29. Joseph Wayland

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Azazel fortunatamente era stato eliminato in fretta, anche se non era stato facile. Toccando Magnus e Valentine aveva scambiato i loro corpi e risistemare le cose non era stato per niente semplice, ma alla fine tutto era ritornato normale o quasi. Izzy era tornata all'Istituto portando con se uno Shadowhunter alto, biondo e bello di nome Sebastian Verlac, che a quanto pareva le aveva salvato la vita e l'aveva aiutata. Veniva dall'Istituto di Londra ed era stato prezioso nello scoprire come si uccideva un demone superiore. Ovviamente il suo modo di fare da maschio Alfa non era andato molto a genio ad Alec, ma alla fine aveva accettato il suo aiuto. La cosa più bella della giornata però era stato che Jace aveva finalmente trovato la sua vera famiglia.Lui er un Herondale. Un parte di me, quando aveva scoperto che Jace non era figlio di Valentine aveva sperato che fosse davvero un Wayland, che fosse sangue del mio sangue, ma ero felice per lui. Finalmente conosceva le sue origini, sapere qualcosa di più sul suo passato, ma soprattutto poteva contare anche sulla sua famiglia biologica, oltre che a noi; di fatti l'Inquisitrice Herondale era sua nonna, madre di suo padre. Tutti i pezzi sembravano essersi sistemati.

Sentii bussare alla porta. "Si'" chiesi. "Sono Alec!" rispose la voce al si la della porta. "Entra!" dissi, mentre finivo di legare la mia treccia. "Ehi!" disse entrando, mi voltai verso di lui e lo sguardo che aveva non mi piacque nemmeno un pò. "Che c'è?" chiesi preoccupata. "Lily...NOn ti piacerà quello che sto per dire!" disse serio e io mi preoccupai sul serio. "Alec mi stai spaventando" dissi scrutandolo. Che diavolo stava succedendo? "Tuo padre è di sotto!" disse cauto, il mio cuore quasi si fermò e un brivido mi percorse la schiena. "E' qui!" dissi deglutendo.Non credevo di essere del tutto pronta a quell'incontro. "Tutto bene?" chiese avvicinandosi. "Si...Insomma, non me lo aspettavo" mi appoggiai al comò. Ero sconvolta. "Vuoi che lo mandi via?" chiese premuroso. "No, credo di poterlo vedere, probabilmente è venuto a controllare che io sia viva sul serio prima di fare una festa per la mia dipartita!" dissi cercando di sembrare sicura di me. Non mi avrebbe schiacciata, l'aveva fatto per anni a Sidney, ma era finita; io ero cresciuta e cambiata. Avevo affrontato cose ben peggiori di Joseph Wayland.  "Lo pensi davvero?" chiese un pò afflitto e io annuii. Non conosceva mio padre come lo conoscevo io.  "In ogni caso io sarò li accanto a te!" accennò un sorriso e sospirai.Saperlo accanto a me era senz'altro un incentivo in più. "Andiamo allora!"

Mentre scendevo le scale il mio cuore batteva talmente forte che sarebbe potuto esplodere e le mie ginocchia tremavano. Non era paura, ma voglia di sbattergli in faccia chi ero diventata, che nonostante lui ce l'avevo fatta. La speranza ovviamente che lui avesse capito i suoi sbagli c'era, in un piccolo angolo, ma c'era.

Arrivati quasi al centro operativo potevo già sentire il suo profumo, non era cambiato negli anni: era sempre lo stesso, troppo forte e sgradevole per il mio naso. Alec mi prese la e mi fermò. "Sei sicura di volerlo vedere?Stai tremando!" chiese guardando alla nostra destinazione. "Si sono sicura!" dissi stringendo la sua mano, come a prendere un pò della sua forza.Lo lasciai andare e oltrepassando lo vidi. Era poco lontano dall'arco dell'entrata, voleva andarsene il prima possibile evidentemente. Stava parlando con Lucas e quel coglione borioso stava facendo la ruota peggio di un pavone. Chissà che cavolo gli stava raccontando?

