Capitolo 13

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Il giorno dopo al tramonto arrivammo a Windlake, una delle cittadelle più popolate della costa, più a Nord rispetto a Ember e sempre più vicina alla capitale: Shaka.

Sembrava che non fosse successo nulla il giorno prima, nessun morto e niente sangue sul ponte, mi chiesi chi ripulì l'orrore dell'esecuzione. Non ero scossa per la morte di Barrow, ma era davvero surreale che qualcuno uccidesse a sangue freddo e senza pentimento un altro essere. Era l'azione in se che mi terrorizzava.

Se Ark era capace di ammazzare con una freccia il suo più caro amico e al contempo il suo più acerrimo nemico, cos'altro avrebbe potuto fare alla mia famiglia, che non conosceva nemmeno? Fortunatamente avevo coperto abbastanza bene i rimasugli dei miei affetti, ma sapevo che arrivata a Shaka sarebbe stata solo una questione di tempo prima che fossi scoperta.

Pure la corona aveva le sue cose da sbrigare; nonostante avesse un carico da consegnare –me-, la priorità passava ad altro che non mi era dato sapere. Io e Kasim eravamo stati lasciati liberi di scendere dall'attracco di Windlake se accompagnati. Per quanto la città fosse piccola non era poi così difficile sparire, e perciò tentare la fuga considerate tutte le torrette di controllo. Di quella città si raccontavano storie raccapriccianti, come il fatto che il destino di un uomo era di facile decisione: o veniva venduto come schiavo, o arruolato.

Eppure qualcosa mi sfuggiva, ci avevano dato troppa libertà, ma in quel momento non ci pensai e iniziai a girovagare fino a quando non si fece abbastanza buio da adocchiare qualcuno e derubarlo. Non lo facevo da mesi ma non sarei riuscita ad andare avanti a thè ancora per molto.

Nonostante ormai fossi loro alleata i comandanti sottoposti ai reali non vedevano differenza tra me e uno qualsiasi dei pregiudicati nelle celle, e questo comportava lo scarseggiare del cibo. Ogni tanto qualche membro dell'equipaggio mi portava qualcosa da quando avevamo combattuto Balthazar, ma niente di più che un pezzo di carne e del pane raffermo.

Girando per le vie trovai qualcuno che faceva al caso mio: imbranato, confuso, forse ubriaco e abbastanza giovane per essere raggirato. Il malcapitato girava con un bicchiere in ceramica, il sacco portamonete che fuoriusciva dalla tasca e barcollava. Taglio di capelli da rifare totalmente e camicia abbastanza rovinata.

Veniva dalla mia parte, così spintonai per purissimo sbaglio il ragazzo che mi faceva da guardia contro di lui; quando l'uomo cadde a terra io lo aiutai ad alzarsi, e con la scusa sostituii il suo sacco pieno di monete con il mio, sostanzialmente quasi vuoto.

"Stai attenta..." tentò di dire il mio graditissimo accompagnatore.

"Fammi il favore, non osare chiamarmi strega. Ho un nome, Sabriel, usalo."

"Stavo per dire ladra. Ho visto questo trucchetto fin troppe volte." L'uomo sorrise.

"Oh, che paura, scommetto che ora mi arresterai!" dissi con ironia.

"No, se dividi il bottino con me."

"Wow, altro crimine, corruzione di soldato." Dissi lanciando l'intero sacchetto alla guardia.

"Non chiamarmi soldato. Ho un nome, Quan, usalo." Risi sfacciatamente, nessuno si era messo in un testa a testa con me, oltre i pirati. "Ok, sono ridicolo, comunque non mi importa niente delle monete, avrei comunque dovuto fermarlo per quanto era ubriaco." Disse rilanciandomi il sacchetto, che afferrai e misi velocemente in tasca. Dopo qualche secondo sentimmo dei lamenti dal malcapitato, ancora dove lo avevamo lasciato. Evidentemente si era accorto della truffa.

"Corri, prima che avvisi qualcuno dei vostri!"

Ovviamente non pensai né mi preoccupai di aspettarlo e iniziai la mia sfacchinata fino a quasi l'esterno della città, quando mi fermai mi resi conto di averlo praticamente lasciato indietro. Comparì una decina di secondi dopo con il fiatone, mettendosi le mani sulle ginocchia e piegandosi in avanti per riprendere fiato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 09, 2017 ⏰

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