16. Rimani la mia famiglia

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Ci avevo provato, ma ovviamente non avevo chiuso occhio tutta la notte, una volta chiusa la porta della serra, avevo iniziato a piangere e dovevo averne ancora parecchie di lacrime in corpo, visto che il sole era sorto e io stavo ancora piangendo. "Sono tuo padre Clary e anche quello di Jace" le parole di Valentine continuavano a ripetersi nella mia mente come una musica fastidiosa, ma che in quel caso faceva un male cane. Quello che avevo creduto mio zio Micheal non era altro che Valentine camuffato da una runa e Jace non era mio cugino, non era sangue del mio sangue, non era un Wayland.

Le piante e i fiori della serra si stavano svegliando grazie ai raggi del sole che penetravano dalle vetrate, mentre in lacrime fissavo il mio anello di famiglia; lo avevo sempre portato con orgoglio perchè sapevo che lo aveva anche Jace, perchè era il simbolo del nostro legame e invece dopo quelle parole era diventato solo il simbolo di un legame con qualcuno che nemmeno voleva che io nascessi. Avrei sicuramente scritto a mio padre e potevo già vedere la sua faccia nell'apprendere la notizia, il sorriso che si sarebbe aperto sulla sua bocca nel sapere che Jace non era suo nipote e che suo fratello era davvero morto.Non gli avrebbe importato che in realtà quello che si fingeva il fratello fosse Valentine, ma che fosse davvero morto si; non aveva mai sopportato ne Michael, ne Jace,ma soprattutto la felicità nel sapere che forse il rapporto tra me e  si sarebbe incrinato per sempre;il mio cuore era certo che non sarebbe mai successo, ma una piccola parte era terrorizzata all'idea che qualcosa sarebbe cambiato.

Continuai a fissare quell'enorme anello argentato con la W al centro e due ferri di cavallo ai lati, diversi dalle stelle che invece aveva Jace; era buffo a come non ci avessi mai dato peso, mentre in quel momento avevano un peso enorme, il peso del cognome Morgenstern. "Ti ho trovata!" la voce di Alec mi fece sussultare e istintivamente mi tirai su a sedere, abbandonando il freddo marmo della panchina. "Alec" dissi con la voce rotta , mentre cercavo di asciugarmi  in qualche modo le lacrime con la manica della felpa. "Tu stai..." incominciò a parlare, ma lo interruppi subito: non mi andava di parlare, tanto meno con lui.  "Avevi bisogno di me?" chiesi, cercando di ritrovare il mio autocontrollo, come lui stesso e mio padre mi avevano insegna; infondo secondo Alec le emozioni mi rendevano debole. "Come?" aveva gli occhi fissi su di me, preoccupati e pieni di domande. "Hai detto che mi hai trovata, suppongo quindi che mi stessi cercando.Hai bisogno di me per qualcosa?" il dolore che avevo dentro si stava trasformando piano piano in rabbia, come sempre e sicuramente avrei finito per rompere il silenzio e litigare di nuovo con lui. "Volevo sapere come stavi, ho saputo di Jace e sono passato in camera tua, il letto era fatto, insomma..." era sempre in difficoltà con certi discorsi, ma dopo quei giorni di litigi doveva esserlo ancora di più. "Sto bene!" dissi alzandomi da quella panchina e seppur il viso di Alec fosse un toccasana per il mio cuore grazie alla sua straordinaria bellezza, non mi andava proprio di stare li con lui il quel momento. "Lily!" sospirò. "Davvero!Sto bene, Jace non sarà mio cugino a livello di sangue, ma rimane una parte importante della mia vita e rimarrà per sempre parte della mia famiglia, quindi va tutto bene!" mentre parlavo, le lacrime avevano ripreso a sgorgare e dopo quello che mi aveva detto: odiavo che Alec mi vedesse così vulnerabile, così distrutta.

