Disattenzioni

53 7 0
                                    

La più grande bugia che mi sono raccontata è sempre stata che siamo tutti onesti, sinceri.
Che la comprensione fosse fondamentale per non lesionarsi, che mettersi nei panni degli altri fosse sempre la cosa giusta da fare.
Non curante delle disattenzioni, ho perdonato e ho messo da parte le delusioni, tacendole.

Ho limitato il mio potenziale, ho silenziato il mio dolore come fosse una notifica sull'iPhone.

Mi sono ammalata per far stare male gli altri.

Ho ingoiato rabbia e sudore per sciogliere grovigli di giornate amare.
Ho bandito le mie insicurezze, le ho fatte in mille pezzi trasformandole in segreti che mi hanno avvelenato.

Complice di una posizione di equilibrio precario, ho preso i miei sentimenti e messi in un baule traboccante e sporco.

È stato così per molto, ho protetto così tanto gli altri che ho dimenticato il calore del mio corpo.

Ho pensato che potessi arrivare a non sentire più niente, nemmeno più l'aria è sono state troppe le volte in cui mi sono scordata di respirare.

Mi sono dispersa, così come fanno le foglie, improvvisamente, senza far rumore, calpestate da chiunque.

Ho attraversato marciapiedi unti di finzione sbandando su chiazze di avidità.

Ho perso tramonti e albe confidando lo sdegno solo alla pioggia.
Non mi sono ascoltata e mi sono dispersa nei luoghi comuni, nelle cose più frivole, nelle sentenze di estranei, nei bassifondi della povertà delle anime sole.

Netturbina dei problemi altrui, spazzavo le insicurezze degli altri e nascondevo le mie.

Non ho avuto consapevolezza di me stessa per molto tempo, il tempo che ho impiegato a crescere, il tempo che ho impiegato ad amare, soprattutto il tempo che ho impiegato per essere amata.

C'è stato un punto poi, in cui ho sentito il cuore rompersi.
Il corpo cedere, le mani tramare come mura oscillanti di un terremoto misurabile su scala 10punto10 di privazione.
Se solo avessi avuto la forza avrei gridato talmente tanto da demolire una città intera.
Ero stanca, stanca di tacere, stanca della calma, stanca di non cavalcare le onde e fregarmene del vento contro.
Stanca di vivere una vita non mia, stanca di pensare che non fossi abbastanza, stanca di sentirmi inadeguata.
Quel giorno ho capito quanto fosse stravagante l'idea di rappresentare solo me stessa, ho sentito i muscoli rilassarsi, ho lavorato sodo su di me, ho accarezzato ogni difetto e mi sono donata tenerezza.
Ho creduto troppo, ho sentito troppo, più degli altri, prima degli altri.

Ho iniziato a camminare e poi correre verso ogni obiettivo, lasciando indietro la polvere, lasciando indietro chi voleva restare nella mediocrità.
Ho ringraziato Dio con la neve nel cuore, lontana dal sole.

Ho corso con la gola secca, ignorando ogni sorsata di cazzate quotidiane
lungo il tragitto.

Sono una persona diversa, oggi, non taccio più, non mi disperdo più nelle realizzazioni altrui, non mi interesso più delle attese/pretese dei conoscenti.
Non domando più nemmeno il perché, se gli altri si fermano senza di me volto le spalle, attendo qualche secondo il tempo di realizzare quanto questo meriti attenzione e poi vado avanti, perché sono io a meritarla.

Non ho più tempo di incastrarmi nelle relazioni tossiche, il mio cuore ha assorbito così tanto che una volta a settimana ho bisogno di strizzarlo sotto la doccia, insieme alla spugna piena di bagnoschiuma e bile.

In verità ho capito che poche persone meritano il tempo dei tuoi sguardi, l'accuratezza delle parole.
Non mi mordo più la lingua davanti le ingiustizie, adesso divoro chiunque creda di sapere anche solo lontanamente quanto mi è costata questa fottuta sensibilità.

Ad oggi demolisco chiunque giudichi il mio temperamento, il mio sorriso, i miei scudi e le mie vittorie.

Oggi ho l'arroganza di chi è caduto in battaglia, di chi è rimasto ferito, di chi ha visto il sangue intorno e la distruzione.
Oggi ho l'arroganza di chi si rialza affamato di vittoria e giustizia.

Una giustizia che merita, una giustizia che si compone solo lasciando fardelli passati, senza apparire, con passione e decoro.

Oggi non credo più che le persone siano tutte buone ed oneste, in verità oggi non credo più nelle persone, ma credo nei loro miracoli.

Il miracolo di ritrovarsi interi, il miracolo di amare la vita, di viverla a pieno.
Il miracolo di gioire per le piccole cose, di godere facendo l'amore.
Di bere un bicchiere di vino con gli amici, di abbracciare tua madre, forte.
Di attendere l'alba che verrà insieme a chi ami.
Vivere gli attimi intensamente, fare quello che vuoi fare nel rispetto di te stesso.

Il miracolo di un sorriso, quello che mi sono donata mettendomi in gioco, quelli che ho ricevuto per non essermi arresa e il tuo di sorriso l'unico che contraddistingue ogni avvenimento del tempo.

Sorrido a tutto, sorrido alla vita.
Perché ho imparato a credere nei miracoli, quando ho capito che il miracolo ero io.

Mi sono presa per mano e sono andata a vedere il mare, ho sdraiato la mia anima al sole, ho aperto il baule buttando tutte le paure e gli stracci vecchi e ho pulito ogni mensola del mio corpo, gettando ogni ingombro complicato e oscuro.

Mi sono disintossicata da questa superficialità ammaliante e morbida e ho iniziato a danzare su ogni sentiero ispido e tortuoso, mi sono curata l'anima con un aspirina di sano e concreto egoismo, mi sono presa in braccio e cullata nella morsa dignitosa della mia fragilità, accettandola come inviolabile integrità e con la promessa di proteggerla.

Mi sono scoperta donna e ho assaporato la concretezza dell'essere puri e di cercare la bellezza, ovunque, di avere il coraggio di cercarlo il sole e l'ho fatto non solo per non morire ma per crescere.

Quello che di me non saiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora