Capitolo 9.

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Esco dall'autogrill, subito l'aria calda mi soffia in faccia.
C'è un'afa pazzesca che mi investe di colpo, chissà se mi abituerò mai a questo caldo, per non parlare della mia pelle al sole, bianca com'è mi brucerò subito.
Intanto entro in macchina e accendo l'aria condizionata.
<<Veniamo a noi piccolo.>> Dico mentre lo sistemo tra le mie braccia. Ma appena lo prendo in posizione per allattarlo si mette a piagnucolare. <<Cosa c'è amore? Non hai fame?>> Capisco cosa vuole quindi inizio a cullarlo e canticchio.
Si sta tranquillizzando forse è solo un po' teso per il viaggio -anche se ha dormito la maggior parte del tempo-.

Mi piace tantissimo cantare per lui, adoro anche in generale cantare.
Da piccola facevo parte di un coro, per sette anni ho frequentato quella compagnia e al mio ultimo avevo la parte da solita.
È stato uno dei momenti più emozionanti della mai vita, farmi avanti sul palco e cantare.

<<Ehi Abigail!>> MA CHE CAVOLO?! Salto sul sedile e lancio un urlo -non troppo forte-, ma abbastanza da far spaventare Tommy che inizia a piangere.
<<No piccolo ti prego>> Gli dico baciando sulla testolina rossa.
Fuori dall'auto c'è Edward, che ci sta guardando, non riesco a capire se quello stupido sta sorridendo oppure è dispiaciuto.
Apro la porta ed esco cercando di tranquillizzare Tommy. <<Ma dico sei scemo?>> Dico fissandolo negli occhi. Mi volto un attimo e prendo il borsone che è sul sedile posteriori cercando il pupazzo di Tommy.
<<Non volevo spaventarti, scusa.>> Dice <<Ho sentito cantare così mi sono avvicinato e ti ho vista in macchina, hai una bellissima voce.>> Aggiunge. Gli sto dando le spalle mentre cerco il coniglietto nel borsone il pupazzo. Tommy continua a piangere disperato sulla mia spalla. <<Grazie canto da parecchi anni.>> Gli rispondo sempre senza guardarlo. <<Shh piccolo non piangere.>> Lo guardo negli occhi e lo bacio sulla fronte. <<Aspetta dammi il bambino.>> Edward si avvicina ancora di più e prende tra le braccia Tommy. <<Grazie, non riesco a trovare il suo pupazzo. Senza quello siamo finiti:
non smetterà di piangere.>> È vero, da quando gliel'abbiamo dato non lo molla un secondo. <<Trovato!>> Esclamo. <<Tieni piccolo,>> gli do il pupazzo e subito smette di piangere, è ancora in braccio a Edward che lo sta cullando per tranquillizzarlo.
Devo dire che è una bella scena vederlo con in braccio un bambino.
<<Grazie dammelo pure.>> Dico prendendo in braccio mio figlio. Si attacca subito a me stingendo la mia maglia tra le mani e per sbaglio prendere anche dei capelli.
Cerco di toglierli muovendo la testa -visto che le mani erano occupate a a tenere Tommy-. Edward si avvicina a me, con una mano toglie i capelli dalla stretta del mio bambino, con le dita mi sfiora il collo e un brivido mi percorre la schiena. Resta con la mano sospesa, mi guarda negli occhi, poi l'abbassa. <<Scusa ancora per aver spaventato te e Tommy.>> Si scusa. <<Tranquillo non è niente di grave.>> Dico senza distogliere lo sguardo da lui. <<Adesso è meglio che torno dai miei genitori, ci vediamo in giro.>> Mi incammino verso l'entrata. <<Lo spero>> Lo sento dire mentre sto per entrare nel locale.