Andai verso di loro, con Alec un paio di passi dietro di me. "Joseph!" dissi, lui alzò lo sguardo e quando mi vide sbarrò gli occhi. *Che effetto fa vedere tua figlia dopo cinque anni?* gli chiesi mentalmente. A me sinceramente rivederlo dopo tanto faceva un effetto strano. Sembrava sempre lo stesso, occhi chiari infossati, capelli biondi corti anche se un pò ingrigiti dal tempo e la stessa identica espressione dura. Nella vita, non credo di averlo mai visto ridere.  Lucas si fece da parte e vidi Jace avvicinarsi un poco. Era l'incontro del secolo il nostro. "Elizabeth!" disse sistemandosi la giacca blu elegante. "Ti trovo bene!" aggiunse e io feci violenza su me stessa per non ridere. "Grazie!" mi limitai a dire. "Anche io ti trovo bene!" aggiunsi per non sembrare scortese. Lui iniziò a squadrarmi, soffermandosi soprattutto sulle mie braccia. "Sorpreso di vedere così tante rune?" chiesi tagliente e lui fece solo una smorfia. Se c'era un'altra cosa che odiavo di mio padre era che lui parlava solo quando doveva insultarti o darti ordini, alle domande non rispondeva nemmeno sotto tortura o per lo meno, alle mie di domande. "Ad ogni modo, come mai sei qui?" chiesi sospirando.Stava durando anche troppo quel supplizio. Si guardò intorno. "Loro devo restare?" chiese in modo arrogante. "Sono la mia famiglia, perciò direi di si" risposi con lo stesso tono. Sospirò. "Molto bene!" disse. "Come sempre non hai risposto alla mia domanda, come mai sei qui?" chiesi di nuovo. "Ho saputo che ti sei svegliata. Sono venuto a controllare che stessi bene" disse freddo come il ghiaccio. "Capisco e sei venuto a controllare anche mentre ero in coma?Perchè da quel che so, è venuta solo mamma, ma immagino che tu fossi troppo impegnato a dirigere l'Istituto per venire al capezzale di tuo figlia. Mi chiedo se fossi stato così impegnato anche quando ti ho chiesto aiuto!" mi stupii della freddezza anche se dentro ero in ebollizione. La rabbia che montava. Con la coda dell'occhio vidi Jace scrutarmi. Lui sapeva cosa avevo dentro. "Elizabeth, sono tuo padre e conoscendoti ho pensato..." era fatta. Il ghiaccio, che proteggeva il fuoco si era frantumato. "Conoscendomi?" alzai la voce interrompendolo. "Tu non mi conosci, tu non hai la più vaga idea di chi hai davanti!Sei rimasto di stucco solo vedendo le mie rune, perchè mai avresti pensato che ne avessi avuto bisogno, perchè mai avresti pensato che sarei scesa in battaglia e diventata un soldato di Raziel. Beh notizia dell'ultima ora: Elizabeth Wayland, tua figlia, è una dei migliori ed è quasi morta per proteggere la sua casa!" sputai fuori e l'indifferenza che leggevo nei suoi occhi mi faceva infuriare ancora si più. "Appunto Elizabeth, sei quasi morta!" disse con aria di sufficienza. Avrei voluto andargli addosso e spaccargli la faccia, lo avrei fatto se la porta dell'Istituto non si fosse aperto. Magnus entrò e rimase immobile quando ci vide tutti li.  "Ho interrotto qualcosa?" chiese confuso. "No tranquillo, solo una sottospecie di riunione di famiglia" dissi sarcastica indicando mio padre con la testa. "Mio padre è venuto a trovarmi!" aggiunsi. "Sul serio?" chiese mio padre accennando una risata. "Magnus Bane può entrare qui indisturbato?" era sconcertato e quello non fece altro che aumentare la mia voglia di picchiarlo. "Si, può entrare indisturbato perchè ci ha aiutato parecchio, MI HA aiutata parecchio, mi ha salvato la vita, cosa che tu non ti sei nemmeno sforzato a fare. Lui è un nostro amico e ha molto più diritto di te di restare qui" ringhiai e lui si tolse quel ghigno dalla faccia. "Sei venuto qui solo per accertarti che non fossi morta, ma non perchè di me te ne importi qualcosa, ma perchè volevi provare a sbattermi in faccia che avevo fallito, che avevo sbagliato a lasciarti per venire da Jace, ma io non ho fallito ed  grazie a queste persone se non l'ho fatto. Alla mia famiglia" sentenziai. "Elizabeth non essere ridicola!Io sono