Non ricordo esattamente quando il suo sguardo si posò su di me ma ricordo benissimo come oltre me,non posò lo sguardo su nessun'altra. Come fossi l'unica cosa,l'unica persona che Lui voleva guardare,vedere.
Non ci siamo mai rivolti la parola,solo candidi sguardi ma in quegli sguardi,Dio in quegli sguardi ci siamo detti il mondo.
Lui ha uno sguardo curioso,uno sguardo infantile eppure non è più un bambino,è un ragazzo.è un uomo. Non le concepisco quelle ragazze che si lamentano della scomparsa degli uomini di una volta e loro,chi si credono di essere nei loro leggins e reggiseni push up,il decolté volgarmente in vista,le loro maglie e giacche alla moda? i loro valori sbiaditi,urlati a colore,tatuati in bianco e nero. Principesse moderne?
I tempi cambiano,tutto si evolve ma certi valori restano perché siamo noi a portarli dentro. Perché noi siamo quello in cui crediamo.
Manolo sale sull'autobus ormai pieno,io lo guardo dal basso della mia altezza,seduta nel mio posticino. Sono una tipa solitaria io ma non nel vero senso della parola,non prendo sul serio nessuno,me compresa. Alla falsità preferisco la solitudine,non posso dire lo stesso della moltitudine. E' la solitudine dei miei giorni. Io guardo Manolo,Manolo guarda me accennando un sorriso,Elia,questo il nome dello sconosciuto,segue i nostri sguardi. E' una bella forma geometrica la nostra. Tre punti appartenenti a tre rette diverse. Un triangolo. Io ho sempre le cuffiette alle orecchie,Lui osserva,ascolta. Lui vive la gente. Io vivo le parole. I pensieri. I miei più che altro.
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Le parole che non dico mai
RastgelePensiamo troppo ma non parliamo abbastanza,non tra di noi. E se solo parlassimo? Cambierebbero le cose? Il solito autobus,un ragazzo come tanti,tante parole in un gioco di sguardi.