Fece un passo in avanti verso di me e sapevo che se mi avesse abbracciato anche solo per sbaglio io mi sarei rotta in mille pezzi ed ero certa che non sarei mai più riuscita a metterli insieme. Alzai le mani per fargli capire che doveva stare fermo dov'era e mi asciugai di nuovo le lacrime. "Sto bene!" ripetei sospirando. "Passerà!" mi stampai un bel sorriso in faccia e recuperai il mio stilo; mi avviai verso la porta passando si fianco ad Alec, senza quasi guardarlo ed uscì.Respirai a fondo una volta fuori e decisi che un bel allenamento mi avrebbe fatto bene, avrei sfogato la rabbia in maniera costruttiva e che solo così avrei potuto affrontare la giornata. Andai prima in camera mia, mi lavai il viso, mi sistemai la lunga treccia bionda e come se la notte precedente non fosse mai avvenuta scesi fino alla sala principale.Sapevo che Izzy era stata assolta e quando la vidi tentai di sorriderle, lei probabilmente sapeva tutto e si limitò a sorridermi di rimando, sapeva che tanto, prima o poi avrei varcato la soglia della sua stanza. Andai alla zone di allenamento, sistemai il sacco e incominciai a colpirlo immaginandomi come sempre il viso di mio padre. Contro il parere di molti lo trovavo estremamente terapeutico. "Ehi!" mi bloccai di colpo quando sentii la voce di Jace, era il nostro primo vero incontro dopo la notizia, la prima volta in cui avremmo dovuto parlare. Mi voltai e istintivamente i miei occhi si posarono sulla sua mano: la W era diventata una M e anche se lo avevo pensato, la sua vista non mi uccise, perchè quando portai i miei occhi sui suoi vidi che era sempre il solito Jace; nei suoi occhi rivedevo il bambino che tentava in tutti i modi di mettermi sulle sue spalle senza cadere a terra e che fantasticava su quanto saremmo stati bravi da grandi nell'uccidere demoni; nei suoi occhi rividi il ragazzino che mi aveva accolto 5 anni prima e che mi aveva stretta forte per farmi roteare. Rividi il giovane uomo che poco tempo prima era riuscito a prendermi sulle spalle senza farci cadere e che aveva ragione su quanto saremmo diventati bravi. Wayland o Morgenstern era sempre Jace e nulla poteva cambiare quello che provavo per lui. "Ehi!" abbassai il bastone e accennai un sorriso. "Come stai?" chiese preoccupato. "Insomma!" risposi sincera. "E tu come stai?"  infondo tra i due chi era cascato davvero il mondo addosso era Jace e non io. "Non lo so, insomma...Valentine è mio padre e Clary ...Per l'Angelo non riesco nemmeno a dirlo!" disse mettendosi le mani nei capelli, stava soffrendo come un cane ed era comprensibile: si era innamorato di lei come io lo ero di Alec e aveva appena scoperto che era sua sorella. "Mi dispiace Jace!" mi avvicinai e gli sfiorai il braccio, nemmeno quello fu strano, era naturale come sempre. "Grazie Elly" accennò un sorriso e grazie a quel nome capii che davvero non era cambiato niente. "Ci sarò per sempre Jace e per quanto mi riguarda non è cambiato nulla tra noi!" lo rassicurai stringendogli la mano. "Nemmeno per me è cambiato nulla" strinse la sua volta la mia, i nostri anelli tintinnarono e pensai che quelle due lettere potevano anche andare a farsi fottere. Eravamo JC ed Elly e nemmeno due stupidi cognomi ci avrebbero separati. "Rimarrai per sempre la mia famiglia JC" mi sorrise e il mio cuore era tornato leggero, tenuto insieme da dello scotch ma pur sempre più leggero. "Hai già parlato con Clary?Vi siete già visti dopo ieri sera?" chiesi curiosa e preoccupata allo stesso tempo. "Non ancora e sinceramente spero di vederla il più tardi possibile!" disse abbassando lo sguardo. "Vedrai che andrà tutto bene lo so che è dura...Credimi!" cercai