7.🗝️Room 34

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🚘Logan.

Ore 03:00

Se c'era una cosa che a Logan Bernëd non piaceva, era la pioggia. E no, non solo perché gli ricordava l'incidente.
A Logan non era mai piaciuta la pioggia, o il brutto tempo in generale. Da bambino non poteva giocare fuori con gli altri bambini del vicinato se c'era la pioggia, e nel piccolo paesino scozzese dove era nato pioveva sempre.
Se ne stava seduto con una sigaretta fra le labbra, la cenere che cadeva e sporcava i suoi pantaloni.
Aveva un blocco dello stesso scrittore, anche se non era quello il termine con cui amava definirsi. Ce n’erano molti di termini per definire Logan, e nessuno di quelli erano positivi.
Stava scrivendo di quello che era successo quella notte, stava raccontando la sua storia, una storia che nessuno avrebbe mai letto perché Logan era un vigliacco e non si era fermato quella notte.
Logan non si era fermato e non riusciva a non pensarci.
Avrebbe potuto far leggere quella storia a qualche suo amico, a sua madre, quando avrebbe finito. O alla famiglia del giovane e alla polizia, magari.
Ma Logan non lo avrebbe fatto.
Perché Logan era un vigliacco e non aveva il coraggio di affrontare la vita vera, quella vita che non aveva mai vissuto veramente.
Alzò lo sguardo dallo schermo luminoso, sbattendo più volte le palpebre per la luce forte.
Guardò fuori dalla finestra, il suo passatempo preferito, e scorse qualcuno sotto la pioggia battente.
Era una ragazza, bionda, con abiti corti e scollati. Camminava tranquilla verso il motel, come se la pioggia nemmeno la sfiorasse.
Avanzava piano e con occhi sbarrati, come se non fosse realmente lì, in quel corpo, in quel preciso istante.
Prima di scomparire, Logan ne era sicuro, la ragazza incrociò il suo sguardo.
Fu così velocemente che per un istante pensò di esserselo immaginato.

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