Il sogno

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Casa Butler sembrava disabitata: i litigi, che fino a quel momento avevano segnato le giornate, non risuonavano più tra le mura della casa. Sally avrebbe voluto ritrovare Samanta, la figlia le mancava: si era resa conto che col suo comportamento distaccato aveva distrutto il suo sogno di una vita felice. Hobs sembrava impazzito: nella mente la folle idea di mettere fine alla propria vita stava ormai prendendo il sopravvento su tutto. Sapeva di aver acconsentito a quella pazzia, ma non riusciva a sopportare la mancanza di Samanta.
La ragazza intanto era ancora nell'atrio della scuola, fronteggiando Blake.
"Butler, non ti è bastato un solo colpo? O vuoi ancora assaggiare la potenza dei miei pugni?"
"Blake, finiscila. Lascia andare Megan e Jason e andatevene." disse Samanta tenendosi il fianco destro dolorante.
"Adesso comandi pure?" la schernì "Ti faccio vedere io chi comanda qui."
Sferrò un colpo, Samanta non sapeva come difendersi.
Poi una voce familiare nella sua testa, parlò.

_"Alza il braccio, ora!"_

Così fece e riuscì a bloccare il pugno.
Mormorii sorpresi attraversarono la sala.
"Non ci credo, l'ha bloccato!" disse incredula Megan.
"Sì, ci è riuscita!" continuò sorpreso Jason.
E sotto lo sguardo attonito di Blake, Samanta svenne.
Nessuno pareva più curarsi di lei, e - i volti ancora segnati dalla sorpresa - la folla si disperse.
Blake e Arnold dovetterò abbandonare l'atrio per raggiungere la loro aula ma, prima di andare, Blake lanciò un'ultimo sguardo alla ragazza ancora stesa sul pavimento.
Jason e Megan riuscirono finalmente ad avvicinarsi alla loro amica.
"Samanta, siamo qui." la scosse preoccupata Megan.
"Ti prego, apri gli occhi, svegliati!" terminò Jason.
Il ragazzo tentava di destarla dal suo sonno in ogni modo ma non vi riuscì.
Samanta era ormai persa in un'altro mondo: vedeva cose, persone, luoghi a lei sconosciuti; era immobile seduta su di una panchina.
Il suo sguardo si posò su due figure a lei familiari: Hobs e Sally.
"Quelli sono i miei genitori! Ma dove sono? Cos'è questo posto?" chiese a se stessa sempre più confusa.

_"Calma, i sogni ti stanno guidando, segui la voce."_

I genitori erano intenti a parlare con un anziano signore - loro vicino di casa - così la ragazza provò ad avvicinarsi per tentare di sentire ciò che si stavano dicendo.

"Sa Signor Butler? I Miller erano una famiglia molto unita."
"Come ne è al corrente?" chiese sorpreso Hobs.
"Sono stato loro vicino di casa per anni; erano molto gentili: mi invitavano a pranzi, feste..Thompson e Miller non erano due famiglie, ma una!" continuò il vecchietto.

Samanta fu incuriosita da quello strano dialogo.

"Conoscevo molto bene il nonno della famiglia, Roy."
"Come mai non vive più lì Signor Roger?" chiese curiosa Sally.
"Decisi di lasciare quella casa sotto consiglio di Roy, dopo la scomparsa dei genitori della piccola Samanta." poi continuò "Io non volevo andarmene, ma in poco tempo la cittadina - impaurita da quello strano avvenimento - si svuotò. Gli unici rimasti furono Roy e la sua piccola nipotina dai capelli rossi, Samanta, a cui teneva più di qualunque altra cosa." si sistemò il cappello.
Ma da quel momento grandi cerchi scuri da cui partivano filamenti neri segnarono la pelle di Roy che - purtroppo - si ammalò gravemente
.
A malincuore, fu costretto a lasciare Samanta nell'orfanotrofio di Wallash Havey, nella speranza di un grande futuro per la piccola bambina.
Quando mi vide, prima di andare via dalla città e trasferirsi, mi disse di riferire alla piccola Samanta il gran bene che le voleva.

La ragazza, commossa dalle parole del vecchietto, provò a parlargli.
"Signor Thompson, dove si trova la casa di Roy? Sono Samanta, sua nipote."
Ma prima di ottenere risposta, aprì gli occhi e sentì Jason che le parlava.

SAMANTA-LA RAGAZZA ARTICADove le storie prendono vita. Scoprilo ora