7. UNA NOTTE, TANTI PENSIERI

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Quella notte Farya era stesa sul letto, con accanto Nävii che teneva la testa poggiata sulla sua pancia. Era compiaciuta da quella massa di pelo bianco che le faceva da coperta. Guardava l'animale con compassione, poi lo accarezzò. Il lupo si smosse leggermente, aprì gli occhi e sbadigliò, infine si riaccucciò per poi addormentarsi profondamente. Farya era assorta nei suoi pensieri, quando il suo sguardo cadde sul fagotto poggiato sul comodino. Lo prese, facendo attenzione a non svegliare Nävii, e snodò il fazzoletto in cui era avvolta la pietra. La adagiò sul petto. Era un po' pesante, e grande quanto tre palmi di mano. Era abbastanza grossa, tanto che Farya non riusciva ad avvolgerle completamente le mani intorno, e lo spazio restante era largo circa tre dita. Ma era la luce che stava all'interno ciò che le interessava di più: un cuore rosso, che si dilatava sfumandosi in uno strato aranciato, poi continuava con un color ambra, poi un verde smeraldo, il blu dell'oceano e il viola intenso come quello dei fiori. Come un arcobaleno intrappolato. Più lo guardava, più quel miscuglio di colori la faceva dubitare sull'identità dell'oggetto. La accarezzò: era un po' ruvida, ma era piacevole toccarla. Poi provò a bussare, e sentì che il rumore risuonava sotto le nocche: era cava, quindi doveva contenere qualcosa, probabilmente la fonte che produceva quel piacevole calore. Tamburellò con le dita sulla superficie ruvida della pietra, e quello che successe pochi secondi dopo la fece sobbalzare: la pietra cominciò a vibrare. Farya sollevò la testa dal cuscino con gli occhi strabuzzati, facendo svegliare Nävii, che si alzò mettendosi seduto e con lo sguardo attento. Anche lei si sedette sul letto, poggiando la pietra che continuava a tremare fra le gambe incrociate. Durò per qualche altro secondo, poi il tremolio finì. Farya pensava fosse tutto finito, ma non fu così: aveva le mani appoggiate sulla pietra, quando sentì uno strano rumore che gliele fece ritirare in uno scatto. Ciò la spaventò particolarmente, perché era come se la cosa che si trovava all'interno della pietra, dimenandosi e contorcendosi, grattasse lo spesso guscio roccioso che la divideva dal mondo esterno. Poi la pietra cominciò a dondolare e Farya, talmente spaventata, si alzò dal letto, allontanandosi il più possibile. Nävii la seguì, mettendosi davanti a lei ringhiando, per proteggerla. La ragazza non era più sicura che quella fosse una semplice pietra, o tanto meno se fosse una pietra. Il fatto che contenesse qualcosa le aveva fatto pensare vagamente ad un uovo, eppure le sembrava troppo strano per esserlo, non ne aveva mai visto uno del gente. La pietra fece un ultimo sussulto, poi rimase immobile sul letto. Farya non sapeva cosa fare e stava cominciando a pensare se quello strano oggetto non avesse potuto essere pericoloso. Ma ne era troppo affascinata, dai suoi colori e dai suoi rumori, ma soprattutto doveva sapere cosa si nascondeva all'interno. Quindi prese una decisione: prese una cassa di legno vuota, la riempì di paglia e poi, dopo averci messo la pietra, la richiuse. In questo modo il misterioso oggetto non avrebbe potuto disturbare lei e Nävii durante il sonno, i quali tornarono a letto. Farya fece fatica ad addormentarsi: la sua testa era piena di pensieri e domande. Cosa si celava all'interno della pietra? Doveva saperlo, e tormentata da quel pensiero, si addormentò, dopo aver dato un ultimo sguardo alla cassa.

La ragazza dal cuore di dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora