Il mio numero 21

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Vi hanno mai detto di dire sempre quello che sentite? Quello che provate per una persona? A me sì ma alla fine non l'ho mai fatto, non sono brava con le parole e non riesco a fronteggiare certi discorsi. E poi, ci credete alla amicizia tra uomo e donna? Beh, io ci credevo, era la sola cosa di cui ero certa, finché all'età di sei anni ho conosciuto lui. Mi ricordo il nostro primo bacio, esattamente un mese fa fuori casa mia, mi stava riportando a casa quando ha stampato le sue labbra sulle mie e quella che credevamo fosse solo amicizia si è trasformata in tutt'altro. Tra me e Paulo, un mese fa è cambiato tutto, e a voi? È mai successo?

Io sono Veronica, ma per gli amici semplicemente Ronnie. Ho sedici anni e beh, abito in Argentina.

Cammino per le stradine sterrate di Laguna Larga, in provincia di Cordoba. Percorro passo per passo la strada fuori paese finché non arrivo al vecchio campo da calcio, abbandonato oramai, ma comunque il posto preferito per i ragazzi di qua dove scambiarsi qualche palleggio. Mi appoggio alla rete e guardo tutti i ragazzi che stanno facendo una partita, riconosco abbastanza in fretta Gustavo, è uno dei fratelli di Paulo, Mauro, Francisco e infine anche Paulo. Sorrido e mi siedo sul tronco che sporge dal prato poco più a destra e aspetto che qualcuno di loro mi noti. Ad un tratto palla in rete, non ho dubbi su chi sia stato ma la conferma arriva da qualche altro ragazzo alla rete che urla il suo nome
"Paulo, sei grande" ed è in quel momento, quando lui si gira per ringraziarli che mi vede e si congeda velocemente, con un cenno di mano e un sorriso, poi qualche commento da parte di suo fratello e i suoi amici
"Vabbè ti capiamo Paulo, hai da fare adesso" ridono mentre riprendono il pallone e continuano con qualche passaggio. La cosa non può che farmi sorridere e anche farmi arrossire leggermente.

Esce dal campo e con una veloce corsetta mi raggiunge
"Ron da quanto aspetti?" chiede appoggiando una mano dietro la mia schiena per attirarmi verso di lui e darmi un leggero bacio stampato anche abbastanza velocemente
"Non molto, tranquillo"
"Andiamo dai" la meta forse è sempre la stessa, sempre la stessa riva del lago dove abbiamo giocato la prima volta insieme.

Oggi non c'è molta gente, forse è presto ma noi ne approfittiamo e ci sediamo in riva al lago
"Che ne dici?" chiede riferendosi al gol di prima
"Beh, sei un po' scarso, no?" lui sorride e abbassa la testa
"Forse hai ragione" ed è così che gli appoggio le mani ai lati della testa e mi avvicino per baciarlo, la sua lingua inizia a giocare con la mia e tutto si affievolisce. Si sporge più su di me e se non tengo una mano dietro la schiena per un miglior equilibrio temo che sarei caduta
"Paulo" chiamo
"Si?"
"Avrei fame" lui inizia a ridere ma si alza e mi porta verso la schiera di case alle nostre spalle, tra cui anche la sua.

Entriamo e la prima cosa che faccio è urlare il nome di sua madre che subito risponde con un altro urlo, probabilmente sarà al piano di sopra che pulisce. Ci sediamo in tavolo e tira fuori dagli scaffali due panini dove mettiamo in mezzo di tutto e iniziamo il pranzo. Subito dopo saliamo nella sua stanza, mi ha sempre colpito. Ci sono tante foto sue dove ritira dei premi e le stesse coppe e medaglie sono appese sul muro, come le maglie portanti i nomi di grandi giocatori. Lui sorride e si butta sul letto
"Ti sorprendi ogni volta che entri qua?"
"Beh, hai tanti premi qua e ho come l'impressione che se ne aggiunga sempre qualcuna" poi mi giro e guardo la foto appesa sopra il letto, forse la più importante per lui ma non mi soffermo a commentarla, so che potrebbe fargli solo male ricordare. Così mi siedo di fianco a lui sopra le coperte.

Nel frattempo il mio cellulare suona è mia madre, così non esito a rispondere. Pochi minuti dopo richiudo la telefonata e sbuffo
"Deve lavorare stanotte?" annuisco con leggera delusione
"Che c'è Ron?" chiede Paulo avvicinandosi al mio viso
"Beh, questa sera dovevamo a cenare fuori ma non importa" mi abbraccia e mi tiene stretta a se. Lui sa benissimo quanto poco tempo passiamo insieme io e mia madre, e capisce quando ho questi momenti
"Puoi restare qua, se ti va" dice sorridendo maliziosamente e io non posso far altro che ridere di mia volta. Anche sua madre e i suoi fratelli, durante la cena, mi chiedono di restare e così faccio.

Dopo aver aiutato sua madre Veronica a sparecchiare e a pulire i piatti raggiungo il mio ragazzo nella sua stanza, quando apro la porta vedo anche i suoi fratelli e mi viene da sorridere
"Cos'è? Una riunione?" scherzo su buttandomi a sedere sul letto di fianco a Paulo
"Sì ma Beh, adesso forse è meglio se ce andiamo, vero?" i due fratelli di rivolgono una rapida occhiata e corrono fuori dalla stanza, lasciandoci soli.

Mi stendo mentre lui vaga per la sua stanza cercando un film da mettere prima di addormentarci, ma non sembra trovarlo. Alla fine, quando tutto sembra perduto, gli viene in mente che potrebbe essere in soggiorno e infatti poco dopo torna tutto sorridente con un film in mano. Poi va verso l'armadio e prende un paio di pantaloni e una maglia. Mi guarda un momento, sempre con aria maliziosa, prima di sfilarsi la maglietta. Sono sicura di essere arrossita un po', ma a quanto pare se ne accorge e infatti me la lancia addosso
"Che fai?" dico afferrandola al volo
"Beh, non puoi dormire con quella felpa, avrai caldo"
"E devo indossare questa?" chiedo alzando la sua maglietta
"Se vuoi puoi indossare questa" dice mostrandomi la maglia che ha preso nuova. Nel momento in cui dice così io avvicino quella che tengo in mano al viso e sento che ha il suo odore
"Questa va benissimo" lui sorride
"Perfetto, ma dove vai?" chiede guardandomi alzare dal letto e fare per uscire dalla stanza
"A cambiarmi" dico in tono ovvio
"Puoi farlo qua" poi sembra capire il mio imbarazzo e propone un accordo
"Tu cambiati qua, io mi giro" sbuffo ma alla fine accetto consapevole del fatto che non mi lascerebbe uscire da quella porta. Così lui si stende sul letto e si copre con una mano gli occhi. Sorrido anche se lo sento sbuffare, come se non fosse abbastanza mi giro anch'io e mi sfilo la felpa per indossare la sua maglietta. Quando mi giro noto che ha tolto la mano, lo conosco bene e so che l'avrebbe fatto. Comunque sia lo raggiungo e mi stendo di fianco a lui
"Ti sta bene" dice dandomi un bacio sulla spalla.

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