la tua famiglia!" disse seriamente e io scoppiai in una risata isterica. "Tu sei la mia famiglia e dimmi, quando mai hai trattata come se fossi degna di essere tua figlia, di portare questo anello o di essere una shadowhunter. Mi hai fatto allenare ogni tanto solo per salvare le apparenze e perchè prima o poi avrei dovuto avere la mia cerimonia. Mi hai sempre trattata come spazzatura e lo dimostra il fatto che in questi cinque anni non sei nemmeno venuto una volta qui, lo dimostra il fatto che ero in coma e te ne sei rimasto a Sidney. Lo dimostra il fatto che sei venuto qui ora, ma non ti interessa se sto bene, se ne sono uscita indenne, se riesco a dormire la notte senza immaginarmi quello shadowhunter trafiggermi da parte a parte.No, riesci solo a dirmi che sono ridicola, a guardarmi con sufficienza e startene li impalato, come una fredda statua di marmo perciò fammi un favore. Continua a non preoccuparti per me, gira i tacchi e vattene" dissi con tutto l'autocontrollo che avevo. "Addio Joseph!" aggiunsi prima di voltarmi. Non volevo più vedere la sua faccia. "Fammi vedere che sai fare!" mi bloccai e mi voltai incredula. "Cosa?" chiesi. "Dici di essere uno dei migliori, dimostramelo" sbottonò la giacca e se la tolse. "Sei un figlio..." Jace fece un passo vanti ma allungai la mano per fermarlo. "No Jace...E' giusto che mostri a mio padre quello che so fare.Che cosa mi avete insegnato in questi anni" dissi decisa. "Andiamo?" feci un cenno a mio padre, che mi seguì nell'aria di allenamento. Alec, Jace, Magnus, Izzy e Clary ci seguirono insieme ad altri. Wayland contro Wayland, era da non perdere. "Puoi usare la tua arma!Io ho portato la mia!" disse e toccando la cinta comparve la sua meravigliosa ascia.Da piccola, prima che capissi che mio padre era stronzo avrei tanto voluto ereditarla, ma con il passare del tempo ho iniziato ad odiarla solo perchè era sua. Non si meritava un'arma così bella. "Jace mi prendi il mio bastone?" gli chiesi, lui corse in armeria e in poco tornò lanciandomi la mia fidata arma. Mi sistemai di fronte a lui. "Con quell'affare non mi stupisco che ti abbiano quasi ammazzata" mi provocò, ma io cercai di rimanere lucida, come mi aveva insegnato Alec. "Avanti..Fatti sotto!" non se lo fece ripeter due volte. Mi caricò e lui cercò di tirare un bel fendete con l'ascia. Io lo bloccai con il bastone  senza esitazione e ne rimase sorpreso. "E' tutto quello che sai fare?" lo provaci io e iniziammo a combattere seriamente. Padre e figlia che finalmente si scontravano. Ogni suo attacco veniva respinto e i suoi occhi non potevano che restare sbarrati. Mi colpì alle gambe per farmi cadere all'indietro, io feci una capriola a terra e atterrai come meglio potevo. I capelli mi si erano sciolti e lui avrebbe sicuramente pensato che la mia armatura fosse caduta, che ero diventata impotente. Peggio per lui. Lo caricai e lui mi diede un bel calcio nello stomaco, mi piegai in due. Mi aveva colpito dritto sulla cicatrice. "Visto? Sei debole. Non sei degna del nome che porti!" disse e io non ci vidi più. Caricai e con il bastone lo colpii in pieno viso, ero furiosa, vedevo solo nero davanti a me. Lui cercò di difendersi, ma in quel momento tutta la rabbia repressa che avevo uscì fuori. Lo atterrai, feci scattare le lame del mio bastone e caricai con tutta la rabbia e forza che avevo. "Lily!" la voce di Alec mi svegliò e fermai la lama del mio bastone a pochi millimetri dalla gola di mio padre. Stavo per ucciderlo. Stavo per uccidere mio padre. "Lily fermati!" guardai Alec che aveva fatto un passo in avanti e aveva la mano tesa.Guardai poi mio padre. Lui aveva gli occhi sbarrati e per la prima volta nella mia vita, vidi dentro di essi paura. Avevo superato il limite. Ritrassi le lame e lui sospirò di sollievo. Feci un passo indietro e gettai il mio bastone a terra. "Vattene e non mettere mai più piede qui!" dissi con le lacrime agli occhi prima di scappare via. 

