8. Non ho scelta

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Avviso: In questo capitolo sarà presente una parte con il bollino rosso

"TU!" grido, verso la persona che mi si mostra: Valentine Morgenstern.
"Calma Verity... non voglio farti del male... non ancora almeno." dice, con il suo tono agghiacciante
"Cosa vuoi da me?" gli chiedo, intimorita
"Solo farti diventare un' abile cacciatrice."
"No grazie... visto come mi hai trattata quando ero ancora in fasce!" ribatto, con tutto il disprezzo che ho in corpo. Non ho intenzione di fare nulla per quest'uomo
"Mi dispiace! Non pensavo che saresti stata così potente! Ma tu... tu sei la degna cacciatrice" Si allontana da me, e lo sento spingere qualcuno a terra, sul qualcuno che mugugnava in precedenza; Valentina lo ha spinto alla luce, dove possa vederlo e riconoscerlo.

Sebastian, imbavagliato e ferito, nonostante mani e piedi legati, tenta di avvicinarsi a me, e io faccio lo stesso. Guardandolo bene, oltre che malconcio, sembra malnutrito e stanco.
"Seb, Cosa ci fai qui?! Non sei in istituto?!" quando siamo abbastanza vicini, avendo io le mani libere, tolgo a Sebastian il bavaglio sulla sua bocca, in modo da farlo parlare
"M-mi d-dispiace.." riesce solo a dire, mentre mi guarda con occhi sofferenti
"Per cosa?" gli chiedo: anche se mi ha trattata male e ferita, anche io ho fatto lo stesso con lui, e non riesco a cancellare l'amore fraterno che provo verso di lui.
"All'istituto... non sono io.... Jonathan." è quello che riesce a dire, in un sussurro, prima di perdere conoscenza.
"No! Seb, starai bene vedrai!" dico accarezzandogli la guancia; poi mi volto verso Valentine.

La rabbia mi accende come un fuoco, e sento di nuovo la sensazione di onnipotenza dentro di me. Le corde che mi tenevano legata per il busto si rompono, mentre il mio corpo si alza da terra, e poi si stacca anche da quella, rimanendo sospeso a mezz'aria. Non avendo i coltelli a portata di mano, sento delle scariche di energia uscire dalle mie mani: le punto verso Valentine, e lui mi guarda atterrito, per poi ritirarsi in un portale appena creatosi.

Lo lascio andare, in quanto la mia priorità, al momento, è Sebastian.
Una volta slegato, a fatica me lo carico sulle spalle e lo porto fino ad un taxi, il quale ci porta in Istituto. Appena scendo vedo il mio ragazzo corrermi incontro, preoccupato come non mai.
"Verity!", mi stringe tra le forti braccia, poi mi allontana abbastanza da guardarmi negli occhi e chiedermi "come stai?". Appena posa lo sguardo sul sedile posteriore del taxi, vede Sebastian incosciente "e lui?" chiede, aggrottando le sopracciglia
"Io sto bene, ma Sebatian no!"esclamo io, con le lacrime agli occhi, rifugiandomi nel suo petto
"VERITY! Vieni in infermeria!" grida mio fratello, mentre si avvicina correndo
"No, dobbiamo portare Sebastian in infermeria!" lo correggo, e i due ragazzi lo prendono di peso per portarlo dentro.

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E' il secondo giorno da quando abbiamo riportato Sebastian all'istituto, eppure lui non ha ancora ripreso conoscenza. La preccupazione per lui si riflette sul mio umore, sulla fame e sul sonno. Non ricordo l'ultima volta in cui ho mangiato o dormito, sono costantemente appostata in infermeria, nella speranza che Sebastian si svegli.

Alec's pov
Da quando abbiamo riportato Sebastian all'Istituto, per Verityt esiste solo lui. Comprendo la sua preoccupazione, tuttavia, oltre che essere estremamente preoccupato per lei, ammetto di essere un po', anzi molto geloso. Ora che io e Verity siamo felici, Sebastian è di nuovo tra di noi, anche senza volerlo.
Durante il mio addestramento, finalmente, viene annunciato che Sebastian ha ripreso conoscenza, perciò mi dirigo a vedere le sue condizioni, ma soprattutto a reclamare mia amata Verity, in infermeria.

Verity's pov
Leggo un libro in silenzio, raggomitolata sulla poltrona che Alec mi ha gentilmente portato vicino al letto di Sebastian, per permettermi di stagli accanto, quando vedo Sebastian strizzare gli occhi per poi lasciar vedere il blu dell'iride.
"Ver? Sei tu?" chiede, con la voce impastata dal sonno.
"OH SEB!" lo stordisco, abbracciandolo "Mi hai fatta preoccupare così tanto!" Lui prima mi abbraccia, poi mi allontana all'improvviso, guardandomi in panico
"Jonathan!" esclama "Ha preso le mie sembianze per infiltrasi, dobbiamo fermarlo!"
"Tutto bene, è scappato non appena ti abbiamo riportato qui.." lo tranquillizzo, poi la mia voce si incrina, al solo pensiero della discussione che abbiamo avuto, quando pensavo fosse lui.
"Cos'hai?" mi chiede lui, preoccupato
"Pensavo alle cose che mi hai detto.. cioè, che Jonathan mi ha detto" mormoro, guardandomi le mani
"Cosa ha detto?" chiede lui, in uno sbuffo, cercando di mantenere la calma
"Che dovevo lasciarti stare, che non mi avevi perdonata per averti "usato".." mentre parlo, Sebastian mi mette una ciocca bionda dietro l'orecchio, poi mi alza il viso, per guardarlo
"Ver... io ti perdonerò sempre.. io farei qualunque cosa per te" dice dolcemente, e io lo stringo forte a me, mentre arriva il resto del gruppo.

𝐀𝐧 𝐀𝐫𝐫𝐨𝐰 𝐢𝐧 𝐦𝐲 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭 // 𝐀𝐥𝐞𝐜 𝐋𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐨𝐨𝐝Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora