06. Calze

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Fu affondò le mani nelle tasche del giubbotto, incassando la testa fra le spalle e nascondendo la bocca fra le pieghe della sciarpa di lana scura, posando lo sguardo sul possibile acquisto e sull’uomo che, fiducioso e impaziente del suo giudizio, lo teneva in mano: «Sei veramente serio di ciò che vuoi fare?» domandò l’anziano, scuotendo appena il capo e dando una seconda occhiata alle calze di lana rossa e sulle quali era stata cucita una renna in feltro, le cui zampe erano elementi a sé: «Bridgette ti uccide se le compri queste.»
«Che problemi ha quella donna?»
«Che problemi hai tu» borbottò Fu, scuotendo appena la testa e lasciando andare un sospiro: «Non penso sia così difficile…» si fermò, aggrottando lo sguardo e annuendo con la testa: «Dimenticavo: Shangri-la.»
«Sai, non è facile stare dietro alla moda quando sei confinato in una grotta» dichiarò Felix, rigirandosi le calze fra le mani e fissandole con un sorriso divertito: «Sono giunto a Parigi poco prima di Bridgette e…beh, se non fosse stato per i miei soldi e per il mio assistente, adesso girerei come un uomo dell’Ottocento. Per questo, perdonami se non comprendo tanto di moda femminile o altro» si fermò, portandosi una mano alla testa e spettinandosi le ciocche: «Già non la capivo nel mio secolo.»
«Gioielli e vai sempre sul sicuro» sancì con decisione Fu, accompagnando le sue parole con un gesto affermativo della testa: «Se ho imparato una cosa, nei miei centonovant’anni, è che un gioiello apre…» si fermò, schiarendosi la gola e allontanando un po’ la sciarpa dal volto: «Beh, penso che tu abbia capito.»
«Fidati, mio caro e piccolo Fu, non solo quelli ti aprono certe vie» commentò Felix, ridendo alla sua stessa frase e rigirandosi le calze fra le mani: «Per Xiang potrebbero andare?»
«Considerando che quella ragazza ha la tua stessa concezione di moda…»
«Considera che è sotto l’ala protettrice di Bridgette e le sue amiche sono Marinette, Sarah e Lila.»
«Perché non te le compri per te?» bofonchiò Fu, scuotendo il capo e osservandosi attorno, guardando poi al di là del negozio di intimo in cui si erano rifugiati: il centro commerciale era stato addobbato, nonostante fosse ancora inizio dicembre e si poteva respirare quella particolare aura che impregnava l’ultimo mese dell’anno.
Il Natale era una cosa seria e lo si poteva capire dalla merce esposta: calze con Babbo Natale affiancavano calzettoni di lana rossi, completini di intimo rosso, pigiami con renne e quant’altro erano stati esposti nel negozio in cui si trovavano e anche gli altri non erano da meno.
Mentre raggiungevano la meta di Felix aveva osservato abeti su cui erano state poggiate, secondo un ordine preciso, maglie e pantaloni; il negozio di giocattoli aveva un enorme Babbo Natale all’ingresso e le casse dell’intero luogo risuonavano dei classici jingles natalizi.
A tutto ciò si accompagnava anche quella sensazione di tranquillità che l’aveva avvolto da quando Kwon era stato battuto: tanti mesi senza una minaccia per Parigi, avevano reso quel Natale ancora più magico.
«Cosa state facendo?» la voce di Alex fece sobbalzare l’anziano, completamente immerso nei propri pensieri e si voltò, ritrovandosi a fissare il giovane che viveva con lui e che, in quel momento, non aveva occhi che per le calze ancora tenute da Felix: «Le voglio.»
«Cosa?»
«Le voglio!» ripeté Alex, afferrando, senza tante cerimonie, l’indumento dalle mani di Felix e ghignando alla vista della faccia della renna: «Saranno perfette con il mio maglione con la renna ubriaca. Mi mancano solo un cappello stupido e dei pantaloni imbarazzanti e sarò pronto per la vigilia di Natale.»
«Sempre detto che gli yankee sono idioti» mormorò Felix, scuotendo la testa e fissando l’altro come se gli fosse spuntata una seconda testa: «O forse sono menomati mentali?»
«Ehi, il ventiquattro ho una videochiamata con i miei, quindi mi devo vestire nel peggior modo possibile per far prendere un infarto a mio padre» spiegò Alex, leggendo il cartellino delle calze e aggrottando lo sguardo: «Mi serve un numero più grande» dichiarò, avvicinandosi agli altri calzini gemelli e cercando la propria misura: «Vuoi mettere la reazione del sergente Simmons quando mi vedrà con un cappello da Babbo Natale, la maglia con la renna, questi ai piedi e dei pantaloni degli dell’elfo preferito di Babbo Natale? Un collasso è assicurato.»
«E perché vorresti fare tutta questa fatica?»
«Perché tanto sono già la vergogna che macchia la sua vita?» domandò Alex, prendendo un paio di calze e controllando il numero: «Quindi marciamo su questa cosa e vediamo di trarne un po’ di divertimento, ovvero la faccia di mio padre quando mi vedrà.»
«E non l’hai visto l’anno scorso» mormorò Fu, passandosi una mano sul volto e scuotendo il capo, cercando di scacciare ciò che la sua mente riportava a galla: «Sembrava il tipo di quel film…dai, quello dove il protagonista viene cresciuto da Babbo Natale e poi va a cercare il padre…»
«Elf, maestro. Si chiama Elf» dichiarò Alex, sorridendo al ricordo e alzando la testa verso il cielo: «Peccato che mia madre l’ha girata in modo che ero tornato da un lavoretto che avevo preso per Natale, ma quest’anno riuscirò nell’impresa.»
«Tu hai dei problemi, yankee.»
«Lo so, e tutti riportano il nome di mio padre» decretò Alex, alzando le calze e sventolandogliele in faccia: «Vado a pagare queste.»

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Ed eccoci di nuovo qua! Nuovo giorno e nuovo tema, questa volta è Calze e nuovamente abbiamo Felix alle prese con lo shopping. Beh, che dire? Non fa proprio per lui! Comunque sto notando che, sebbene i vari capitoli siano slegati fra loro, si stanno susseguendo un po' come se fosse una classica storia e, piano piano, la trama si avvicina al Natale.
Detto ciò, come sempre, vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

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