9 La Gioia

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Ripenso a quello che mi hanno detto gli amici di Paulo ieri sera, non avrebbero avuto motivo di mentire e credo alle loro parole e credo che il mio ragazzo non abbia effettivamente fatto niente a parte che una normalissima uscita da amici. La mattina dopo mi sveglio ma lui non c'è, beh, niente di strano. Così lentamente mi scosto le coperte di dosso e torno al piano di sotto
"Ti sei svegliata?" chiede il mio ragazzo cogliendomi di sorpresa
"Si, te come stai?"
"Adesso bene, meglio" si nota che l'atmosfera è tesa e sembra che nessuno dei due volti tirare in ballo l'argomento. Finché lui sbuffa e si passa una mano tra i capelli
"Ronnie parliamo per favore"
"Ti ascolto" dico avvicinandomi
"Non è successo niente Ron e so che ho anche sbagliato a bere ma ero arrabbiato con te che non mi credevi e con me stesso per aver fatto una cazzata, ma ti assicuro che era un'uscita tra amici" lo lascio finire e mi avvicino, quando inizio a baciarlo sembra sorpreso e confuso ma alla fine appoggia le mani sui miei fianchi
"Vuol dire che sono perdonato?" sorridiamo entrambi
"Beh non del tutto, mi devi ancora spiegare per quale motivo ci sei uscito"
"Sul serio? Perché mi mancavi e ho provato a sostituirti ma ho fallito in pieno" gli allaccio le braccia al collo e me lo tengo vicino
"Ti ricordo che oggi hai la partita e ti devi preparare" dico alzandomi sulle punte per guardarlo negli occhi
"No, voglio stare con te prima che parti Ron" il suo sbuffare mi ricorda l'atteggiamento di un bambino a cui è stato ritirato il suo giocattolo preferito e la cosa mi diverte
"Staremo insieme Paulo, ma devi giocare e io ti guarderò da qua"
"Non ci pensare minimamente"
"In che senso? Le ho già viste le tue partite"
"Tu verrai con me allo stadio" mi rendo conto di aver assunto l'espressione più preoccupata e contrariata della storia
"Che c'è?" chiede dopo un paio di minuti senza risposta
"Beh no, non verrò allo stadio e non mi convincerai, non voglio venire in un posto dove non conosco nessuno e dove non mi troverei a mio agio" fa un sorriso malizioso e poco dopo mi ritrovo tra le sue braccia mentre sale le scale e mi posa sul letto, poi va verso l'armadio e ne tira fuori un paio di pantaloni e una maglietta per me
"Mettiti questi andranno benissimo, ti aspetto tra una decina di minuti di sotto"
"Paulo non ho intenzione di cambiarmi" dico prendendo i vestiti
"Preferisci che lo faccia io?" sbuffo e inizio a vestirmi così lui richiude la porta alle duello spalle.

Entriamo allo stadio, in realtà lui mi trascina attraverso la porta sul retro, quella riservata ai giocatori. Una volta dentro mi fermo sbuffando e lui si gira per guardarmi
"Che c'è? Perché non vuoi stare qua?"
"Perché questo non è il mio mondo"
"È il mio e ti ci voglio dentro Ronnie, non mi interessa qualsiasi cosa dirai" non posso che calmarmi e mettermi più a mio agio dopo queste parole
"Scusa Paulo è solo che mi sento a disagio"
"Beh non devi"
"Ha ragione, non devi" mi giro e vedo Pogba dietro di noi che ci guarda e la cosa fa sorridere il mio ragazzo
"Qua sei la benvenuta e comunque sia a noi ci sono sempre piaciuti i caratteri forti" sorrido e cerco di scusarmi per il mio comportamento di ieri sera
"Non volevo essere scontrosa ma ero solo preoccupata"
"Tranquilla e adesso Paulo andiamo, dobbiamo cambiarci" poco tempo dopo mi ritrovo seduta insieme ad altre ragazze che poi vengo a scoprire siano le fidanzate dei vari giocatori, stringo subito amicizia con la ragazza di Alvaro, ma c'è una di queste, mi sembra la sorella di Rugani che ha litigato con la moglie di Buffon, Penelope, e mi guarda male da quando mi sono seduta su questa panchina
"Beh, lei ha una cotta per il tuo ragazzo" mi spiega Penelope
"Ah si? E da quando?"
"Appena ha visto la foto del nuovo giocatore di diciannove anni proveniente dall'Argentina" io inizio a ridere e sorrido nella direzione di Teresa, questo il nome della ragazza.

Durante la partita alcune telecamere ci vengono puntate in faccia ma io mi concentro di più sulla partita che sui nuovi gossip a cui invece sembra molto interessata Teresa. Ad un certo punto tutto lo stadio urla un solo nome, a quanto pare abbiamo segnato e tutte le ragazze si girano verso di me. Non ho dubbi che sia stato lui ma lo speaker me lo conferma
"Segna la Gioia" e la mente ritorna a quando quasi due mesi prima stavamo al vecchio campo e lui segnava prima delle congratulazioni dei suoi amici, ma adesso è un po' cambiato, adesso non si canta più "ha segnato Paulo", adesso la formula è "ha segnato la gioia", aspetta un momento
"Perché la gioia?" chiedo verso Penelope
"Beh come fai a non saperlo? È la gioia della squadra il tuo ragazzo, in ogni senso" non so se può esserlo per loro ma di sicuro è la mia di gioia. Dal campo si gira verso di me e mi sorride per poi indicarmi e mandarmi un bacio, l'emozione più grande che io abbia mai provato. È bellissimo tra l'altro vederlo così felice che corre nel campo inseguendo quello che apparentemente sembra un pallone ma per lui è un sogno.

Due mani mi coprono gli occhi e vengo pervasa da un odore buono, fresco e riconosco subito il bagnoschiuma di Paulo così mi giro e lo bacio
"Amore sei stato bravissimo"
"È passato il disagio vedo" dice lui ironizzando e io rido con lui
"Si, a parte la tua amichetta la che mi lancia occhiatine" dico indicando con un cenno dalla parte di Teresa e lui sorride
"Sì ma non posso farci niente e neanche te, lasciala stare e non ti far condizionare, è brava con le parole" annuisco e lo prendo per mano prima di uscire dallo stadio e salire in auto.

È così strano certe volte rendersi conto di chi è diventato il tuo ragazzo, in questo mondo io sono la fidanzata di Paulo ed è strano abituarsi a questa cosa. In Argentina eravamo solo Paulo e Ronnie, due ragazzi di provincia conosciuti da tutto il paese con tanti amici e dei sogni nel cassetto. Poi quel cassetto è stato aperto ma per adesso, e si spera anche in futuro, Paulo non è cambiato. È sempre stato il ragazzo umile che era in provincia e io sono più sicura di prima di amarlo.

Il mio numero 21Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora