Capitolo 4.

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Mi chiudo alle spalle la porta di casa con il suono della risata di Tommy. Scendo i due gradini e mi dirigo verso il piazzale dove è parcheggiata la mia auto.
Una Hyundai grigia, alcuni a scuola -il solito, classico gruppetto- l'hanno definita da sfigati, perché non è super lussuosa e non costa un occhio della testa e non è di una fabbrica "famosa" in tutto il mondo per le sue macchine che ti fanno sentire povero solo a guardarle, ma a me piace tantissimo.
È comoda e pratica da guidare in più ha il cambio automatico quindi sì la adoro.

Quando avevo 16anni -era l'estate prima di rimanere in cinta- ho lavorato tutta l'estate senza sosta per permettermi di pagare almeno una buona parte.
Ho tagliato l'erba di tutti i prati del vicinato.
Ho fatto sia la babysitter che la dogsitter e una volta mi sembra addirittura la katsitter per una signora che abita qualche isolato dal mio.
Ho fatto la spesa per gli anziani e dato da bere alle piante.
E ancora non ho finito di ripagare i miei genitori, non avevo guadagnato abbastanza, ma come faccio adesso a ripagare il resto? Sono in ritardo di anni...
Non ho tempo per lavorare, quest'anno ho gli esami e se voglio entrare in una buona università, non posso permettermi distrazione o perdite di tempo. Specialmente adesso che cambio anche scuola, il mio preside attuale ha mandato la mia documentazione e il programma scolastico è molto simile non dovrebbe essere un problema recuperare e dare gli esami nella nuova scuola su quel lato sono tranquilla.
Poi c'è anche Tommy, voglio stare con lui il più possibile adesso che sta crescendo voglio che sappia che sono io la sua mamma.
Non me importa dei giudizi degli altri quando andrò alle riunioni dei genitori quando andrà a scuola.
Non me ne importa niente, lo amo come una mamma ama suo figlio e per me è giusto che sappia la verità fin dall'inizio.
Quindi vedrò di trovare una università vicino a casa dove di posso mettere poco per tornare così non devo neppure pagare le spese per un appartamento o per le camere all'UNI.
Salgo in macchina immersa nei miei pensieri e appoggio la borsa sul sedile del passeggero.
Dietro di me c'è il seggiolino di Tommy, mi piace portarlo in giro anche quando devo semplicemente uscire a fare la spesa. Lo tengo in braccio mentre spingo il carrello visto che secondo me non sono tanto sicuri per bambini così piccoli, Tommy ha appena sette mesi. Ma non è un problema per me, mi piace sentirlo vicino.
Infilo le chiavi e accendo il motore e mi dirigo verso la scuola. Il percorso è breve, ci metto dieci minuti ad arrivare fino al piazzale dove posteggio la mia macchina.
Appena scendo incontro Charla. <<Ehi Abi>> mi dice mentre mi viene in conto <<come stai? Tommy tutto okay? Il trasloco?>> Come al solito sommerge di domande <<si sto bene grazie.>> gli rispondo <<il trasloco anche procede alla grande e per Tommy abbiamo scoperto che è allergico alla polvere non aveva l'influenza.>> È vero, con tutti qui cartoni pieni di polvere Tommy ha iniziato ad avere problemi, all'inizio pensavo che fosse influenza ma poi era proprio la polvere a crearli problemi. <<Meno male dai, almeno sarà in forma per il grande giorno.>> mi dice Charla mentre ci avviamo verso l'entrata della scuola dove ci aspettano anche gli altri. <<Ebbene si>> dico con voce triste una volta arrivata alla scalinata dove i miei migliori amici mi stavano aspettando, <<mi dispiace abbandonarvi ragazzi ma prometto che mi farò sentire.>> dico con quasi le lacrime agli occhi. <<Tranquilla Abi tu preoccupati solo di stare bene, noi c'è la caveremo qui>> mi dice  Adrian prima di abbracciarmi.
Passo così la mai giornata, a salutare tutti i miei compagni e a piangere tra le braccia dei miei migliori amici, mi mancheranno troppo.
Saluto anche i professori, spero che anche in Florida saranno altrettanto bravi come qui.
Sono già le 17:0o. Guardo l'orologio sul display del mio telefono <<cavolo è tardi.>> Dico mentre accendo il motore e esco dal parcheggio. Adesso sono le 17:15 ed entro in casa. <<Sono arrivata,>> dico. <<siamo al piano di sopra sali!>> sento dire da mia mamma che mi chiama. Appoggio la borsa vicino alle scale e salgo. Appena entro in camera mia vedo dormire Tommy al centro del mio beato è tranquillo. Hanno già smontato la sua culla che era ai piedi del mio letto questo vuol dire che ho una scusa in più per tenerlo a dormire nel mio letto sta notte.
I miei genitori vogliono che derme nella culla ma ovviamente appena lo metti giù si mette a piangere così durante la notte, quando succede lo prendo in braccio per farlo tranquillizzare e gli canto una canzoncina. Mentre lo cullo tra le braccia, mi prendo un dito per stringerlo tra la sua mano. Mi ricordo quando era ancora più piccolo -quando aveva pochi mesi- e pesava appena tre chili.
Sono una mamma troppo emotiva?
Mi perdo sempre in questi pensieri ma non posso farne a meno, dopo quello che ho passato quando è stata concepito non mi sarei mai aspettata di provare cosi tanto amore per lui.
E invece eccomi qui a stringerlo tra le braccia mentre cammino in giro per la stanza cantando sottovoce per farlo calmare.
Una volta che si tranquillizza lo metto nel letto accanto a me con suo cuccio in bocca e il mio diti sempre stretto tra la sua manina.
E ci addormentiamo così.
Lentamente mi stendo accanto a lui e gli accarezzo la testolina rossiccia ma in quel momento apre gli occhi lentamente. Normalmente un bambino di sette mesi si sarebbe messo a piangere ma indovinate cosa ha fatto lui? Ha riso, stranamente.
<<Buongiorno piccino>> gli dico mentre continuo ad accarezzarlo e lui ride con il ciuccio in bocca.
Lo prendo sotto le braccia e lo poso sopra al mio petto, me lo stringo dolcemente mentre gli do tanti baci sulla testa e sulla fronte. <<Ero finalmente riuscita a farlo addormentare e te me lo svegli così? Adesso ci vorranno ore>> Mia mamma è all'entrata della mia stanza che ci sta guardando, non mi ha rimproverata perché ha il sorriso sulle labbra, anche lei e mio papà adorano Tommy e sono più che felici di essere diventati nonni. Mi metto seduta sempre tenendolo in braccio <<Tanto non avrebbe dormito ancora a lungo>> dico <<magari gli faccio un bagnetto dopo almeno è pronto per partire.>> aggiungo.
<<Va bene cara ma fai attenzione la sua vaschetta l'abbiamo già messa via e il fasciatoio e in viaggio.>> mi dice <<Tranquilla mamma.>> gli rispondo mentre Tommy con le sue manine mi sta tirando una ciocca rossa di capelli. Anche lui li avrà così, e ne sono contenta.

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