I miei genitori sono ancora a tavola. <<Ah eccoti tesoro, dia vieni a mangiare anche te.>> Mia mamma prende in braccio Tommy e io mi siedo a mangiare il mio pranzo.
Ripenso ancora al mio incontro di poco fa con Edward e sento ancora il suo leggero tocco delle sue dita sul mio collo. <<Tutto a posto Abigail?>> Mi chiede mio papà svegliandomi dai miei pensieri. <<Sisi tutto a posto.>> Gli rispondo scuotendo lievemente la testa.
Continuo a mangiare perché ne ho davvero tanta e devi dire che non è male.
Finito di mangiare usciamo usciamo dall'autogrill e ci avviamo verso l'auto. <<Adesso si va finalmente a casa!>> Esclama mio papà aprendo la porta dal l'auto del guidatore. Io mi siedo dietro assieme a Tommy, mentre siamo in autostrada penso a come sarà la mia scuola. Domani -che è lunedì- inizio il mio primo giorno, sono abbastanza agitata spero di trovare qualcuno di simpatico con cui fare amicizia.

Sono le 17:00 e finalmente svoltiamo l'angolo sulla nostra nuova via. Una schiera di casette tutte quasi uguali vanno per una larga via lunga almeno cinquecento metri. La nostra si trova poche case dopo la curva. Lo capisco perché il camion dei traslochi e parcheggiato sul grande piazzale davanti al garage con ben due posti auto.
La casa è su due piani, con tante finestre, -meglio, adoro la luce naturale-. Mi piace molto anche il colore, è di un bianco sporco quasi grigio, il tetto lo è. Da parte al piazzale c'è un piccolo giardino con dei fiori sui lati tutti colorati e ben curati.
Scendo dall'auto e con Tommy entro in casa. <<Wow!>> Esclamo, un grandissimo salotto è condiviso con una cucina altrettanto spaziosa: con un grande frigo e un'isola in mezzo, tutta in marmo grigio brillante. Una porta finestra da sul giardino sul retro dove riesco a intravvedere una piscina.
Il salotto è molto grazioso, anche se adesso è spoglio dei mobili, lì metteremo poi i nostri che ci siamo portati dal Montana.
Salgo le scale che portano al piano di sopra, il corridoio è lungo e ci sono 5 porte.
Apro la prima: niente di interessante, uno sgabuzzino.
Vado avanti: la seconda è un bagno molto grande con una vasca con idro-massaggio e da parte c'è il bidè con la doccia. Un lavello con 2 lavandini e un grande specchio.
Sicuramente questo sarà il bagno dei miei genitori.
Apro la terza porta che è proprio difronte alle scale: è una piccola stanzetta molto illuminata che sul lato della casa. <<Carina questa, ti piace piccolo?>> chiedo a Tommy, <<Mamma>> mi risponde lui. Sorrido mentre lo dice, ovviamente so che non è una vera risposta, ancora non mi capisce.
Esco e vado in quella difronte al bagno: una camera grandissima con un letto matrimoniale, non ci vuole un genio a capirlo. Questa sarà la casa dei miei genitori, quindi esco e vado nell'ultima stanza. La mia.
Apro la porta e vedo subito una grandissima finestra che da sul cortile sul retro, un metto a una chiazza e mezza, una scrivania, ben tre librerie  e mensole sui muri. Il paradiso una volta che saranno riempite.
Ci sono due porte, ne apro una: è un grandissimo armadio a muro, non ne avevo mai avuto uno è veramente bello.
La seconda porta è invece il bagno penso, papà mi ha detto che ne avrei avuto uno tutto per me. Ed infatti è così, lo apro e vedo la grandissima doccia, un lavello enorme con un bellissimo specchio come in Montana.
Penso proprio che mi piacerà stare qui.

Spazio autrice:
Scusate gli innumerevoli errori grammaticali ma ho poco tempo per scrivere, per me è solo una passione. Non voglio che la storia sia perfetta, il mio intento non è nemmeno riuscire a pubblicarla da una grande casa editrice.
Questo "libro" è un mio sfizio perché amo scrivere e volevo fare qualcosa di concreto.
Sperò che comunque continuerete a leggerlo♥️

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