7 La divisa

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Dopo cena ritorniamo nella casa, l'interno ha le pareti bianche, tutte bianche. Ci sono delle scale di legno che portano al piano di sopra e io mi precipito per salirle, Paulo mi segue con un sorriso. Così entro in una stanza che si rivela essere un bagno, poi entro nella sua stanza e scendo di nuovo in cucina. È tutto molto bello ma non c'è niente qua che ricordi l'Argentina
"È ancora tutto negli scatoloni, non ho avuto tempo di aprire tutto e sistemare"
"E per cosa sarei qua io secondo te?" chiedo alzando le braccia, ma lui si avvicina con un enorme sorriso malizioso
"Beh, di certo non per pulirmi casa" e così mi prende in braccio, anche se provo a dimenarmi, ma lui non accenna minimamente a mettermi giù. Poco dopo sento rumore di una porta che si apre e mi ritrovo stesa su un letto, le coperte sono profumate e non mi resta che guardare il soffitto ridendo e aspettando che mi raggiunga. Infatti, non tarda, e si stende sopra di me
"Mi sei mancato così tanto Paulo" dico tenendogli le braccia intorno al collo e avvicinandolo di più ma lui inizia a ridere, forse ha capito che più vicino di così è impossibile. La sua lingua gioca dolcemente con la mia mentre le mie giocano con i suoi capelli e le sue vagano sul mio corpo. Penso sia una sensazione senza eguali, in più baciare i suoi sorrisi non ha alcun prezzo, o forse un prezzo ce l'ha d'ora in poi, ed è lo stesso prezzo di un biglietto aereo.

Poi passa dai baci sulle labbra a quelli sul collo, non eravamo mai stati così vicini. Certo, è successo che ci fossimo baciati sul letto, ma mai così appassionatamente, mai con questa mancanza addosso. Chiudo gli occhi e butto la testa indietro per concedergli di baciarmi di più, ma quando mi lascia un morso sul collo tiro su di nuovo la testa e lo vedo sorridere. D'un tratto mi viene in mente una cosa
"Devo farmi una doccia" dico alzandomi a sedere cercando con tutta la forza che ho in corpo di spostarlo, il suo sguardo sembra deluso ma poi si alza e va a prendermi la valigia. Io ne tiro fuori i miei vestiti e corro in bagno, così una decina di minuti dopo sono fuori. Mi infilo l'intimo e un paio di pantaloni, sopra ci metto una sua maglia, mi guardo allo specchio prima di uscire dal bagno per ritornare nella sua stanza
"Ti sta molto bene" dice indicandomi la sua maglietta
"Ah si? Beh te ne potrei prendere un'altra, tanto te ne hai una nuova" gli indico un borsone buttano per terra con la cerniera aperta da cui esce la sua divisa della Juventus, mi giro di nuovo per guardarlo e lo vedo ridere
"Hai ragione, te ne darò un'altra ma ad una condizione" si avvicina lentamente, passo dopo passo, finché non si ritrova davanti a me e torna a baciarmi. Le sue mani si appoggiano sull'orlo della mia maglia e tremo solo quando me ne accorgo
"Ho bisogno di te Ronnie" prendo un respiro profondo, se è questo che vuole ci penserò ma poi basta pensare se è quello che voglio io. E automaticamente mi ricordo di ogni bacio, abbraccio, corsa, litigata e penso si, è quello che voglio. Così continuo a baciarlo e mi avvicino di più a lui
"Posso togliertela?" chiede alzando di poco l'orlo della mia maglia
"So come ci si spoglia"
"Si, ma sono sicuro di farlo meglio io" ridiamo entrambi e mi arrendo, così lui lentamente inizia ad alzarla finché non me la sfila dalle braccia. Mi rendo conto di essere in reggiseno davanti ai suoi occhi e che questi mi scrutano, ma non faccio tempo a dire niente perché le sue mani si appoggiano sui miei fianchi e mi attirano con forza verso di lui
"Sei bellissima Ronnie, e grazie di essere venuta qua, mi serviva" dice tra un bacio e l'altro. Poi mi fa camminare verso il letto dove mi fa stendere, sempre sdraiandosi sopra di me. Sento solo il cuore che batte più forte del normale
"Paulo"
"Dimmi" dice mentre gli lascio dei baci sul collo, lui sussurra qualcosa ogni volta che le mie labbra toccano la sua pelle ma non riesco a sentire cosa, forse in questo momento non riesco a sentire niente
"Ti amo Paulo, sono pronta" dico accarezzandogli dolcemente i capelli, ma lui mi solleva il viso per farsi guardare
"Ronnie io sono pronto dalla prima volta che ti ho baciata ma non voglio che tu ti senta obbligata o cose del genere"
"Io non mi sento obbligata, dico sul serio" ma visto che non lo vedo convinto di quello che dico continuo a parlare
"Stasera, adesso, quando vuoi, anch'io come te ho bisogno di te Paulo" si avvicina per darmi un altro bacio ma poi mi fa stendere di fianco a lui e mi tiene stretta continuando a stamparmi baci ogni tanto finché non ci addormentiamo tra le risate.

