriane... domani mattina ho l'aereo per Praga.."

Loriane: "Ti fa bene partire per un po', almeno vai a visitarla!"

Helen: "No Loriane, il fatto è che io devo andare a vivere lì. Papà deve lavorare e qui non trova niente, è obbligatoria questa cosa."

Loriane: "Helen dimmi che è uno dei tuoi scherzi che facevi da piccola."

Helen: "Loriane... mi dispiace."

Loriane stava piangendo.
È la prima volta che la vedo piangere.
Sto piangendo anche io. Il cuore che batte a mille e le mani che tremano.
Ormai si era fatto tardi. Mi alzo dalla sedia e l'abbraccio. Più forte che mai.

Loriane: "Promettimi che non ti scorderai mai di me, di tutto quello che abbiamo passato."

Stringendola ancora più forte.

Helen: "Ti voglio bene Loriane. Te ne vorrò sempre."

Staccandomi dall'abbraccio esco dalla porta.
Mi mancherai Loriane.
Mi mancherai.

L'immensità.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora