Connor indossava quell'anello da quasi cinque anni, un semplice cerchio d'argento che impreziosiva il suo indice.
Lo riteneva un portafortuna, qualcosa di cui non si liberava mai e che Nikolaj ora fissava con insistenza, cercando un briciolo di forza per sopportare quella situazione."Ti piace?" attirò la sua attenzione la voce calda e roca di Connor che posò la tazza di caffè sul basso tavolino, sfilandosi via l'anello dal dito per porgerglielo.
Nikolaj sgranò gli occhi color nocciola e guardò il cerchietto brillante a lungo prima di afferrarlo delicatamente e portarselo tra le mani.
Era enorme per le sue dita piccole e sottili, sarebbe scivolato via nel giro di un secondo.
Quel pensiero lo fece sorridere impercettibilmente e Connor lo osservò, domandandosi perché la sua sola presenza avesse tutto quel potere sul ragazzino.
Sospirò e si piegò in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
"Ho fatto delle ricerche sul tuo conto" confessò, facendo tremare l'altro che si fece sfuggire dalle dita l'anello, il quale rotolò sul pavimento fino a fermarsi contro una gamba del tavolino.Nikolaj si fiondò a recuperarlo, sentendo il cuore in gola e quella terribile sensazione che lo assaliva ogni qual volta che qualcuno lo definiva strano o malato.
Si tirò su e porse l'anello al suo proprietario mormorando un 'mi dispiace' che racchiudeva molto più di ciò che poteva sembrare.
Connor lo riprese lentamente, sfiorando le dita gelide del ragazzino. Quel piccolo particolare gli fece notare che dentro l'abitazione, eccetto per il camino acceso, i riscaldamenti non erano in funzione e un clima a tratti gelido adombrava le stanze.
Infilò l'anello sull'indice e prima che Nikolaj potesse allontanarsi afferrò entrambe le sue mani, racchiudendole nelle proprie grandi e calde.
Il più piccolo rimase immobile a quel gesto, guardandolo dall'alto con l'aria che gli mancava nei polmoni.
Connor potè osservarlo meglio, due grandi occhi nocciola impreziositi da pagliuzze color oro erano incastonati in un viso dalla pelle di un pallido rosa, dai lineamenti dolci e gli zigomi pronunciati, una bocca sottile ma rossa e un nasino dritto. A incorniciarlo una cascata scomposta di capelli biondo miele.
"Ti prenderai la febbre se continui a vivere con questo freddo in casa" lo ammonì dolcemente, stringendo le sue mani per riscaldarle.
"Lo faccio per risparmiare.." mormorò sentendosi in colpa e in imbarazzo per la sua osservazione.
Connor sospirò e senza rendersene conto si lasciò sfuggire un'espressione che fece scattare via Nik.
"Qualcuno dovrebbe prendersi cura di te"Gli occhi del più piccolo erano nuovamente sgranati ma l'espressione lievemente dura e accigliata.
"Non voglio la pena di nessuno, ho sempre badato a me stesso da solo. Sono in grado di farlo" sbottò mostrando carattere.Ma Connor ci vide solo un piccolo gattino di strada che tentava di difendersi mostrando unghie e denti.
"Non sei stanco di essere solo?" si alzò a sua volta, raggiungendolo e sovrastandolo in altezza.
Non riusciva a capire perché gli importasse così tanto ma gli importava e questa era l'unica cosa che contava."Perché? Perché sei qui?! Dovresti odiarmi, io rovino sempre tutto!" urlò con le lacrime agli occhi Nikolaj, non riuscendo a strappare nessuna smorfia all'altro.
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Silver's Coffee
Teen FictionNon c'è niente di meglio di un caffè caldo in una brutta giornata, specie se a servirlo è un 'coso' dagli occhi argento.