Un raggio di luce si posò sugli occhi chiusi di Aleksandar, immerso in un groviglio di lenzuola e coperte.
Borbottò qualcosa nel sonno per poi rigirarsi più e più volte finché non si decise ad aprire gli occhi e abituarsi alla vista di una stanza che non era la sua.
Allungò un braccio alla ricerca del corpo di Jovan ma trovò solo il materasso tiepido, fece una smorfia e si accorse della porta del bagno aperta, all'interno una nuvola di vapore e il rumore inconfondibile di acqua contro il piatto della doccia.
L'idea di andare a sbirciarlo lo fece sorridere come un idiota, passandosi una mano sul viso al ricordo di quei due baci che si erano scambiati.
Forse si stava sbagliando, ma non aveva mai sentito Jovan così suo prima d'ora.
Si alzò, tirando via in un fruscio le lenzuola, si avviò verso la porta socchiusa ma dovette fermarsi a metà strada, quando il suo telefono iniziò a squillare sopra il comodino.
Sbuffò e ritornò indietro per vedere chi fosse a quell'ora del mattino, si corrucciò leggendo il nome di sua madre e gli sfuggì un piccolo sorriso, portandosi il telefono all'orecchio.
Jovan fermò entrambe le mani tra i capelli per metà insaponati, nel sentire la voce di Alek parlare in serbo, chiuse l'acqua e si mise in ascolto, capendo dopo poco che fosse al telefono con sua mamma.
Finì di sciacquarsi velocemente e uscì fuori, legandosi un asciugamano in vita, tornò in camera proprio mentre Aleksandar salutava sua mamma e si accorse subito degli occhi lucidi.
Non vedeva la sua famiglia da più di un anno, si trovavano dall'altra parte del mondo e l'unica cosa che Aleksandar aveva era Jovan.
Mise via il telefono e incrociò gli occhi azzurri del suo migliore amico che corse ad abbracciarlo.
"Possiamo fuggire, andare da tua mamma, respirare un po' dell'aria di Belgrado. Solo io e te" gli sussurrò, bagnandolo sulla spalla col mento.Aleksandar sorrise, scuotendo appena il capo, stringendo maggiormente il suo tutto.
"Certo siamo così ricchi da potercelo permettere" gli ricordò con ironia, affondando una mano tra i suoi capelli bagnati, tirandosi un poco indietro, guardandolo negli occhi posti alla stessa altezza dei propri."Ne ho un po' da parte" insistette l'altro, facendo scorrere le dita lungo la sua schiena nuda, mordendosi il labbro senza rendersene conto.
"Smettila" sussurrò Aleksandar, non sapendo se per ciò che stava dicendo o per quel dannato labbro che continuava a torturare con i denti.
Jovan fermò le mani all'altezza dell'elastico dei boxer e inclinò la testa leggermente di lato, in modo del tutto naturale.
Alek si inumidì le labbra pronto per un bacio che non ebbe mai inizio. Il telefono squillò di nuovo e Jovan si staccò da lui con una smorfia.
"Sei super richiesto stamattina"Alek afferrò l'apparecchio, sorridendo nel vedere il nome sul display.
"Ciao Ilian!" esclamò allegro, non accorgendosi di Jovan che si era bloccato e voltato verso di lui con un sopracciglio inarcato.Niente di personale con quel ragazzino ma Aleksandar era suo, in tutti i sensi possibili, prima lo avrebbe capito, prima sarebbero rimasti tutti quanti amici.
"No, scemo non mi sono dimenticato di te! E sì ho risolto con Jovan, non preoccuparti" sentì dire dalla voce di Alek, con un gran sorriso sulle labbra.
Jovan tenne per sé un'imprecazione e sciolse il nodo dell'asciugamano proprio mentre l'altro stava parlando, rimanendo nudo sotto gli occhi verdi del migliore amico che si sgranarono alla vista del sedere tondo e perfettamente scolpito nella pelle diafana.
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Silver's Coffee
Teen FictionNon c'è niente di meglio di un caffè caldo in una brutta giornata, specie se a servirlo è un 'coso' dagli occhi argento.