parte 2

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"Cosa stai facendo?" chiese Mari prima che Yuri corresse fuori dalla porta, ancora bloccato nella foschia della privazione del sonno. "Sto andando a vedere Victor, cos'altro potrei fare?" Rispose come se fosse stato qualcosa che avesse fatto tutti i giorni della sua vita. "Non ti piace vivere qui o qualcosa del genere?" Yuri lanciò uno sguardo al pavimento, mordendosi il labbro. "Già... E-E cosa ci sarebbe di strano se non mi piacesse?" mormorò, le sue parole emanavano sicurezza ma l'esitazione nella sua voce provava altro. "Yuri. Vieni qui." quasi urlò Mari. Il suo apatico sguardo era duro come non mai. Arrancando, Yuri si fermò quando sentì delle soffici braccia intorno a lui. Guardò su.

"Va bene. Andrà tutto bene." sussurró Victor. "N-No! Ho fallito! L'anno scorso avevo promesso che avrei vinto l'oro per t-te e-e" singhiozzó Yuri sul petto di Victor, le lacrime gli bagnavano l'abito. A volte Yuri le beveva mentre parlava. Sapevano di sale, e della colonia che Victor metteva sempre. Bruciavano un po' sulla lingua. "N-no, dimentica quello che ti ho detto, veramente n-non volevo, i-io-" Victor tentò di cercare le parole adatte, ma non erano da nessuna parte. Yuri aveva vinto la medaglia di bronzo alla finale del Grand Prix quell'anno.

Aveva promesso e giurato sul suo cuore che avrebbe vinto l'oro per Victor quell'anno. "Questo è l'anno giusto", dicevano sempre. "Sarà il tuo ritorno." Ma anche JJ ritornò. L'anno prima Yuri vinse l'argento solo perché JJ aveva sbagliato, ma quell'anno lo stupido arrogante ma talentuoso era ritornato sul ghiaccio più in forma che mai. Yuri non voleva neanche pensare a Yurio, che lo aveva umiliato per la seconda volta. Erano entrambi più giovani ed entrambi sapevano pattinare meglio di lui, Yuri si sentiva sconfitto.

Si sentiva come se non potesse fare niente di giusto nonostante quante ore lavorasse sul ghiaccio, nonostante quanto Victor andasse lontano per provargli il suo amore; nulla avrebbe fatto pattinare meglio Yuri.

"Hai bisogno di uscirne, okay?" La voce di Mari era mescolata con inquietudine e preoccupazione; i suoi occhi mostravano lo stesso. "N-Non posso! Si sveglierà un giorno, lo so!" Yuri si scrollò di dosso l'abbraccio di Mari e raggiunse la porta. "È in coma, non è morto." Yuri finì e sbattè la porta.

"Dove stiamo andando, amore?" tubò amorevolmente Victor. Yuri sorrise. "Ovunque tu voglia." Era il loro quarto anniversario di matrimonio e avevano preso la macchina per andare in qualche posto stravagante e fare qualcosa- ma non sapevano cosa. "Uh-possiamo... hm." Yuri poggió un dito sotto il mento, non notando che Victor lo stava spogliando con lo sguardo.

"So io cosa potremmo fare~" disse in modo seducente. "Oh, cosa?" replicò Yuri, innocente. "Slaccia la cintura di sicurezza." ordinò Victor. "Non è sicuro guidare senza la cintura di sicurezza-" "E chi dice che guideremo?" Victor deve una smorfia e deve avvicinare Yuri, avvolgendolo in un bacio appassionato. Yuri si sciolse al suo tocco, il bacio si trasformò in toccarsi, toccarsi si trasformò nel prendere e dopo poco il loro bacio si trasformó in una faccenda bollente.

Il viaggio in macchina verso l'ospedale fu tranquillo, un silenzio quasi morto riempiva la macchina vuota che tempo prima portava anche Victor, e a volte anche Makkachin. La fronte di Yuri si aggrottò ricordando il cane e quanto fosse stato trascurato dall'incidente sul ghiaccio di Victor... sembrava passato così tanto tempo. Iniziò a ricordare ma scosse la testa; non voleva ricordare.

Chi avrebbe voluto?

"V-Victor... Mi dispiace così tanto. Mi dispiace essere un vigliacco. Mi spiace ma non posso farlo, non posso non posso proprio..." Le parole di Yuri si trasformarono in mormorii, e i mormorii si trasformarono in una cantilena. "Non posso non posso non posso non posso proprio non posso..."

"Se dovessi finire così, voglio che tu stacchi la spina."

Non posso farlo Victor, voglio che tu torni indietro, credo ancora che tu possa tornare indietro, penso che tu possa svegliarti in ogni minuto e sarò capace di tenerti ancora-" le lacrime scorrevano sul suo viso- qualcosa a cui si era abituato.

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