di rassicurarlo anche se con certamente scarsi risultati. "Tu ed Alec tornerete mai a parlarvi?" mi chiese tornando a guardarmi negli occhi. "Sinceramente non lo so!" sospirai alzando le spalle. "Prima è venuto a cercarmi, sembrava volesse parlare, ma ormai temo sempre che finiremo per litigare quindi ho voluto evitare" spiegai. "Dovreste provare!" mi disse, senza lasciare la mia mano. "Vedremo, ora devi pensare a te e non al mio rapporto con Alec.Se dovrà sistemarsi, si sistemerà da solo!" gli dissi, cercando di sorridere. "Sappi comunque che indipendentemente dalla mia situazione con Alec, ti starò sempre accanto e quando non riuscirai più a resistere potremmo sgattaiolare fuori, prendere qualcosa anche dell'alcool se necessario e parlare tutta la notte, invece se non ti andrà di parlare potremmo anche solo camminare per tutta New York!" gli dissi, lui mi abbracciò e mi strinse forte. "Grazie Elly!" mi sussurrò. "Di nulla JC!" sciolsi l'abbraccio e sorrisi. "Ora vado in camera a lucidare un pò questo, fa schifo!" gli comunicai, indicando il mio bastone. "A dopo!" gli sfiorai per l'ultima volta il braccio e me ne andai verso le scale. "Elizabeth!" la voce di Lydia mi fece fermare, alzai gli occhi al cielo come di consueto e mi voltai con un finto sorriso sulle labbra. "Lydia!" sospirai. "Che facevi?" mi chiese incrociando le braccia. "Mi allenavo!" risposi tranquilla, sottolineando anche un pò l'ovvio visto che ero in tuta e avevo in mano il mio bastone. "Intendevo con Jace!" puntualizzò in tono per nulla amichevole. "Parlavamo!" risposi con lo stesso tono. "E di cosa?" mi chiese subito. *Sta scherzando?* mi chiesi. "Cose personali!" risposi basita. "Del tipo?"  continuò irremovibile. "Con tutto il rispetto Lydia, quello di cui parlo con mio cugino sono fatti miei!" dissi cercando di restare tranquilla, Lydia non mi era piaciuta subito dal nostro primo incontro e in quel periodo mi piaceva ancora meno: quello che aveva fatto ad Izzy era stato riprovevole e l'essere la fidanzata di Alec non giocava certo a suo favore, non ce lei sapesse cosa provassi per lui, ma mi aveva comunque portato via il migliore amico. "Date le recenti notizie, tecnicamente Jace non è..." la interruppi, sapevo già dove voleva andare e non glielo avrei permesso per nulla al mondo. "Ripeto, quello ci cui parlavo con MIO CUGINO, sono fatti miei!"scandii bene quelle parole e feci scattare il bastone per far rientrare le lame, sono in quel momento mi ero accorta che erano aperte e non volevo comunque che pensasse male. Lei fece comunque un passo indietro e io allora mi avvicinai. "Ora se non ti dispiace dovrei andare, ma se posso darti un consiglio Lydia: non importa se sei il capo dell'Istituto o la fidanzata di Alec, non ti conviene ficcanasare ovunque, perchè a molta gente non piace che la propria privacy venga invasa senza alcun motivo e soprattutto farlo non ti aiuterà a trovare alleati, soprattutto dopo quello che è successo con Izzy!" la informai con tutta la calma del mondo, lei rimase zitta con la mascella serrata, sintomo che avevo colto nel segno; si limitò solo a puntare i suoi occhi nei miei. "A presto Lydia!" le feci un sorrisetto e me ne andai soddisfatta, ma anche parecchio irritata, come si permetteva di voler sapere a tutti i costi di cosa stessi parlando con Jace. Stava davvero oltrepassando ogni limite e come ogni volta Alec la stava lasciando fare.
Entrai in camera e posai il bastone sulla cassa panca di fronte al letto, prima di lucidarlo volevo farmi una bella doccia calda, ne avevo bisogno. Mi levai i vestiti ed entrai in bagno.

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