Uscii dall'Istituto e iniziai a correre. Non avevo meta, ma ovunque fuorchè fosse lontano da loro. Mi avevano visto mai così, non avevano mai visto tutta la rabbia che avevo dentro, anche io ero spaventata da me stesse, mai avrei pensato che sarei arrivata al punto di uccidere quasi mio padre. 

Mi fermai di botto,non sapevo quanto avevo corso, i polmoni bruciavano e mi mancava il fiato. Nessuna runa attivata faceva un brutto effetto. Alzai gli occhi, l'insegna dell'huters moon era già accesa e grazie alla giornata grigia era ben visibile. Decisi di entrare, al bancone c'era Maia come al solito. "Giornataccia?" chiese appena mi vide. "E' così evidente?" chiesi ancora sconvolta. "Sei pallida e hai l'aria di aver visto un fantasma!" disse. "Non è stata la mia giornata migliore!" ammisi e mi sedetti al bancone. "Dai, ti do qualcosa di forte!" mise un bicchiere davanti a me e ne versò dentro un liquido ambrato. Mi avrebbe aiutato a dimenticare a calmarmi. Ne buttai giù tutto il contenuto e anche se bruciava la gola e il sapore era orrendo gli feci cenno di riempirlo.

"Elizabeth?" Mi voltai con una giravolta e il contenuto del mio bicchiere andò a finire sulla giacca di colui che aveva parlato. Tutto era un pò confuso e ci misi un pò per capire di chi si trattasse. "Magnus, qual buonvento!" dissi ridendo. "Ragazzi...Lui è Magnus...Un caro amico!" dissi indicando lo stregone ad un gruppo di Seelie con cui avevo fatto amicizia. Almeno credevo fossero Seelie. "Un piacere...Sei ubriaca?" chiese Magnus. "Io...NOOOOOO" dissi scuotendo la testa, tutto girava quando lo facevo. "Perchè dovrei ubriacarmi?Ho quasi ucciso mio padre...non voglio certo dimenticarlo!" risi di nuovo e Magnus mi portò via il bicchiere. "Ehi!" protestai. "Ora andiamo!" disse prendendomi per mano. "Dove mi porti?" chiesi senza smettere di ridere. "Via!" lo vidi mettere delle banconote sul bancone e mi portò fuori. "Ciao ragazzi!" gridai e quando fummo fuori l'aria mi sbattè in faccia come uno schiaffo. "Preferivo dentro!" protestai. "Non è il caso!" mi cinse il fianco con il braccio e mi trascinò lontano dalla porta del bar. "UUUH che fai, ci provi anche con me?Guarda che lo dico al tuo Alexander!" dissi puntandogli il dito contro. " Sei molto attraente Elizabeth, ma non sei il mio tipo!" disse e il mio umore cambiò. "Ecco, nemmeno tu mi vuoi!" dissi bloccandomi e liberandomi dalla sua presa. "Nessuno mi vuole, mio padre, forse anche mia madre infondo, Alec e adesso tu...Nessuno in questa dannata vita mi vuole, forse dovevo morire" dissi con le lacrime agli occhi. "Sono certo che è l'alcool a parlare ma non ti azzardare mai più a dire una cosa del genere" disse, poi lo vidi muovere le mani e il buio mi avvolse.