La mattina dopo a svegliarmi è il rumore di un messaggio, arriva dal cellulare di Paulo ma lui non è qua. Così mi alzo e leggo solo il nome di Morata mentre corro giù per le scale per cercare il mio ragazzo
"Ti ha scritto Alvaro" dico facendo scivolare il cellulare nella sua direzione sul bancone della cucina
"Ah grazie amore" dice mentre mi da un bacio, ma solo in quel momento guardo l'orario
"È ora di pranzo"
"Si, infatti ti sto preparando qualcosa da mangiare"
"Perché tu non sei al campo?" chiedo guardando i suoi vestiti, sono sempre sportivi certo ma non mi sembra intenzionato ad andare ad un allenamento. Lui ride come se avessi chiesto la cosa più ovvia del mondo mentre mi da nelle mani il mio piatto e mi invita a sedermi al tavolo per mangiare
"Perché ho chiesto un paio di giorni di riposo per poter stare con te" mi si riempie il cuore di felicità a sentire queste parole e sinceramente non so neanche cosa dire, così inizio a mangiare.

Dopo il pranzo inizio a pulire tutti i piatti e le posate che abbiamo usato mentre lui va a farsi una doccia
"Ti dirò che io oggi non ho voglia di uscire Ron" sento la sua voce e quando mi giro è appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate davanti al petto, i capelli ancora bagnati e il petto nudo, solo i pantaloncini bianchi che arrivano fino al ginocchio. I tatuaggi in vista e la bocca leggermente piegata in una smorfia. Quanto è bello. Per un attimo mi perdo nel guardarlo, solo dopo qualche secondo riprendo il contatto con la realtà
"E cosa vuoi fare?" poi mi viene in mente un'idea e lo prendo per mano facendolo correre al piano di sopra. Apro uno stanzino, qua ci sono tutti gli scatoloni che si è portato dall'Argentina
"Sei seria Ron?" annuisco con un sorriso e un paio d'ore dopo tre quarti degli scatoloni sono sistemati in casa. È una soddisfazione
"Adesso tocca a me, mi è venuta un'idea" dice lui prendendomi per mano e lo seguo nella sua stanza
"Paulo" lo chiamo mentre lo vedo camminare verso un angolo della stanza. Afferra il borsone e prende fuori la divisa della sua squadra
"Cosa stai facendo?" gli chiedo confusa mentre faccio un passo verso di lui
"Beh, voglio vederti con addosso questi" dice lanciandomi la sua maglia con il cognome stampato sopra e i pantaloncini con il numero. Li guardo ma poi come spaventata li lascio cadere
"Potrei rovinarli" lui si abbassa e raccoglie tutto per poi farmelo stringere nelle mani
"Ho quattro maglie della divisa e altri quattro paia di pantaloncini" a questo punto sorrido e accetto, alla fine non aspettavo altro da quando sono entrata in questa casa. Mi infilo la sua divisa e mi guardo davanti allo specchio della sua stanza, mi sta molto larga ma mi piace come mi sta. Le sue dita sfiorano le ciocche dei miei capelli spostandoli dalla spalla e lascia dei baci sopra il collo
"Sei stupenda così Ronnie, sul serio" mi giro e gli allaccio le braccia al collo
"Qualsiasi cosa dirai Paulo, sono pronta" dico prima di stampargli un bacio sulle labbra.

Il mio numero 21Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora