Quel gemito riecheggiava ancora nelle orecchie di Aleksandar, che ad occhi spalancati, alzava lentamente la testa per guardare in faccia il suo migliore amico, lo trovò con le guance arrossate, le labbra schiuse e il respiro affannato.
Gli occhi limpidi come il mare d'estate, erano pieni di qualcosa di diverso, era come se lo stesse pregando di fare qualcosa e Alek, pieno di paure e dubbi, osò, rischiando un'amicizia durata una vita, rischiò di perdere la persona più importante ma non se ne pentì quando toccò le sue labbra con le proprie.
Erano più ruvide di tutte quelle che aveva mai baciato, sapevano di fumo e non di qualche rossetto al sapore di crostata, erano carnose quel che bastava e non esagerate come spesso quelle femminili.
Un brivido percorse entrambi, come una scossa dettata dal proibito, dal provare qualcosa di totalmente nuovo, dall'unirsi alla persona più importante della propria vita.
Jovan fu stordito da quelle labbra che si muovevano sulle sue quasi con timore, non si pentì quando schiuse le proprie, accogliendo la lingua del suo migliore amico che sapeva di liquore e menta, andava matto per quelle fottute caramelle.
Aveva notato il cambiamento di Alek nell'ultimo periodo, si era accorto di come stesse male, sempre nervoso, sempre in allerta, sempre fisso su di lui.
Si era accorto del modo in cui lo guardava o si ingelosiva, si era accorto di tante cose che in nome della loro amicizia aveva preferito ignorare.
Ciò finché non lo aveva visto con un altro ragazzo a casa sua. Allora lì aveva capito che se il pensiero di Aleksandar con una ragazza non lo disturbava, quello di lui con un uomo, non riusciva a mandarlo giù.
I pensieri iniziali durante quel timido approccio si dissolsero nell'aria attorno a loro, i corpi si unirono sempre più e le mani di uno finirono tra i capelli dell'altro, mentre quest'ultimo gli arpionava i fianchi.
Le lingue scivolarono umide l'una sull'altra ininterrottamente, assaporandosi in modo rude, possessivo, bagnato.
Non avevano idea di cosa sarebbe successo dopo quel momento, ma a loro non importava, non quando i cuori scoppiavano così forti nel petto e per la prima volta si sentivano completamente amati e desiderati.
Quando si staccarono per respirare, gli occhi di entrambi si aprirono lentamente, incatenandosi alle iridi chiare dell'altro.
Nessuna parola uscì fuori dalle bocche rosse di baci, solo dei respiri affannati.
Poi un suono estraneo a loro, li fece sussultare riportandoli alla realtà e Jovan tirò fuori il telefono, accettando la chiamata.
Aleksandar lo fissò intensamente, ancora scosso da quel bacio, mai avrebbe pensato che Jovan glielo avrebbe permesso eppure eccolo lì, a parlare al telefono con sua madre, con le labbra arrossate.
Jovan chiuse la chiamata, riponendo il telefono in tasca e si voltò a guardare il suo migliore amico.
"Devo tornare a casa, hanno litigato quei due"Alek annuì semplicemente, iniziando a temere che a breve una cappa di gelo si sarebbe formata tra loro due ma Jovan lo guardò ancora un po' prima di dire
"Vieni con me?"**
Finalmente solo, in camera di Jovan, Aleksandar poté sorridere come un idiota al ricordo di poche ore prima, quando aveva baciato l'unica persona che era mai riuscito ad amare.
Jovan era più di un fratello, un migliore amico, una famiglia e un amore, era la sua intera vita, che iniziava e finiva da lui.
Ormai era calata la sera in quella giornata da ricordare, Alek si chiedeva se sarebbe capitato di nuovo, Jovan non riusciva a togliersi dalla testa ciò che aveva provato.
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Silver's Coffee
Teen FictionNon c'è niente di meglio di un caffè caldo in una brutta giornata, specie se a servirlo è un 'coso' dagli occhi argento.