Aprii gli occhi e un dolore lancinante alla testa mi invase. "Cazzo!" provai ad alzarmi, ma non feci che peggiorare quel dolore.Ci riprovai e cercai di resistere. Mi sedetti e mettendo a fuoco la stanza scoprii che ero in quella in cui mi ero svegliata dal coma, nell'appartamento di Magnus. "Che diavolo..." mi guardai intorno, tutto era in ordine, avevo i vestiti addosso a parte le scarpe. Sembrava normale, ma io non ricordavo assolutamente niente. L'unica cosa che ricordavo era quella di essere entrata all'Hunters Moon. Mi alzai dal letto e mi trascinai fuoi dalla stanza. In salotto c'erano Alec e Magnus che parlavano. "Per l'Angelo!" disse Alec appena mi vede, mi raggiunse e mi abbracciò. "Ero così preoccupato!" mi sussurrò e io ero così confusa. "Sto bene!" dissi quando mi lasciò andare. "Sei sicura?" chiese. "Si...almeno credo" andai a sedermi sul divano, mi sentivo un morto vivente. "Che è successo?" chiesi a Magnus. "Ti ho trovata all'Hunters Moon, eri ubriaca e ti ho portata qui!" mi spiegò. "Cavolo non ricordo niente...Spero di non aver fatto o detto qualcosa di imbarazzante!" dissi nervosa. Chissà cosa avevo combinato.
"Nulla di tutto questo eri solo un pò abbattuta per quanto successo!" mi rassicurò Magnus e sperai fosse vero. "Mio padre se n'è andato?" chiesi guardando Alec. "Si, subito dopo che te ne sei andata!" disse. "Ha detto qualcosa?" scosse la testa e io abbassai lo sguardo. Nemmeno la mia rabbia era riuscito a scuoterlo. "LO ODIO!" gridai e Alec si inginocchiò subito davanti a me. "Calmati, se n'è andato e non potrà più farti del male!" disse. "L'ho quasi ucciso Alec...L'ho quasi ucciso" le lacrime iniziarono ad uscire da sole e abbracciai Alec di istinto. Mi strinse forte. "Shhh, tranquilla, ora è passato" mi accarezzò i capelli e io desiderai di restare così per tutta la vita. Sterra tra le sue braccia, con il suo profumo che mi riempiva le narici. "Andiamo a casa che dici?" mi chiese una volta sciolta la stretta. "Em...Se per Magnus non è un problema, vorrei restare qui per un pò!" dissi, non mi sentivo pronta a tornare all'Istituto dopo quello che avevo quasi fatto. Forse sarei dovuta restare da Magnus sin dal principio. "Assolutamente non ci sono problemi, casa mia è casa tua e potrai restare quanto vuoi!" disse Magnus facendo un sorriso. "Grazie, Alec a te va bene?" chiesi e lui annuì accarezzandomi la guancia. "Certo!Ora vai a riposarti. Ci vediamo domani!" accennò un sorriso e si alzò. Diede un casto bacio a Magnus che però a me arrivò come uno spillo nel cuore e uscì. Dovevo recuperare me stessa, perchè la ragazza che ha quasi ucciso il padre non ero io.

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